Santa Domenica

ETNIA

A colloquio con gli attivisti della Comunità degli Italiani di Santa Domenica
Un'attività economica per autofinanziarsi
di Lorena Pavlic (Panorama - Edit)

Santa Domenica (Labinci) è una piccola località a una decina di chilometri da Parenzo e, visto che da sempre era abitata da famiglie di origine italiana, nei primi anni Novanta anche lì è sorta una delle tante Comunità degli Italiani del Parentino. Al pari dei vari sodalizi formatisi negli ultimi dieci anni, anche quello di Santa Domenica operava senza una sede propria. Finalmente quest'anno, dopo tanta attesa, sono cominciati i lavori di restauro a un edificio diventato proprietà della CI.
I soci della Comunità sono più che soddisfatti dell'avvio dei lavori perché la loro attività potrà arricchirsi di nuovi contenuti. In una bella ma fredda giornata di novembre incontriamo il presidente del sodalizio di Santa Domenica, Valter Krizmanic, che ricopre questa funzione dai suoi inizi. Al colloquio presenzia uno dei soci più anziani, Vittorino Labinaz. Quest'ultimo non fa fatica a ricordare il periodo dopo il secondo conflitto mondiale quando il paese era molto fiorente. "Ci vivevano quasi mille persone", dice, "e la maggioranza era di nazionalità italiana. Erano solo quattro o cinque le famiglie che in casa parlavano il croato. Avevamo una bella banda d'ottoni che era conosciuta in tutta l'Istria. Poi, con il passare degli anni, il quadro demografico si è capovolto. Oggi l'abitato conta solo 250 abitanti e la maggioranza di questi è di nazionalità croata. Però la componente italiana è rimasta molto compatta e il desiderio di formare la propria Comunità si è concretizzato all'inizio degli anni Novanta". Quando è nata esattamente la CI?
Valter Krizmanic: "Nel giugno del 1992. Oggi conta 450 soci di cui 254 effettivi, un'ottantina di sostenitori e il resto sono bambini e giovani sotto i 18 anni. Oltre a quelli di Santa Domenica, nel sodalizio figurano gli abitanti di Castellier e di altre frazioni quali Kovaci, Tadini, Diklici, Ciolli (Dvori), Krancici, Bernobici, Cerjani, Mezgeci, Babici".
Dopo la costituzione dei nuovi comuni all'inizio degli anni Novanta, l'abitato di Santa Domenica era finito sotto la giurisdizione di Visignano mentre quello di Castellier sotto Visinada, quasi a confermare l'antico antagonismo presente fra le due località che si trovano a un solo chilometro di distanza, Santa Domenica da una parte e Castellier dall'altra della strada che da Visinada conduce a Parenzo. Evidentemente né l'una né l'altra località erano soddisfatte di questa suddivisione perché nel 1997 si venne alla costituzione di un nuovo unico comune, quello di Castellier - Santa Domenica che oggi conta 1300 abitanti. Nella sola Castellier ne vivono poco più di un centinaio e gli altri sono sparsi nelle varie frazioni.
Al centro di Santa Domenica c'è la chiesa di San Giovanni Battista e subito dopo la chiesa il bocciodromo di fronte a cui sta un edificio che una squadra di operai sta restaurando. Si tratta dell'attuale e futura sede della CI, che ne è divenuta proprietaria nel '94, dopo aver presentato richiesta all'allora comune di Visignano che ha donato lo stabile al sodalizio.
"Qui erano da sempre concentrati i contenuti del nostro piccolo abitato: un negozio, l'osteria. Da quando ha cominciato a operare in questo stesso edificio la CI, abbiamo usato una stanza per tenere le conferenze mentre il resto era poco agibile. In questi anni abbiamo dovuto rinnovare parte del tetto perché altrimenti ci saremmo trovati con un edificio in rovina", ci spiega il signor Labinaz.
Qual è l'attività che siete riusciti a portare avanti in questi anni, malgrado la mancanza di spazio adeguato?
