di
Fannie Superina
L' Europa é nata nel Mediterraneo, culla della civiltá moderna
europea. E' qui che si sono incrociate le vie della seta e dei
profumi, del sale e delle spezie, dell'arte e della cultura.
La Croazia, come l'Europa tutta, é figlia del Mediterraneo,
sulla cui parte piú bella vi si affaccia, quasi a voler tendere
la mano al mondo.
Un mondo cosí vicino e cosí lontano nello stesso tempo.
Troppo a lungo sotto la croce e le bandiere della storia e della
sua follìa, la Croazia ha stentato ad abbandonare il passato e
a salire sul treno giusto, quello che viaggia verso il futuro, verso
quel giorno in cui la storia cederá il posto alla vita.
La storia ora sta cambiando. La Croazia ha avviato il
cambiamento con l'unica "rivoluzione" democratica
possibile : la "rivoluzione" alle urne.
Nel processo di stabilizzazione dei Balcani, Zagabria detiene
da sempre una posizione strategica. Ce l'aveva prima,all'epoca
di Tudjman, ce l'ha ancor più oggi, dopo che le elezioni
del 3 gennaio (2000) hanno innescato il vero processo di
democratizzazione del Paese dalla sua indipendenza,
proclamata nove anni or sono.
Quei due appelli lanciati nei primi anni Novanta sembravano,
alle orecchie della popolazione, come il canto delle sirene,una
melodia piacevole che andava ascoltata, anzi seguita.
Croazia ed Europa, un abbinamento vincente per realizzare
l'indipendenza e la sovranitá, per rendere piú ampio il
coinvolgimento ed estenderlo anche a quanti, meno sensibili
alla voce "Nazione", si ritrovano a loro agio in una prospettiva
europea sino ad allora preclusa.
Nel giro di un decennio,peró,il rapporto tra la
Croazia e l' Europa si era fatto tutt' altro che idilliaco.
Tudjman firmava trattati ed accordi senza
poi mai attuare i loro contenuti.
E' stato cosí anche con il Trattato
per la tutela delle minoranze con l' Italia.
E' stato cosí anche con gli accordi di Dayton per risolvere la
questione bosniaco-erzegovese ed é stato cosí pure con la
collaborazione con il Tribunale Internazionale dell' Aja per i
crimini di guerra nell' ex-Jugoslavia, con il rientro dei profughi
serbi, con la legge elettorale, con la liberalizzazione della
Radiotelevisione di Stato...
Tutto ció aveva creato un vuoto desolante intorno a Zagabria,
peggio ancora, era stato negato il sostegno económico e
finanziario dall' estero a un Paese messo in ginocchio dalla
guerra, dall' odio nazionale, da una "taycoonizzazione"
dell' economia.
Il decollo della Croazia senza l' aiuto internazionale era
improponibile. Il consenso internazionale auspicava un
cambio della guardia a Zagabria. Il viatico con il quale il
defunto presidente ha voluto presentarsi all' Europa appartiene
ad un corredo passato, che non ha giovato all' avvicinamento
della Croazia all' Europa.
Tudjman aveva bussato alla porta dell' Europa ritenendosi
investito da una missione storica. La funzione da antemurale
che la Croazia aveva avuto nei secoli passati, le avrebbe
dovuto dare oggi il ruolo di custode della civiltá occidentale
con l' erezione di una nuova muraglia sulla Drina.
Tale europeismo di Tudjman non é stato accettato e
l' Europa da madre si é trasformata ben presto in matrigna.
A cambiare questo rapporto di amore-odio, a dire "no"
a nuovi muri, é stato il voto del 3 gennaio.
Varcando le soglie del terzo millennio, la Croazia ha scelto
una nuova via, quella che la sta portando a piccoli passi nella
grande famiglia europea.
Il treno per l' Europa é partito e, nel suo percorso, il nuovo
Governo croato ha esibito un lasciapassare che permetterá
di instradare la Croazia verso i lidi comunitari, verso quei lidi
che a noi giovani assicureranno un domani migliore.
In questa cornice un ruolo importante lo ha avuto anche la
minoranza italiana in Croazia, che nella sua irreprensibile
condotta politica é sempre riuscita a sfuggire ai tranelli demagogici
tesi dall' ex-regime, sapendo rispondere con i canoni democratici
occidentali alle provocazioni del nazionalismo.
