Bertocchi

ETNIA
A colloquio con gli attivisti della Comunità degli Italiani di Bertocchi
Usciti dall'ombra
di Lorena Pavlic (Panorama - Edit)

Fra tutte le Comunità degli Italiani quella di Bertocchi è l'ultima nata, ma solo per quel che riguarda la registrazione ufficiale. In realtà i connazionali di questa frazione a circa sette chilometri da Capodistria è da più di una decina d'anni che accarezzavano l'idea di staccarsi dalla CI di Capodistria per fondare il proprio sodalizio. Giungiamo a Bertocchi in una giornata di fine aprile un po' bizzosa, con il sole che gioca a nascondino con le nuvole. Quello che era un tempo un centro rurale si è ora trasformato in una zona residenziale di Capodistria, con villette curate e circondate di verde. Attraversando l'unica strada che porta al piccolo centro, scorgiamo da una parte l'asilo sloveno e dall'altra il piccolo edificio che ospita sia la sezione periferica della scuola "Pier Paolo Vergerio il Vecchio" di Capodistria che il giardino d'infanzia "Delfino blu". Proseguendo per un centinaio di metri, arriviamo a quella che un tempo era la Casa di cultura ma che oggi ospita anche l'unico market del posto e un bel ristorante - pizzeria mentre sul retro, nella nuova ala aggiunta, ha trovato posto la sede della CI di Bertocchi. Nella sala delle riunioni veniamo accolti da Franca Kovacic, presidente del neocostituito sodalizio e da Gian Franco Vincoletto, suo vice. Come siete giunti all'idea di costituire la vostra CI, pur non essendo molto distanti da Capodistria? Gian Franco Vincoletto: "Con il passare degli anni i nostro soci, soprattutto quelli più anziani, hanno cominciato a manifestare il desiderio di avere una sede in cui trovarsi qui in loco, senza doversi trasferire fino a Capodistria che, per quelli che non dispongono dell'automobile, è scomoda da raggiungere. Visto che avevamo già l'asilo e la scuola italiana, perché non aprire pure la Comunità? Già nell'89 alcuni connazionali avevano contattato il signor Pietro Purger e me per proporre di fondare la CI a Bertocchi. Dato che per formare un sodalizio non bastano poche persone, noi due siamo andati a bussare di porta in porta per sapere come la pensassero gli altri. Tutti ne erano risultati entusiasti. Da allora sono iniziati i primi problemi. Non era facile staccarsi dalla CI di Capodistria, anche per via dei finanziamenti. Poi è arrivato il '90 e la guerra in Slovenia che ha avuto come conseguenza uno stallo di tutte le attività. Per formare una Comunità dovevamo avere una nostra sede e l'unica soluzione possibile era cercare di ottenere uno spazio negli ambienti di quest'edificio, che allora era la Casa del cooperatore. Tante associazioni si erano fatte avanti e ognuno voleva uno spazio per sé e quindi anche noi connazionali volevamo entrare nella rosa di quelli che ne avrebbero tratto profitto. Da non dimenticare che i nostri genitori avevano contribuito in gran parte ad innalzare questo edificio e che quindi noi, come loro discendenti, ci sentivamo un po' gli eredi e gli usufruttuari di diritto. Con una precisa richiesta ci siamo rivolti all'allora presidente della comunità locale che si è detto d'accordo per farci assegnare uno spazio. Subito dopo sono iniziati i lavori di restauro dell'edificio e con quelli i problemi, sia di carattere finanziario che inerenti la difficoltà di ottenere la licenza edilizia. Da parte nostra, abbiamo cercato l'aiuto di Unione e UPT per edificare l'ala a noi assegnata e tra un intoppo e l'altro sono passati dieci anni. Vorrei qui ricordare il professor Leo Fusilli, scomparso di recente, che ci ha sempre sostenuto nella nostra iniziativa di fondare la CI a Bertocchi e, anche quando stavamo per rinunciare, ci ha esortato a perseverare". Quando è stata costituita la Comunità degli Italiani? Franca Kovacic: "Nel febbraio di quest'anno c'è stata la registrazione e il 12 maggio prossimo è prevista l'inaugurazione ufficiale ma sta di fatto che l'attività della nostra CI si è protratta anche negli anni in cui non avevamo una sede. I connazionali di Bertocchi avevano questa necessità di incontrarsi da sempre e lo facevano negli ambienti della scuola dove venivano al pomeriggio, usufruivano della biblioteca, scambiavano quattro chiacchiere. Si può dire che il sodalizio ha funzionato