Traccia un itinerario enogastronomico di Fiume e dintorni

di Stella Defranza


"Se ti ga fame, grata corame, Se ti ga sede, grata careghe…"

Fiume è da sempre stata un punto d'incontro di svariate culture, da quella austriaca a quella ungherese e italiana.
Naturalmente tutti questi paesi hanno avuto una grande influenza sulle persone e quindi anche sulla cucina.
La cucina fiumana è molto varia e fantasiosa, però ha mantenuto la semplicità che la caratterizza.
È in prevalenza di tipo mediterraneo anche se Fiume segna un confine tra il mare e la montagna.
Questo itinerario è stato scritto con l'intento di far gustare a colui che lo legge, anche solo con la fantasia, tutti i piatti e i vini che hanno segnato la storia di Fiume e dei suoi dintorni.
Iniziando il nostro viaggio verso la città di Fiume possiamo sostare a Fianona, che è conosciuta per il suo prosciutto e il vino istriano "Teran".
Dal belvedere possiamo pure ammirare il fiordo di Fianona e il bellissimo mare che sembra invitarci a fare un tuffo. Purtroppo dobbiamo ripartire anche se non basterebbe una vita per godere a fondo tutta la bellezza di questo paesaggio.
La seconda tappa del nostro itinerario è Laurana.
Dopo essere giunti sul posto è impossibile non sentire il profumo del mare proveniente dalle reti che i marinai hanno messo ad asciugare al sole. È bello vedere queste reti ed immaginarle ancora piene di moli, bobe, merluzzi, gamberi, sardelle, palamide, baraccole, orate, branzini o altri pesci.
Ci dirigiamo verso la pittoresca riva di Laurana per digerire tutte le ciliegie che ci siamo mangiati e discutiamo su come riescano bene le ciliegie a Laurana. Una cosa è certa ed è che "una ziriesa tira l'altra".
Forse riusciamo a trovare un po’ di posto anche per il dolce di castagne prima di dirigerci verso il Monte Maggiore. Chissà che forse non troviamo qualche asparago selvatico.- Le sue pendici ne sono piene.
Qui il clima si fa più fresco e arriviamo alla cima da dove ammiriamo tutto il Golfo del Quarnero e le isole. In un attimo ci sembra di essere sull'Olimpo ma poi ci rendiamo conto che nemmeno gli dei dell'Olimpo non hanno mai visto uno spettacolo così meraviglioso.
Gustiamo le specialità di prosciutto e formaggio, mangiamo gli gnocchi con la selvaggina che sono un cibo austriaco e non resistiamo nemmeno alle minestre. Non sappiamo proprio quale scegliere!
La minestra col pesto è ottima, ma non ha niente da invidiare alle altre che sono: pasta e fagioli, pasta e patate, jota, sobiza e rape acide con i fagioli.
Facciamo ora una vista a Grobnico e dopo aver dato un'occhiata al castello diamo un'ociada al menù.
Le mucche sono una specie di simbolo di Grobnico e quindi per antipasto abbiamo mangiato formaggio salato. Tipiche sono pure le "loganighe" (salsicce) e la polenta di granoturco con le patate, senza tralasciare però il brodetto di tonno.
È doveroso però nominare pure le mlekarice o lattaie che hanno fornito il latte alla città di Fiume per anni e in onore alle quali è stato fatto un monumento che ora si trova nella Cittavecchia di Fiume.
Ormai stufi di pesci andiamo a Meia nella taverna "Bujan" dove fanno un ottimo agnello dell'isola di Cherso allo spiedo, saporito e con poco grasso perché si ciba di erba salmastra. L'agnello viene accompagnato da formaggio nostrano condito con olio d'oliva e contorno di patate lesse.
Non avendo soddisfatto i nostri palati ci ricordiamo di una bellissima località marinara: Buccari.
A Buccari si possono notare i vigneti a terrazze che un tempo producevano un particolare tipo di spumante molto dolce. Purtroppo le viti non vi crescono più, perché gli uomini hanno preferito dedicarsi ad altre attività e tale tipo di viti necessitava di particolari attenzioni.
Verso la fine del nostro viaggio itinerante, tornando verso Fiume, passiamo per Bakarac dove vediamo le tonere.
Ormai esausti dal lungo viaggio ritorniamo finalmente a Fiume. Abbiamo deciso di mangiare tutti i piatti più semplici. Prendiamo una polenta che ci ricorda come le nostre nonne la facevano nelle caldiere e sui vecchi fogoleri a legna.
Beviamo un sorso di malvasia e pensiamo a cosa altro si potrebbe mangiare.
Per fortuna nella Comunità degli Italiani abbiamo trovato il clima festoso di sempre e sentiamo parlare in dialetto che è il miglior condimento per tutti cibi.
Dalla cucina del ristorante ci arrivano degli odori conosciuti. Sono quelli delle "papriche impinide" o peperoni ripieni, delle broscve in tecia e sardelle fritte. La scelta è dura.
Purtroppo Fiume non può vantare un suo vino, perché i vigneti sono stati distrutti a causa dell' espansione della città.
Alla fin fine tutti quanti decidiamo di assaporare un bel piatto di pasta e fagioli, tanto buono da essere presente pure in un detto popolare: "El amor no xe pasta e fasoi".
Naturalomente ogni festa va seguita dai suoi dolci. A Pasqua si mangiano i sisseri, le pinze e l'orehgnaza. ( El sisser e la pinzeta xe boni anca a Pasqueta)
A Natale si mangia lo strudel e a Carnevale le frittole e i crostoli.
Non saprei proprio consigliarvi in che periodo dell'anno visitare Fiume, perché ogni periodo ha qualche specialità tipica ma tutte saporite e particolari.
I dolci che facevano felici i bambini nelle famiglie povere erano le palacinche e le landize, che sono pure la dimostrazione che non c'è bisogno di ingredienti rari o costosi per fare dolci saporiti.
Dopo questi consigli non mi resta che augurarvi BUON APPETITO senza però acquisire qualche chilo di troppo, e da domani a dieta!

Stella Defranza
Classe I - ginnasio generale -- SMSI - Fiume