Valter Krizmanic: "All'inizio l'unica attività in sede erano le conferenze organizzate da UI e UPT. Si tengono in media una decina l'anno e l'interesse è buono visto che in sala ci sono dalle venti alle trenta persone. Oltre alla gita offertaci da UI e UPT, ne organizziamo una qui in Comunità. Di solito la facciamo il 19 marzo, Festa del papà, con destinazione in una delle località istriane. L'interesse per questa uscita è molto grande e riusciamo senza problemi a riempire un pullman. I nostri soci hanno manifestato già il primo anno il desiderio di poter imparare meglio la lingua italiana visto che nel 1953 a Santa Domenica ha cessato di esistere la scuola e solo le generazioni più vecchie hanno potuto frequentare qui le lezioni nella loro lingua madre. Nella vicina Castellier opera la scuola ottennale in lingua croata e l'asilo. All'inizio avevamo ipotizzato pure l'apertura di un asilo italiano qui in centro ma il problema era anche la mancanza di una sede. Così ci è sembrata la soluzione migliore organizzare dei corsi d'italiano. Abbiamo trovato un'insegnante di Parenzo, la prof. Ondina Lubessi, disposta a venire qui a Santa Domenica tanto che ogni sabato si tenevano sei ore di lezione per due gruppi, uno per i bambini e l'altro per gli adulti. Il primo ciclo di corsi è iniziato nel 1997 ed ha avuto la durata di cinque mesi circa. Abbiamo ripetuto i corsi sia nel '98 che nel '99. L'anno scorso non abbiamo nemmeno iniziato con le lezioni perché speravamo in un inizio più celere dei lavori di restauro alla sede della comunità, che invece sono iniziati appena adesso. I corsi per i frequentanti sono stati gratuiti visto che le spese sono state sostenute interamente da UI e UPT. Ciò ha contribuito senz'altro a far aumentare l'interesse visto che in questi tre anni ben 98 bambini e ragazzi e 29 adulti hanno frequentato le lezioni in lingua italiana. Una sezione di cui andiamo molto fieri è quella sportiva, più precisamente la squadra dei bocciofili, che ha cominciato a funzionare nel 1994. Qui a Santa Domenica il gioco delle bocce era, per tradizione, il passatempo preferito e un piccolo campo esisteva già da prima. Poi, grazie all'appoggio finanziario dell'Unione Italiana e ai contributi dei nostri compaesani residenti all'estero, abbiamo potuto ampliare e coprire il campo, a tutto vantaggio degli allenamenti. Oggi la squadra della CI con il nome di "Santa Domenica" opera in terza lega nazionale, l'unica con un nome italiano, e rappresenta con onore non solo la CI ma tutto il comune. Per la precisione, abbiamo due squadre con quaranta membri in totale. Una è quella che opera nella lega nazionale mentre l'altra è formata per lo più da appassionati di bocce che partecipano alle gare a livello regionale. Grazie agli incontri sportivi disputati non solo in Croazia ma anche in Italia e Slovenia, abbiamo instaurato dei contatti e stretto amicizie con altre squadre. Posso nominare i bocciofili di Capodistria e Bisterza (Ilirska Bistrica) in Slovenia nonché di Pordenone, Rovereto in Piano (Aviano), Sandrigo (Vicenza) in Italia. Manteniamo dei buoni rapporti con le squadre istriane sia di Parenzo, Pola, Albona, Umago. Grazie al fatto di avere il bocciodromo coperto possiamo giocare con ogni tempo e pure le altre squadre, quando devono disputare gli incontri e magari piove, vengono qui a Santa Domenica e usufruiscono del nostro campo. Questo è uno dei tre bocciodromi coperti funzionanti in Istria. Gli altri due sono a Parenzo e a Pisino."
Quando è nata l'idea di restaurare la sede?
Valter Krizmanic: "La necessità di avere uno spazio tutto nostro si è manifestata fin dal primo giorno. Prima abbiamo dovuto ottenere la proprietà dello stabile, cosa che è avvenuta nel 1994, e già l'anno dopo abbiamo iniziato a raccogliere tutti i documenti necessari per inoltrare la richiesta all'Unione Italiana. Nel 1998 abbiamo ricevuto il nullaosta per iniziare il restauro. Le cose sono andate per le lunghe a causa di alcuni problemi inerenti l'infrastruttura. Comunque, già prima di iniziare il restauro completo dell'edificio abbiamo concesso in usufrutto il pianoterra a due famiglie di connazionali che hanno avviato un'attività economica d'interesse per tutto il paese. L'accordo stipulato con loro era di non riscuotere alcun affitto in cambio dell'obbligo, da parte loro, di restaurare il pianoterra. Così oggi qui opera l'unica rivendita di generi alimentari di Santa Domenica e un salone di parrucchiere per uomo e donna. Si tratta praticamente degli unici contenuti del paese e non devo particolarmente sottolineare quanto abbiano significato per gli abitanti del posto, soprattutto l'apertura del negozio per la popolazione anziana.
