FIUME

 
città quarnerina posta tra l'Istria e la Dalmazia. Erede della romana Tarsatica, distrutta secondo la tradizione intorno all'anno 800 da Carlo Magno. Le prime notizie sulla nuova città e cioè della "Terra fluminis S. Viti" o anche "Fanum S. Viti ad Flumen" risalgono al XIII secolo. 

La città, gia allora rivale commerciale di Venezia, dipendeva dai vescovi di Pola, dai quali passò ai signori di Duino, poi ai Walsee e quindi dal 1471 agli Asburgo. Il vincolo feudale era però assai debole, tanto che Fiume potè reggersi quasi come un Comune indipendente. Durante le guerre contro Venezia, a seguito della lega di Cambrai, la città fu occupata dai veneziani, il 26 maggio 1508, liberata una prima volta, la città fu rioccupata e messa al sacco il 2 ottobre dello stesso anno dalla flotta veneziana comandata dal N.H. Angelo Trevisan. La città si riprese lentamente da questo duro colpo, e forse per compensarla, nel 1530 le venne assegnato uno Statuto Autonomo da Ferdinando I d'Austria. Nel 1599 e nel 1612, Fiume incorse nuovamente nell'ira di Venezia, che la bombardò dal mare con la sua potente flotta, per l'aiuto fornito alla pirateria uscocca, così dannoso al commercio veneto. Dopo la pace di Madrid, 26 settembre 1617, la città cominciò a sviluppare i commerci sotto propria bandiera. Nel 1702 cacciò da sola le truppe francesi comandate dall'ammiraglio Forbin, e a metà settecento fu dichiarata porto franco, oltre ad essere collegata dalla strada carolina con il bacino danubiano, cose queste che incrementarono notevolmente i suoi già notevoli traffici commerciali. Unita da Maria Teresa alla giurisdizione triestina, fu nel 1776 unita alla Croazia. 
 

Sulla torre l'aquila fiumana con una delle
due teste.
Durante l'impresa fiumana, due
tenenti degli Arditi, dopo un discorso di
D'Annunzio nel Teatro Verdi il 4 novembre
1919, travisandone il senso,
segarono la
testa sinistra dell'Aquila bicipite fiumana
in quanto venne confusa per errore con
quella austriaca.

Cosa questa che provocò le più accorate rimostranze dei fiumani, che con il decreto del 23 aprile 1779, furono accontentati ed uniti alla corona d'Ungheria, rispettandone altresì la secolare autonomia, come "Separatum Sacrae Regni Coronae adnexum corpus". La prosperità della città continuò a crescere non turbata neanche dalla nuova occupazione francese del 1809, dal bombardamento inglese del 1813 e dalla rioccupazione austriaca. Fu nel 1848, che approfittando dei moti rivoluzionari ungheresi, che i croati l'occuparono dal 30 agosto dello stesso anno sino al 1867, in cui ritornò sotto la corona ungherese, e per la città fu una vera liberazione. Come unico porto ungherese acquistò ancor più in importanza e ricchezza, anche se i moti irredentistici venivano duramente soffocati.
 
 

Pianta della Città di Fiume e delle sue adiacenze del 1865

La città però non rimase insensibile al richiamo dell'italianità. Nel 1905 si costituì la "Giovine Fiume" movimento studentesco d'ispirazione irredentista favorevole all'Italia. Alla fine del I Conflitto Mondiale il deputato fiumano Andrea Ossoinack al Parlamento ungherese reclamò per la sua città il diritto all'autodecisione e nella latitanza d'ogni potere si costituì il 30 ottobre 1918 un "Consiglio Nazionale Italiano" presieduto da Antonio Grossich per reclamare l'annessione di Fiume all'Italia, decisione questa avallata da un plebiscito popolare, contrapponendosi così a un "Consiglio Nazionale Croato" che chiedeva l'annessione alla Croazia e quindi al neo costituito Regno dei Serbi,  Croati e  Sloveni (S.H.S.). 

La situazione che si era venuta a creare era assai particolare, pur non rientrando nelle compensazioni territoriali promesse all'Italia con il Patto di Londra, Fiume era l'unica città che con una votazione popolare aveva "richiesto" di venire annessa al Regno d'Italia che però nicchiava essendo ancora stremata dalla guerra appena conclusa e non volendo creare un nuovo casus belli. All'appello della città quarnerina rispose però il 12 settembre 1919 Gabriele d'Annunzio con i suoi legionari che partiti da Ronchi l'occuparono pacificamente, visto che le truppe alleate che la presidiavano non opposero resistenza lasciando la città senza combattere in mano al manipolo dei volontari dannunziani tra il tripudio di una folla festante. 
 
 

Diploma donato a Gabriele d'Annunzio dalle donne fiumane
Conservato presso la Società di Studi Fiumani di Roma

D'Annunzio per calcare il fatto che la sua era una azione provvisoria, in attesa che l'Italia si decidesse ad annettere la città, instaurò la Reggenza del Carnaro. A porre fine all'impresa dannunziona intervenne il regio esercito italiano che con uno scontro armato fra truppe italiane governative e legionari dannunziani nel Natale del 1920 (il famoso Natale di sangue). 
 
 

Labaro originale della Reggenza del Carnaro conservato presso la 
Società di Studi Fiumani ricostituitasi in esilio a Roma

Il 12/11/1920 un accordo diretto tra l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni aveva dato vita, mutilando parte dell'area portuale, allo Stato Libero di Fiume, che sorse con una propria Costituente regolarmente eletta ed ebbe un suo presidente nella persona di Riccardo Zanella. 

Il 3 marzo 1922 legionari dannunziani rimasti in città e fascisti locali fecero cessare con un colpo di mano l'esperienza dello Stato Libero e dopo aspri dissidi interni, il 27 gennaio 1924 con il primo governo presieduto da Benito Mussolini si addivenne ad un accordo con la Jugoslavia che portò alla stpula del Trattato di Roma con il quale veniva riconosciuta l'annessione della città all'Italia Il governatore Giardino il 16 marzo, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, proclamò solennemente a una folla immensa lo storico avvenimento. 

Durante la II Guerra Mondiale Fiume si trovò in prima linea. Nel 1941 l'Italia invase la Jugoslavia unificando Fiume con la limitrofa città croata di Sussak e la elesse a capoluogo provinciale di un territorio che comprendeva centri con un'assoluta maggioranza etnica croata e slovena. L'8 settembre 1943, in conseguenza dell'armistizio proclamato dal generale Badoglio, Fiume venne considerata dal Terzo Reich tedesco "Zona d'operazioni del Litorale Adriatico" soggetta amministrativamente e
militarmente all'autorità germanica, pur rimanendo formalmente sotto sovranità italiana. Il 3 maggio 1945 entrarono in città le truppe jugoslave.
Nel secondo dopoguerra Fiume subì la stessa sorte dell'Istria, e la maggioranza della sua popolazione (quasi il 90%) preferì, pur di non dover sottostare al vessatorio e terroristico regime jugoslavo, di lasciare la propria terra per venire nell'Italia disastrata del dopoguerra o emigrare per il mondo.
 
 


 
 
Gianclaudio de Angelini