Emozioni e riflessioni derivate dalla visita del 10 ottobre 2001 a Fiume dei Presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Stipe Mesic´

di

Manuela Sluga

10 ottobre 2001, un data indimenticabile per noi fiumani-italiani autoctoni, ma ancor più per noi alunni che, a braccia aperte e con grande emozione, abbiamo accolto tra le vecchie mura del nostro liceo due presidenti, il Presidente della Repubblica italiana Ciampi e della Croazia Mesiæ.
Mi sono sentita fiera ed onorata da questa visita in quanto ho capito che la minoranza italiana è effettivamente un ponte che unisce la Croazia all'Italia.
Infatti, nel programma originario, Fiume era stata esclusa dalla visita, ma grazie all'interessamento della Comunità italiana di Fiume e dei rappresentanti della Federazione degli Esuli, il presidente Ciampi ha inserito Fiume nella sua visita, non la Fiume ufficiale, ma esclusivamente la minoranza italiana della città. È stata una grande emozione veder salire il Presidente Ciampi, la signora Franca e il Presidente Mesiæ le scale del nostro Liceo. I miei due presidenti insieme, perché io di presidenti ne ho due, in quanto cittadina croata di nazionalità italiana e pure cittadina italiana in quanto figlia di genitori nati a Fiume durante il periodo in cui l'Italia governava ancora questo territorio.
Inoltre nell'Aula Magna di questa scuola, simbolo della nostra vita passata, presente e futura di italiani, dopo i vari discorsi e la calorosa accoglienza, i due signori Presidenti sono per la prima volta venuti a contatto con la nostra realtà, una realtà viva, palpitante, fatta di persone che, dopo anni ed anni colmi di problemi, cercano ancora di mantenere viva la propria identità, la lingua e la cultura italiana.
Infatti, una cosa è conoscerci attraverso la storia, la stampa, la politica, la diplomazia, ma è ben diverso piombare nel bel mezzo di una folla emozionata e festosa parlante l'italiano che cerca di stringere la mano ai propri presidenti.
Sono persone che sperano che dopo tale visita migliorino ulteriormente i rapporti tra i due Stati, per il bene di tutti i cittadini, ma soprattutto per noi della minoranza italiana.
Alcuni passi del discorso del Presidente Ciampi mi sono rimasti particolarmente impressi: "L'incontro con i connazionali del Quarnaro suscita in me un sentimento di familiarità, di affetto" - finalmente siamo considerati connazionali e non solo figli dei rimasti.
"Le mura di questo Liceo sono permeate della cultura italiana trasmessa di generazione in generazione. Questo istituto è simbolo di convivenza fra cultura e nazionalità di radici diverse" - mi sento fiera di frequentarlo anch'io e sentirmi cittadina del mondo.
"La cultura italiana è un faro per l'Occidente. È sinonimo di libertà, di pensiero anticipatore, di vivacità intellettuale" - vorrei tanto che questo faro illuminasse di più questa parte in direzione orientale, perché noi abbiamo bisogno di questa luce per realizzare la nostra vivacità culturale ed economica. Dopo il 10 ottobre infatti nulla è migliorato, anzi sta peggiorando.
Ogni giorno si legge su La Voce del Popolo che le relazioni tra l'Unione Italiana e l'Università Popolare di Trieste stanno peggiorando per ragioni di tipo personali, di punti di vista politici, di divergenti prese di posizione. Tutto ciò ancora una volta colpirà la base, le nostre istituzioni a partire dalle scuole che non potranno avere i libri di testo ministeriali tradotti in italiano, che si vedranno diminuite le gite d'istruzione. Colpirà le Comunità che per mancanza di mezzi dovranno diminuire le attività invece che allargarle a noi giovani con nuovi contenuti, colpirà l'Edit che non avrà i mezzi per stampare i suoi giornali e tradurre i nostri libri che ci permetterebbero di seguire i programmi dei nostri coetanei croati ed essere competitivi agli esami di ammissione alle facoltà.
Vorrei fare un appello al Presidente Ciampi e dirgli: "Caro Presidente, lasciamo da parte la politica, l'opportunismo dei singoli, Lei che si è reso conto di persona di quanti siamo, di come cerchiamo di resistere nella nostra italianità, faccia sì che l'Italia ci aiuti a migliorare la nostra attività culturale ed economica. Si legge spesso che l'Italia presta attenzione ai problemi degli italiani all'estero, cioè a coloro che sono emigrati dall'Italia, ma non dovrebbe allora considerare di più coloro da cui se ne è andata? Aiutarci a sopravvivere e a non sentirci abbandonati solo perché i nostri nonni non hanno voluto abbandonare i loro focolari, la loro terra natia".
Spero proprio che il buon senso prevarrà e che il futuro ci porterà nuove soddisfazioni e che presto entreremo a far parte della grande famiglia europea.

Manuela Sluga
III cl. indirizzo turistico - SMSI