Tornando ai lavori di restauro dell'intero edificio, questi hanno avuto inizio pochi giorni fa per opera della ditta "Team" di Cakovec, la stessa che ha compiuto il restauro della CI di Umago. Una volta ultimato, il primo piano ospiterà una sala polivalente con un centinaio di posti a sedere e due uffici mentre nel sottotetto troveranno posto quattro aule previste per le lezioni di lingua, per ospitare i computer e per tutti quei contenuti che potranno aver luogo un giorno in comunità. Anche qui ci saranno due uffici nonché la biblioteca con sala di lettura. L'edificio ha una superficie totale di circa 500 metri quadrati mentre per la CI sono previsti 320 metri quadrati di spazio. Il costo dell'opera s'aggira su 1 miliardo di lire, arredamenti compresi. I lavori dovrebbero essere ultimati entro cinque mesi. Speriamo che per la festa del patrono dell'abitato, San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno, i nostri soci potranno finalmente entrare nella sede nuova".
Di solito tutte le CI auspicano l'apertura di un bar nella nuova sede per poter arrotondare il bilancio.
Valter Krizmanic: "È pure la nostra idea ma visto che il pianoterra è già occupato da altri esercizi, abbiamo prima dovuto trovare l'ubicazione adatta. Vicino alla sede della CI, praticamente attaccata al bocciodromo, c'è una casa che era proprietà di un serbo andatosene con l'inizio della guerra patriottica. Grazie all'UI e ai mezzi stanziati dal governo italiano quest'anno abbiamo potuto comperare questa casa il cui pianoterra potrà diventare un bel bar con terrazza all'esterno mentre il piano superiore verrà adibito a vani d'ufficio il cui contenuto è da definire. Potranno venir eventualmente affittati alle società che operano sul territorio".
Grazie alla Comunità degli Italiani l'intero abitato di Santa Domenica verrà arricchito di nuovi contenuti, concentrati tutti in un luogo. Vittorino Labinaz: "Ai tempi in cui l'abitato era quattro volte più popolato avevamo tutto questo proprio qui. C'erano ben quattro osterie, quattro negozi, la posta, il dopolavoro aperto giorno e notte, il campo di bocce, tutti i contenuti di una cittadina".
Avete già fatto dei progetti per promuovere nuove attività una volta rinnovata la sede?
Valter Krizmanic: "Nulla di preciso ancora. Comunque si può pensare di formare un coro misto, visto che anni addietro il nostro paese ce l'aveva, oppure una piccola filodrammatica. Si potrebbero forse iniziare dei corsi di violino e pianoforte visto che in zona vivono alcune giovani insegnanti che hanno ultimato gli studi di musica classica. Cercheremo senz'altro di organizzare subito un gruppo d'informatica perché è quello che interessa veramente i giovani. Avendo lo spazio, si possono fare tante cose. E poi saremo sempre aperti a tutti e pronti ad accogliere anche quelli che non fanno parte della CI perché per noi il termine di convivenza è sempre stato applicato in pratica, senza distinzioni".
Con una sede nuova aumentano pure i costi, spese di regia e manutenzione soprattutto. A quanto ammontano i finanziamenti che la CI riceve annualmente?
Valter Krizmanic: "Oltre ai circa sei milioni di lire stanziati da UI, riceviamo dal comune una cifra quasi simbolica di 5.000 kune annuali. Con questi mezzi è impensabile gestire uno stabile e fare attività. Poi sarebbe il caso di avere in paga una segretaria, magari a metà orario, perché una comunità chiusa non serve a nessuno e il lavoro amministrativo (fatture da pagare, contatti telefonici e altro) non manca. Si dovrebbe pensare di assumere una persona magari impegnata in più comunità del Parentino così da dividere i costi del suo stipendio. Secondo il mio parere, ogni comunità dovrà in futuro trovare il modo di autofinanziarsi. Alcuni anni fa la nostra CI aveva fondato una ditta chiamata "Artemide" con l'intento di far decollare almeno uno dei tre progetti economici che, presentati all'Assemblea dell'Unione Italiana, non avevano riscosso l'approvazione dei suoi membri. Due dei progetti previsti erano legati alla caccia, visto che questa è una zona molto frequentata dai cacciatori italiani. Uno prevedeva la creazione di un allevamento di fagiani e il secondo l'acquisto di un piccolo motel dove ospitare i cacciatori. Non dico che non sono fattibili di modifiche, ma si dovrebbe senz'altro prendere seriamente in considerazione la possibilità di usufruire di mezzi provenienti dall'Italia per creare piccole imprese economiche gestite dalle CI e controllate dall'Unione. Aprire solo un bar come unica attività che porta un profitto è troppo poco quando si può fare qualcosa di più".