Ciampi e beni abbandonati
Ciampi a Zagabria con il ministro degli Esteri Ruggiero,
pone con Mesic le basi per la soluzione del contenzioso fra i due Stati
Regole europee sui beni abbandonati
La denazionalizzazione al varo del Sabor dovrà includere il principio della non discriminazione
Dalla prima pagina
E scopri d'improvviso, di fronte alle parole del Presidente della
Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e del Capo dello Stato croato, Stipe
Mesic che quella presenza diafana eppure invadente era quella del
maresciallo Tito.
È un attimo. Perché a esorcizzare il passato, quel passato, sono le
parole pronunciate da Ciampi: «Dobbiamo chiudere i residui aspetti dei
contenziosi che sono alle nostre spalle», afferma il Presidente al
termine dei colloqui con il «collega» croato durante il suo primo
giorno di visita in Croazia. «Abbiamo posto le basi - prosegue il Capo
dello Stato - per una rapida definizione di un accordo di amicizia e
cooperazione fra i due Paesi. Accordo - precisa subito dopo - che parte
dal presupposto che i patti fin qui definiti vanno rispettati. Così
facendo si faciliterà l'adeguamento della legislazione croata ai
principi giuridici che regolano i rapporti all'interno dell'Unione
europea».
Il messaggio è chiaro: Italia e Croazia hanno rimesso in ordine le
soffitte ancora ingombre del passato per iniziare a ragionare assieme
in termini futuri, quindi, in termini europei. Solo così si va oltre
Osimo. Solo così si riesce a impostare un dialogo che, come afferma il
Presidente croato Mesic «se da una parte conferma l'impegno di Zagabria
a rispettare tutti i trattati sottoscritti con l'Italia dalla defunta
Jugoslavia socialista e federativa, poggia altresì i suoi valori sul
cardine in base al quale «pacta sunt servanda».
Insomma è quel «new deal» che il ministro degli Esteri, Renato
Ruggiero, ha imposto al tema dei beni abbandonati dagli esuli italiani
nel dopoguerra. Nuovo corso che proprio ieri qui a Zagabria il
responsabile della Farnesina ha illustrato al ministro degli Esteri
croato, Tonino Picula. Si rispetti Osimo, si onorino economicamente gli
accordi di Roma (Zagabria deve versare all'Italia 43 milioni di
dollari), ma ci si uniformi anche agli standard normativi europei, per
cui la legge sulla denazionalizzazione che dovrà essere varata dal
Sabor non abbia principi discriminatori in base alla cittadinanza e
quindi garantisca anche agli esuli italiani il diritto di ottenere la
restituzione, ove possibile e ove previsto dalla legge, dei beni
confiscati dall'allora regime comunista.
«È lo stesso ragionamento che abbiamo fatto con Lubiana - spiega il
sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione - ossia camminare
assieme nel rispetto delle regole europee». E le parole di Ciampi
suonano come un'autorevole, o meglio, come la più autorevole conferma
che questa è la strada imboccata dall'Italia. Esorcizzati i fantasmi si
è voltato pagina.
Ma il dialogo tra Roma e Zagabria non è costituito solo dal tema dei
beni abbandonati. Ciampi, infatti, vede nella nuova Croazia del dopo
Tudjman un importante esempio di come nell'area balcanica la pace e la
stabilizzazione non siano solo una chimera, ma un progetto vincente in
cui è vantaggioso investire. «E Zagabria - precisa il Capo dello Stato -
può contare sull'Italia per un pieno e totale appoggio alla sua
volontà di allineamento euroatlantico». Processo che porterà la
Croazia, il prossimo 29 ottobre, a firmare a Lussemburgo l'accordo di
associazione e di stabilizzazione con l'Ue.
Anche per questo motivo il Presidente della Repubblica insiste sul
fatto che l'Italia è il primo partner commerciale della Croazia,
insiste sulla necessità di incrementare la cooperazione regionale
adriatica, trasformando quel mare comune «in un unico polo operativo in
tema di portualità, di interscambio di merci, di pesca e di turismo».
Senza scordare il determinante potenziale geopolitico che per
quest'area viene espresso in termini di cooperazione dall'Iniziativa
centroeuropea (Ince).
Ma c'è di più. C'è nei rapporti tra Italia e Croazia una sorta di
valore aggiunto costituito dalla nostra minoranza che vive in Istria e
Dalmazia e dal patrimonio della cultura italiana. «La lingua italiana -
spiega Ciampi - è una lingua di cultura importantissima nel mondo e qui
in Croazia si colora di aspetti ancora più rilevanti a causa della
presenza della nostra minoranza». «Presenza che - la definisce il Capo
dello Stato - costituisce un'enorme ricchezza e che va utilizzata
nell'interesse reciproco dei due Stati».
Una presenza che è fondamentalmente sinonimo di dialogo e di
convivenza, sinonimo di quei messaggi che per anni hanno intriso le
pagine dello scrittore istriano Fulvio Tomizza, al cui ricordo oggi i
due Presidenti dedicheranno una targa posta nella sede rinnovata
dell'Unione italiana di Pola.
«Accompagnerò il Presidente Ciampi in Istria - annuncia Mesic - per
fargli vedere come vivono gli italiani e per ascoltare assieme in quale
modo possiamo dare loro una mano». «È dovere di tutte le minoranze -
conclude il Capo di Stato croato - saper essere cittadini leali del
Paese in cui vivono». «E quella italiana lo è stata, svolgendo un
insostituibile ruolo di ponte tra le nostre due Nazioni».
