Torre

A colloquio con gli attivisti della CI di Torre

L'italiano è di casa

di Lorena Pavlic (Panorama - Edit)

Due ragazzini sostano di fronte all'edificio della scuola elementare croata ma fra di loro parlano il dialetto istroveneto. Poco più avanti un gruppetto di anziani commenta i fatti del giorno prima, sempre nel dialetto istroveneto. Non è un caso ma la regola quando ci si trova a Torre, un borgo che insieme alla vicina Abrega conta circa 1.500 abitanti e dove praticamente tutti, anche quelli che sono venuti da altre parti, parlano l'italiano o, almeno, lo capiscono.
In un contesto nazionale e linguistico simile, è facile prevedere che la Comunità degli Italiani abbia una lunga tradizione. Lo confermano i nostri due interlocutori Diego Babich e Ferruccio Brajkovic, rispettivamente presidente e membro dell'Esecutivo del sodalizio torresano.
"Il Circolo Italiano di Cultura è stato fondato nel 1947", inizia Diego Babich, "da un gruppo di entusiasti. Negli anni Cinquanta la banda d'ottoni, che già esisteva da alcuni decenni, è stata inclusa nell'allora CI ed è diventata, insieme alla filodrammatica, una delle due attività portanti del nostro sodalizio. La filodrammatica, dopo un certo periodo, si è spenta mentre è proprio grazie alla banda che la CI ha continuato a funzionare ininterrottamente per tutti questi anni, sempre nella stessa sede". Si tratta dell'unica attività portata avanti dalla vostra CI?
Babich: "Per parecchi anni lo è stata. Con la nomina della nuova dirigenza più giovane nei primi anni Novanta, è stata aperta una sezione bocciofila che gareggia in prima lega istriana e, di recente, un coro misto composto da una ventina di persone. Quello di fondare il coro era un desiderio presente da molto tempo fra i soci della CI e adesso, da tre mesi circa, il coro opera a tutti gli effetti guidato dalla maestra Lolita Njegovan. Per sette mesi circa i coristi hanno continuato a riunirsi per le prove senza alcuno che li guidasse e, quando abbiamo visto che il loro interesse era tale da riuscire a mantenere un numero costante di membri, abbiamo trovato la maestra. Da alcuni mesi stanno lavorando sodo. Si sono esibiti nel corso di dicembre e hanno riscosso un bel successo. Nei nostri progetti futuri, figura l'apertura del gruppo di ceramica. Anche per questo è presente l'interesse di alcune persone ma il problema sta nella mancanza di spazio. Le prove del coro e della banda si tengono il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì e quindi la saletta resta libera solo un giorno alla settimana. Poi c'è anche la questione del riscaldamento. Malgrado ci sia, d'inverno fa più freddo che caldo. Per questo, pensiamo di avviare il gruppo di ceramica in primavera o più tardi. In tal modo, la comunità resterà aperta ogni giorno feriale nel pomeriggio, insieme al bar, che naturalmente è aperto sia il sabato che la domenica".
Soffermiamoci per un po' sulla banda. Da quante persone è composta?
Ferruccio Brajkovic: "Attualmente conta una ventina di membri, me compreso, guidati dal maestro Neven Radakovic che è con noi già da due anni. Parallelamente alla banda il signor Radakovic istruisce una decina di bambini che imparano a suonare vari strumenti e che verranno inclusi nel complesso quando sarà il momento. C'è da rilevare che la banda ha una lunga tradizione a Torre visto che è stata fondata 106 anni fa, precisamente nel 1895 e la sua attività non si è mai interrotta".
Babich: "C'è stato un periodo, subito dopo la seconda guerra mondiale, in cui la banda ha rischiato di cessare di esistere visto che era rimasta con sei o sette elementi. Molti se ne erano andati con l'esodo e alcuni erano stati ingaggiati dall'esercito jugoslavo per la banda che era stata formata a Fiume. Pur ridotto al minimo, il complesso di Torre è riuscito a non far cessare l'attività."