nell'ombra". Quanti sono gli italiani a Bertocchi? Franca Kovacic: "Su una popolazione di circa 2.600 persone i soci registrati nella CI sono 86, naturalmente solo i maggiorenni. Oggi gli italiani sono in netta minoranza ma abbiamo la fortuna che sia il presidente che il suo vice nella comunità locale di Bertocchi siano nostri connazionali. È stato un bene per tutti noi che sia l'asilo che la scuola abbiano continuato a funzionare ininterrottamente e, a partire dal 1954, nell'edificio attuale. Ciò ha senz'altro contribuito a mantenere viva quell'italianità presente nelle generazioni più vecchie ma che avrebbe potuto perdersi fra i giovani". Gian Franco Vincoletto: "In quest'ultimo decennio noi di Bertocchi ci siamo sentiti un po' defraudati visto che tutte le conferenze dell'UPT, che fino al 1989 si tenevano qui a Bertocchi, erano state trasferite presso la CI di Capodistria. Stesso discorso per i posti nelle gite dopo corso, conglobati con quelli spettanti a Capodistria. E dire che l'interesse per le conferenze è stato sempre molto grande fra i nostri connazionali tanto che c'erano in genere tra le trenta e quaranta persone a presenziarvi. Se si considera il numero dei nostri soci, si tratta di quasi la metà. Con l'inizio degli anni Novanta abbiamo dovuto per forza di cose recarci alla CI di Capodistria. Ora invece non più". Sappiamo tutti l'importanza di avere una sede per promuovere qualsiasi iniziativa. Qual è il vostro status in quest'edificio? Gian Franco Vincoletto: "Abbiamo ottenuto dal comune di Capodistria, tramite la comunità locale, gli ambienti in concessione per 99 anni. La sede è stata ultimata nel febbraio del 2000 mentre due mesi dopo sono giunti i mobili e gli arredi. I vani usati esclusivamente dalla nostra CI occupano una cinquantina di metri quadrati al primo piano. C'è questa saletta per le riunioni dove trova posto pure la biblioteca e annessa c'è la segreteria. Possiamo inoltre usufruire della sala grande situata al pianoterra che offre 250 posti a sedere e che viene usata pure dalla comunità locale". Siete una Comunità appena costituita. C'è stato il tempo di organizzare una qualsiasi attività? Franca Kovacic: "Sia i bambini dell'asilo che quelli della scuola hanno partecipato sempre all'attività della CI, ma esclusivamente a nome di asilo e scuola. Dal settembre scorso invece è stato formato un coro che opera nell'ambito della Comunità di Bertocchi. Si tratta di trenta bambini dai tre ai nove anni che vengono preparati dall'insegnante Sonja Krtelj. Un gruppo che funziona già da cinque anni è quello teatrale che ora si chiama "La giostra" ed è formato sempre dai bambini della scuola, guidati dalla maestra Klara Klaric mentre io sono mentore del gruppo dei piccoli dell'asilo. I bambini sono entusiasti di recitare. Le prove si tengono ogni giorno, prevalentemente a scuola, mentre in Comunità veniamo a fare la prova generale. Con il coro invece preferiamo rimanere a scuola anche per non far spostare i piccoli dell'asilo e poi perché abbiamo a disposizione il pianoforte e gli altri strumenti. L'ultimo gruppo formato è quello di balletto dei bambini dell'asilo, guidato da Petra Boben. Sono simpaticissimi e tenerissimi a vederli volteggiare, infatti si tratta di bambini di tre e quattro anni. Sia il coro che il gruppo teatrale si sono già fatti conoscere. Quest'ultimo ha partecipato a un incontro delle filodrammatiche dei tre comuni costieri riscuotendo un bel successo. Il coretto invece ha partecipato alla festa della comunità locale e alla Festa della primavera mentre all'hotel "Palace" di Portorose hanno cantato prima dell'inizio di una sfilata di moda. Al Teatro di Capodistria si sono esibiti nel corso della festa di Capodanno. Importante è farsi conoscere, non è vero? Avendo il nostro sodalizio instaurato buoni rapporti con la CI "Dante Alighieri" di Isola, nel corso di uno di questi incontri si sono esibiti sia il coro che il balletto". È evidente che per l'attività della vostra CI è essenziale la presenza a Bertocchi dell'asilo e della scuola. Quanti sono i bambini che frequentano queste due istituzioni? Franca Kovacic: "I frugoletti dell'asilo sono venti mentre la prima e la seconda classe dell'elementare sono frequentate da dieci bambini. Per ogni Comunità è importante poter