Fiume, punto d'incontro di culture diverse

di

Jenny Chinchella

Pensiamo alla rosa di venti. Dal centro si dipartono i vettori ad indicare la direzione dei venti. Pensiamola ora all'incontrario. I vettori che convergono verso il centro. I venti che dalla periferia soffiano verso di esso,più o meno intensi, ognuno di quali lascia una traccia del suo passaggio.

Ecco, quel centro é Fiume, la mia città. I venti, anche se spesso venti di guerra, vi hanno portato genti e culture diverse che, nel lungo corso della storia, hanno messo radici, lasciato le loro tracce e tutti questi tasselli hanno formato un mosaico che rende Fiume città unica, città multinazionale, multiculturale, tollerante.

Romani, francesi, veneziani, italiani, austriaci, ungheresi, serbi ed altri.- Un crogiolo di popoli, di religioni e costumi diversi. Ogni volta che ne arrivava uno gli animi si agitavano. Sempre occupatori per gli uni, liberatori per gli altri. Poi le acque si quietavano e, grazie al buon senso, la convivenza civile aveva il sopravvento.

Il secolo dei più grandi sconvolgimenti é stato senz'altro il nostro. Nientemeno che tre guerre hanno sconvolto questa città ed i suoi abitanti, cambiato il suo quadro demografico, politico ed economico.

Voltiamoci un attimo indietro. Sotto l'impero Austro-Ungarico Fiume fiorí come potenza economica e culturale. L' Ungheria creó di Fiume il porto principale dell'Adriatico, collegandola con strade e ferrovie in tutte le direzioni.
Fiorirono cantieri navali, fabbriche, negozi, alberghi, teatri, ecc.

I suoi circa 50.000 abitanti vivevano bene. Tutti uniti, ungheresi, austriaci,italiani, sloveni, croati. Ognuno parlava la propria lingua, anche se le lingue ufficiali erano l' ungherese e l' italiano. Peró tutti erano "fiumani" e cercavano di operare per il progresso della città.

Con la prima guerra mondiale e la caduta dell' impero Ausrtro-Ungarico, Fiume passa al Governo italiano. La situazione economica peggiora, gli ungheresi se ne vanno in massa. Il porto perde terreno perché isolato dal retroterra jugoslavo.
Si risente della disoccupazione e molti migrano verso terre lontane.

Cambia il quadro demografico. La maggioranza é italiana. Le scuole e la lingua ufficiale è solo l'italiano. Le altre etnie si sentono un pó oppresse, ma comunque prevale il senso di appartenenza alla città, piú di quello nazionale.- La situazione migliora, la convivenza si amalgama e poi un nuovo sconvolgimento: la seconda guerra mondiale e la cessione di Fiume alla Jugoslavia.

I nuovi arrivati, questa volta non con cultura occidentale, ma balcanica, prendono possesso della città. Inizia il grande esodo degli italiani. Proibita l' imprenditoria privata, tutte le piccole imprese spariscono. Nasceranno poche megaindustrie che porteranno in città un impressionante numero di abitanti.

I pochi veri fiumani rimasti, specialmente quelli italiani, combattono per mantenere le proprie scuole e la stampa, base per il mantenimento linguistico e per un futuro delle nuove generazioni. Anni difficili, ma piano piano, anche i nuovi arrivati, dopo qualche decennio assimilano parte della cultura europea e cominciano a sentirsi appartenenti alla cittá, sono "rijecani", non jugoslavi.

Si arriva al punto che alle scuole italiane si iscrivono altre etnie, che hanno capito il valore del biculturalismo. Si riapre una nuova convivenza.- Fiume ha sempre cercato una certa autonomia e non ha voluto mai cedere ai dettami del centralismo.

Il terzo sconvolgimento arriva con la dissoluzione della Jugoslavia e il passaggio di Fiume alla Croazia. Si vuol negare tutto ciò che di positivo c' era nel vecchio regime. Si vuole ritornare all' imprenditoria privata, ma la popolazione non é pronta. Non c' é capitale, non ci sono leggi precise e tutto cade in mano a sciacalli vicini al potere che, in pochi anni, hanno distrutto l' economia fiumana.

Nuova crisi, esodo dei giovani fiumani, nuovi arrivati senza lavoro.- Ecco che ancora ne risente la convivenza.- Il nuovo nazionalismo crea differenze tra le etnie e Fiume, che non vuole cedere al diktat dall' alto, si vede punita.

Niente si fa per la sua economia, per il suo sviluppo. Ma i fiumani (italiani, croati, serbi, mussulmani, ecc.) non si lasciano trasportare dall' odio razziale e cercano un punto di riferimento dove trovarsi tutti uniti, e lo trovano raccogliendosi intorno al "Rijeka", la squadra di calcio locale e lì, tutti uniti, in qualsiasi parte la squadra vada a giocare, gridano : "Ajmo Rijeka - Forza Fiume" e speriamo che questo grido abbia eco in tutta la città, in tutte le istituzioni, e non permetta mai che Fiume perda la sua multietnicità, la sua multiculturalità e serva da esempio a tutta la Croazia, se vuole un domani entrare a far parte della grande famiglia europea.


Il simposio sulla storia di Fiume, spero abbia fatto capire anche ai piú restii che la storia non va cancellata, non va cambiata, ma va studiata, capita, per cercare di non fare nuovi errori e creare un domani migliore, senza confini tra etnie, religioni, stati.

JENNY CHINCHELLA
IVª Cl.indirizzo matematico-scientifico - S.M.S.I.
Fiume - Rijeka