Brajkovic: "Un altro periodo di crisi è sopravvenuto alcuni anni fa. Infatti prima la banda contava 35 elementi e dopo l'arrivo del maestro Radakovic alcuni hanno scelto di allontanarsi ma per questo ce ne sono altri che ne sono entrati a far parte. Il complesso è formato in prevalenza da giovani con alcuni membri più anziani. Abbiamo preso parte a tutti gli incontri di bande dell'Istria e di Fiume e ci stiamo preparando seriamente per far bella figura all'incontro dei complessi bandistici che si terrà in maggio a Rovigno. L'anno scorso siamo stati invitati in Italia e precisamente a Milano e a Ronchi dei Legionari. Naturalmente prendiamo parte a tutte le feste locali. Suoniamo in occasione della festa della Madonna e del patrono S. Martino".
Visto che la maggior parte della popolazione conosce l'italiano, quanti sono gli iscritti al sodalizio? Babich: "Non quanti ce ne dovrebbero essere, secondo me. Comunque la CI conta 360 membri effettivi, tutti aventi diritto al voto e italiani residenti ad Abrega e Torre. I minorenni non sono iscritti nella lista della CI". Com'è strutturata la sede attuale?
Babich: "Disponiamo di poco più di un centinaio di metri quadrati di superficie suddivisa in due piani. Al pianoterra c'è il bar mentre il primo piano ospita una saletta e un minuscolo ufficio più i servizi. L'unica stanza di cui disponiamo è insufficiente per ospitare i bandisti quando hanno le prove. È per questo che, per gentile concessione dell'Ente turistico locale, ususfruiscono dei loro ambienti. La mancanza di spazi adeguati per portare avanti la nostra attività presente, e in prospettiva quella che si potrebbe avere in futuro, ci ha indotto circa tre anni fa a cercare una soluzione permanente per la nostra sede. Si trattava di scegliere se costruire ex novo l'edificio che avrebbe ospitato la CI oppure cercare un casa abbandonata e ristrutturarla. Abbiamo avuto la fortuna di trovare nel centro di Torre una vecchia cantina vinicola in disuso di proprietà del comune di Parenzo, dal quale l'abbiamo acquistata per 300 milioni di lire. Dopo l'iter usuale, nel dicembre scorso è stato stipulato il contratto per il progetto esecutivo con l'«Urbis 72», una ditta polese. Se tutto va bene, i lavori dovrebbero iniziare l'anno prossimo e terminare dopo due o tre anni".
Intanto continuerete a usufruire di questa sede.
Babich: "Certamente, visto che il comune ce l'ha concessa in usufrutto permanente per 50 anni senza l'onere di pagare l'affitto ma con l'obbligo di tenerla a posto. Due anni fa abbiamo ristrutturato il bar che ora è diventato un ambiente piacevole in cui i nostri soci più anziani si ritrovano volentieri per giocare a carte". Cosa otterrete nella sede nuova?
Babich: "Visto che ultimamente si parla molto della soggettività delle Comunità degli Italiani abbiamo deciso di dare alcuni vani della futura CI in subaffitto e, in questo modo, cercare di autofinanziarci. La nuova sede disporrà di circa 1.000 metri quadrati, di cui circa 240 verranno riservati per l'asilo italiano che attualmente opera nell'edificio dell'asilo croato. L'asilo italiano, che a Torre è stato aperto 9 anni fa, attualmente ospita una decina di bambini e speriamo che uno spazio nuovo e ben attrezzato incrementerà pure il numero degli iscritti. Infatti l'asilo nuovo potrà ospitare una ventina di bambini".
Progetti per l'apertura di una scuola?
Babich: "La scuola italiana è stata chiusa nel 1977 e i ragazzi frequentano la SEI «Bernardo Parentin» a Parenzo. Abbiamo pensato alla possibilità di aprire l'elementare italiana a Torre ma potrebbe succedere che, per mancanza di alunni, si corra il rischio di avere le classi congiunte con quelle croate. Da Abrega e Torre ci sono 27 ragazzi che si recano a Parenzo con il pulmino messo a disposizione dall'UI e, se si considera che la scuola conta 140 alunni in tutto, non è una percentuale piccola".