contare sulla presenza dei bambini che rappresentano la continuità. Infatti, abituandoli a frequentare la CI si spera che in futuro almeno alcuni fra di loro diventeranno attivisti". Esiste interesse fra gli adulti per far parte di qualche gruppo in seno alla CI? Franca Kovacic: "Nel corso di un incontro abbiamo radunato tutti i connazionali di Bertocchi proprio per discutere sulla possibilità di fondare qualche sezione. Hanno manifestato interesse per il gruppo di briscola e tressette, visto che ogni anno s'organizza il Torneo dell'amicizia. Alcuni hanno insistito per fondare una sezione di fotografia e abbiamo già contattato il ragazzo che dovrebbe esserne a capo. Le signore hanno invece espresso il desiderio di ritrovarsi in sede per fare lavori a maglia e uncinetto, per giocare a tombola. La signora Vera Tonel ha proposto di guidare il gruppo di lavoro manuale dato che è appassionata dell'arte di creare piccoli oggetti fatti con un impasto di farina, acqua e sale e anche fecola di patate. Una volta cotti, questi oggetti ricordano quelli in porcellana. A interessarsi a questa sezione sono una decina di donne, fra cui parecchie giovani". Essendo una giovane Comunità avrete avuto bisogno di parecchi mezzi per decollare: mettere a posto la sede, arredarla e infine finanziare le attività. Gian Franco Vincoletto: "Per tutto ciò che concerne la sede, rifinitura di muri e finestre e arredo interno, abbiamo ottenuto i finanziamenti da UI e UPT. Per le rifiniture interne sono stati stanziati una cinquantina di milioni di lire mentre l'arredo è stato finanziato a parte. Franca Kovacic: "Oltre agli armadi, i tavoli e le sedie, finora ci è stato dato un computer mentre abbiamo fatto richiesta per un telefono con fax, una fotocopiatrice, il diaproiettore e altre sedie perché abbiamo dovuto prenderne in prestito alcune che ci servono nel corso delle riunioni del consiglio. Come vede, qui c'è pure la nostra piccola biblioteca che è ancora sguarnita. Questi volumi li tenevamo a scuola ma ora che abbiamo uno spazio tutto nostro speriamo che nei prossimi anni il fondo libri verrà arricchito sia con i volumi che riusciremo ad acquistare tramite la borsa libro sia con donazioni. Purtroppo dall'inizio della nostra attività in questa sede non abbiamo ricevuto finanziamento alcuno. Poi, grazie all'intervento del signor Vincoletto, dal comune di Capodistria abbiamo ricevuto un'una tantum di 200 mila talleri, circa 2 milioni di lire, che sono stati spesi in buona parte per saldare i debiti e per pagare le spese di regia. Da gennaio di quest'anno il comune di Capodistria ha approvato lo stanziamento di 25.000 talleri (250 mila lire) mensili per le necessità della CI e con queste riusciremo a coprire le spese di cancelleria. Devo rilevare che le spese per le uscite del coro e della filodrammatica sono sostenute in parte dai genitori e in parte dalla scuola e dall'asilo. Per questo tramite vorrei ringraziare i genitori per la loro disponibilità, perché altrimenti non ce la faremmo proprio a portare avanti un'attività del genere, e gli insegnanti dell'asilo e della scuola. Dall'Unione, per il momento, non abbiamo ricevuto ancora niente ma la nostra richiesta l'abbiamo presentata". Ci sono già stati degli incontri e scambi di visite con le altre comunità vicine? Franca Kovacic: "Come ho già detto prima, abbiamo avuto degli incontri con la CI "Dante Alighieri" di Isola che ha fra le sue sezioni pure quelle formate da bambini e quindi le visite fra le nostre Comunità si svolgono all'insegna di spettacoli sostenuti dai ragazzi. L'anno scorso in luglio, ancor prima di venir formati come CI, abbiamo organizzato un incontro con la CI di Isola e con quella di Umago. Malgrado le scuole fossero terminate e il periodo di ferie già iniziato, abbiamo avuto un'ottantina di persone tra il pubblico. Anche con la CI di Capodistria, malgrado un po' d'incomprensione iniziale da parte di alcuni loro soci, abbiamo una collaborazione corretta nel senso che ci consultiamo sempre sul termine previsto per la conferenza al fine di non tenerla lo stesso giorno e permettere così ai nostri soci di presenziare a tutte le conferenze in programma. Da parte nostra, siamo disponibili a rispondere a qualsiasi invito che ci venga formulato. Chiamateci e noi veniamo".