Dopo la colazione di lavoro con il premier Ivica Racan, il Presidente
Ciampi ha tessuto un intenso pomeriggio. Si è recato al cimitero di
Mirogoj per deporre una corona d'alloro al cippo che ricorda i caduti
italiani della prima guerra mondiale, si è incontrato con i capi delle
comunità religiose, quella cattolica, quella musulmana e quella
ebraica, per sottolineare l'ineluttibilità del dialogo e del rispetto
nella reciproca conoscenza e ha ha avuto un colloquio con il presidente
del Parlamento, Tomcic. Mentre la signora Franca, ospite della signora
Mesic, visitava un istituto a Gornje Prekrizje (un rione di Zagabria)
che ospita bimbi e ragazzi affetti dai traumi della recente guerra ex
jugoslava.
Al termine il Presidente Ciampi, un po' affaticato, ha sorriso a fianco
del suo anfitrione. Quelle presenze un po' ingombranti che aleggiavano
ieri mattina sul colle di Pantovcak sono svanite. È stato fatto ordine
tra gli scaffali della storia. Roma e Zagabria ora pensano al futuro
comune che le attende e che ha un solo nome: Europa.
Mauro Manzin
Dopo i colloqui a Zagabria oggi il Presidente visita i nostri connazionali a
Fiume, Rovigno e Pola
Accordo Ciampi-Mesic sui beni
Ruggiero: anche gli italiani avranno diritto alla restituzione
ZAGABRIA - Italia e Croazia hanno una comune "volontà di chiudere i residui
dei contenziosi del passato". Lo ha detto Carlo Azeglio Ciampi al termine
degli incontri avuti a Zagabria con il Presidente croato Stipe Mesic e con
il primo ministro Ivica Racan.
"Abbiamo posto le basi - ha detto ancora Ciampi - per una rapida definizione
di un accordo di amicizia e cooperazione fra i due Paesi. Accordo - ha
precisato - che parte dal presupposto che i patti fin qui definiti vanno
rispettati. Così facendo si faciliterà l'adeguamento della legislazione
croata ai principi giuridici che regolano i rapporti all'interno dell'Unione
europea". Il messaggio è chiaro: solo così si va oltre Osimo. Solo così si
potrebbe impostare un dialogo ispirato a quel "new deal" che il ministro
degli Esteri Ruggiero ha imposto al tema dei beni abbandonati dagli esuli
italiani nel dopoguerra. Nuovo corso che il responsabile della Farnesina ha
illustrato ieri a Zagabria. Si rispetti Osimo, si onorino economicamente gli
accordi di Roma (Zagabria deve all'Italia 43 milioni di dollari), e ci si
uniformi agli standard normativi europei, per cui la legge sulla
denazionalizzazione che dovrà essere varata dal Sabor non abbia principi
discriminatori in base alla cittadinanza e quindi garantisca anche agli
esuli italiani il diritto di ottenere la restituzione, ove possibile, dei
beni confiscati dall'ex regime comunista.
Ciampi sarà oggi a Fiume, Rovigno e Pola.
Ciampi: accelerare il processo di pace
dal nostro inviato
PAOLO CACACE
ZAGABRIA - Azioni militari, ma non solo quelle, per rispondere alla sfida
del terrorismo internazionale. Anche iniziative politiche ed economiche di
pace e di dialogo per tagliare l'erba sotto i piedi dei seminatori di morte.
Carlo Azeglio Ciampi torna sui temi della grande crisi mondiale nel palazzo
presidenziale croato. Accanto a lui c'è il presidente Stipe Mesic.
Incontrano i giornalisti dopo il primo colloquio di una visita ufficiale di
estremo interesse anche e soprattutto per i rapporti bilaterali, in vista di
un accordo sull'annosa questione della nostra minoranza in Istria e in
Dalmazia
[...]
L'esigenza di «normalità» in questa fase critica della situazione
internazionale si evince anche dalla parte bilaterale di questa visita
ufficiale, che oggi entrerà nel vivo con gli incontri di Ciampi a Fiume e a
Pola.
Entro novembre prossimo sarà firmato un accordo di cooperazione e di
amicizia tra Italia e Croazia che dovrebbe «chiudere i residui aspetti del
contenzioso passato» tra i due Paesi.Si tratta, in pratica, di riconoscere i
diritti di oltre trentamila nostri connazionali discriminati in Istria e in
Dalmazia da quasi sessant'anni, i cui beni sono stati sequestrati dalle
autorità titine e mai restituiti dai loro successori.
L'argomento è
scottante, tocca nervi scoperti. Mesic accompagnerà Ciampi in Istria, ma
deve necessariamente mostrarsi cauto. Ricorda che «pacta sunt servanda»,
chiede «lealtà» alla nostra minoranza.
Nel brindisi al pranzo di Stato,
Ciampi auspica che «la Croazia rimuova dalla propria legislazione ogni
elemento discriminatorio in coerenza con i valori e con le regole dell'
Unione europea di cui la Croazia stessa aspira legittimamente a far parte».
Il ragionamento del capo dello Stato è molto chiaro: l'Italia è pronta ad
appoggiare la candidatura di Zagabria per entrare nella Ue e nella Nato, ma
i croati devono riconoscere, una volta per tutte, i diritti dei nostri
connazionali.
Italia-Croazia: riappare il fantasma dei beni
A Lussemburgo il primo passo di Zagabria verso l'integrazione europea. Ma
resta il gelo nei rapporti con Roma
La Croazia firma l'associazione all'Ue
Ruggiero: «Dietro allo strappo i beni degli esuli». Antonione: «Situazione
delicata»