Quale sarà la disposizione dello spazio nella sede nuova?
Babich: "Circa 270 metri quadrati della nuova sede saranno dati in affitto alle ditte interessate mentre per la CI rimarranno circa 500 metri quadrati. Lo spazio più grande verrà riservato per la sala polivalente (140 metri quadrati e 120 posti a sedere). Un ambiente a parte sarà destinato per i nostri soci più anziani, che amano trovarsi per giocare a carte. Altre stanze saranno a disposizione per le prove della banda e del coro, per la biblioteca e sala di lettura. A proposito della biblioteca, qui non abbiamo lo spazio per allestirla e quei cinquecento volumi di cui la nostra CI dispone sono riposti in scatoloni e custoditi in case private. Invece del solito bar, che di simili ce ne sono a Torre già sei o sette, pensiamo di arricchire l'offerta della cittadina aprendo un bar-gelateria, anche in previsione dell'estate quando pure da noi arrivano i turisti che soggiornano nella vicina Abrega.
Come tutte le comunità, anche noi vorremmo invogliare i nostri giovani a frequentarla e così abbiamo pensato di allestire solo per loro uno spazio con alcuni computer perché sembra che sia la sola cosa che possa interessarli. Tempo fa avevamo offerto ai giovani l'usufrutto del bar ma non si sono dimostrati all'altezza. Non mi riferisco all'organizzazione ma alla poca cura che hanno dimostrato di avere nei confronti dell'inventario. Qui a Torre alla sera non hanno effettivamente dove andare, a parte i bar. Un cinema non esiste, altri contenuti non ce ne sono".
Capitolo finanziamenti.
Babich: "Oltre alla cifra che percepiamo dall'Unione in base ai punteggi validi per tutte le CI, veniamo finanziati dal comune di Parenzo con mezzi minimi. L'anno scorso abbiamo ricevuto sette o ottomila kune. A parte ci danno qualcosa per la banda. Un piccolo aiuto ci viene dall'Associazione sportiva conteale per la sezione bocciofila ma per il resto dobbiamo arrangiarci da soli. Dal bar non abbiamo alcuna possibilità di introiti visto che è frequentato da gente anziana che non ha tanti soldi di spendere e quindi i prezzi che pratica sono modici".
Come sono i rapporti con il comune di Parenzo?
Babich: "Buoni, anche se non siamo soddisfatti dell'ammontare di mezzi che il comune devolve per la nostra comunità, ma non solo per la nostra. Lo stesso discorso vale per le altre due CI che operano sul territorio del comune ovvero quella di Parenzo e quella di Mompaderno. Già da tre anni riceviamo la stessa quota".
Mantenete i contatti con le comunità vicine?
Brajkovic: "Certamente, e non abbiamo mai avuto tensioni con le altre comunità. Quando qualcuno ci chiama per partecipare con la banda a uno spettacolo, ci andiamo volentieri. Un paio d'anni fa abbiamo partecipato pure al Carnevale di Fiume e prima ancora a quello di Rovigno".
Babich: "Se finora potevamo presentarci solo con la banda, speriamo in un prossimo futuro di far conoscere pure il nostro coro".
Oltre all'ampliamento dell'attività una volta entrati in possesso della nuova sede, avete altri progetti per la CI?
Babich: "Nel corso di questi anni siamo riusciti a realizzare il bilinguismo visivo a Torre. Tutte le vie e le diciture pubbliche sono bilingui. Ora aspiriamo a un più altro grado di bilinguismo che si manifesti con l'uso paritetico della lingua italiana negli enti statali pubblici. Questa iniziativa la stiamo portando avanti insieme alla CI di Parenzo e speriamo di vederla andare in porto perché la nostra presenza storica in questa zona deve venir riconosciuta anche con il diritto di usare la nostra lingua sempre e ovunque".


Panorama di Torre. Sullo sfondo a destra Cittanova.