Ora la Croazia, a soli tre mesi dalla "rivoluzione" elettorale,
é riuscita a compiere un passo storico, entrando nella grande
famiglia euro - atlantica.
L' ingresso nella "Partnership per la Pace" deciso a Bruxelles
il 10 maggio, verrá sancito formalmente a Firenze a fine mese.
"Voltando le spalle alle politiche e alla retoriche nazionaliste,
-- ha detto lord Robertson, Segretario Generale della NATO -- la
Croazia é divenuta un esempio per i Paesi vicini e un'ispirazione
per le forze moderate della regione. Promuovendo la pace e la
stabilitá nei Balcani, essa -- cosí ha concluso Robertson -- ha
dimostrato che il futuro puó essere luminoso"
L'ingresso della Croazia nella "Partnership per la Pace" é
indubbiamente una decisione che cambia anche i rapporti di
forza nella regione. La NATO si troverá cosí praticamente a
"confinare" direttamnente con la Jugoslavia di Milosevic' ,
potendo esercitare una presione politica e militare sul principale
colpevole dell' inferno balcanico, decisamente superiore che in
passato.
Questa nuova Croazia, più europea, che vuole accelerare la sua
corsa verso l' Unione Europea e la NATO, che vuole essere
democratica, tollerante, rispettosa dei diritti umani, rompendo
in maniera netta col suo recente passato, si é vista tendere la
mano, molto piú stretta questa volta, da tutta l'Europa, ma in
modo particolare dall' Italia che, per motivi storici e geografici,
puó essere uno dei maggiori punti di riferimento europei per
Zagabria.
Fra Italia e Croazia sono partite nuove "relazioni" che porteranno
a rapporti sempre piú stretti. In tale contesto va inquadrata la
Dichiarazione congiunta italo-croata recentemente sottoscritta
a Roma dai Presidenti dei rispettivi Governi. Un documento
importante con cui il Governo italiano si impegna a prestare
il suo appoggio all'ingresso della Croazia nell' Unione Europea
e con il quale si fa "verde" il percorso verso una collaborazione
tra i due Paesi, collaborazione che riserva attenzione in primo
luogo ai diritti delle minoranze e all' irrobustimento di un'economia
che sia in grado di fronteggiare il mercato unico.
Ed é proprio nel campo della tutela delle minoranze che la Croazia
ha compiuto un altro, significativo, passo avanti verso la casa comune
europea.Con le nuove leggi sulle scuole minoritarie e sull' uso ufficiale
e paritetico delle lingue delle minoranze, niente piú cittadini di seconda
categoria, niente piú discriminazioni e forme occulte di intolleranza.
Un risultato storico pe la democrazia della nuova Croazia, ma anche per
la Comunitá Italiana che é stata in prima linea nella battaglia parlamentare.
Per le Scuole Italiane si profilano tempi migliori : mai piú, finché ci saranno
queste leggi, si potrá impedire ai ragazzi di un altra etnia di frequentare le
nostre Scuole.
Non piú solo forza numerica, ma rispetto della tradizione culturale e storica,
dell'interesse della gente, del concetto di autoctonia che rappresenta un
valore irrinunciabile e del quale proprio gli Italiani di Fiume erano stati
ingiustamente privati.
La valenza del patrimonio storico e culturale della Croazia, specie dell' Istria,
di Fiume e della Dalmazia, é ben superiore alla realtá attuale dei numeri.
E anche per questo che la Croazia ha diritto all'Europa, per riaffermare quei
suoi valori europei che per troppo tempo erano stati soprafatti dalle ideologie,
dalla prevalenza etnica, dalla perversa logica dei nazionalismi.
L'accettazione delle diversitá, la convivenza e la tolleranza delle varie etnie
e religioni é il futuro europeo della Croazia.
Quel "Benvenuti in famiglia" con cui é stato salutato l'ingresso della Croazia
nella "Partnership per la Pace" sembra essere proprio di buon auspicio per
questo viaggio che ci porterá a vedere le stelle..... d'Europa.
Fannie SUPERINA
II classe indirizzo generale
S.M.S.I. - Fiume - Rijeka