RESA DEI CONTI ED EPURAZIONI

Ho seguito con il fiato sospeso tutta la trasmissione del 25/9 su Rai 3 dedicata alle epurazioni e alla resa dei conti seguita all'8 settembre del 1943. Come al solito la storia ufficiale ed i mezzi di informazione di Stato hanno dimostrato di documentare con scrupolo e diligenza una parte della verità storica. Si arriva infatti al termine della trasmissione e ci si accorge che ancora una volta non una parola è stata spesa per una delle più gravi tragedie della nostra storia nazionale in seguito alla quale sono state "epurate" migliaia di persone nelle foibe e centinaia di migliaia di italiani sono stati costretti all'esodo. Nella Venezia Giulia, inoltre, dopo lo sfascio dello Stato, tale operazione di "pulizia" è stata completamente lasciata in mano ad un popolo straniero che, sebbene geograficamente vicino, nel corso della sua storia ha dimostrato di essere lontanissimo dalla nostra civiltà. E in tale occasione lo ha ancora una volta dimostrato ampiamente. Mi ha inorridito constatare che si ammette, non senza un'ombra di benevolenza, che in tutto il paese questa operazione è stata condotta con la consueta pressappocaggine italiana e che, in fin dei conti, la furia popolare si è scagliata nella sua forma peggiore, la pena di morte, verso rappresentanti di secondo piano del fascismo e in misura numericamente molto ridotta, poche decine, quando contemporaneamente, al confine orientale la strage ha assunto le dimensioni di una vero e proprio olocausto, abbattendosi indiscriminatamente, oltre che su fascisti e collaborazionisti, anche su antifascisti e gente comune, fino a costringere una intera popolazione a lasciare definitivamente la propria terra, con la perdita da parte dell'Italia, di una intera regione di quasi 9.000 kmq. Pur rimanendo impressionato anche dalle efferatezze attuate in tutto il resto del paese, mi sembra comunque che tra i due eventi, tra l'altro intimamente collegati tra loro, ci sia una tale sproporzione da rendere quanto meno scandaloso il fatto che ancora ci si ostini a non citare nemmeno la tragedia giuliana. Ma quello che mi ha lasciato più perplesso è sentir dire che, giunti ad un certo punto, il processo di epurazione della società italiana si è attenuato e ci si è gradualmente avvicinati a quella pacificazione che verrà raggiunta verso la metà degli anni '50, per merito dell'atteggiamento moderato dei comunisti italiani e di Togliatti. Appare qui subito evidente la doppiezza della strategia di questi ultimi che, mentre nel resto del territorio italiano erano costretti ad assumere atteggiamenti forzatamente moderati per andare incontro alle esigenze delle altre forze politiche antifasciste e per partecipare fin dall'inizio alla spartizione del potere politico, al confine orientale si staccavano quasi immediatamente dal CNL per appoggiare le tesi annessionistiche e l'avanzata territoriale del compagno Tito costituendo, dopo lo sfascio dello Stato italiano, la seconda principale causa, in ordine di tempo, ma non di importanza, del forzato abbandono dell'Istria e della Venezia Giulia da parte degli italiani. Dopo la fuga delle istituzioni ufficiali, le uniche forze nazionali che potevano difendere, se non militarmente, almeno politicamente queste terre dall'invasione straniera, erano quelle resistenziali. Ma la scelta di campo del PCI triestino, pienamente appoggiato da Togliatti, ha completamente annullato quest'ultima possibilità, annichilendo, oltretutto, la volontà iniziale degli alleati di liberare tutto il territorio italiano. Questi ultimi, infatti, hanno rallentato la propria azione in quella direzione per non trovarsi a combattere una guerriglia con i partigiani sull'altipiano carsico, invischiati, oltre tutto, in una lotta dai connotati etnico-sociali a loro sconosciuti. A questo proposito bisognerebbe citare la strage di Porzus oppure l'epurazione attuata per delazione ai nazisti degli ultimi dirigenti del PCI triestino che sostenevano la tesi di una Venezia Giulia italiana, a seguito della quale il partito rimase completamente sotto l'influenza di quello slavo, i battaglioni partigiani italiani inviati a combattere nell'entroterra per allontanarli dall'Istria e così via, tanti episodi di questo genere, tutti perfettamente documentati nella nostra storiografia, che i mezzi di comunicazione ufficiali si guardano ancora bene dal diffondere. Se fosse dipeso da Togliatti il confine jugoslavo sarebbe arrivato fino al Tagliamento e tutto ciò in gloria della suddetta moderazione! E inoltre, vedendo le crude immagini dell'altra sera, anche nel resto d'Italia, le esecuzioni sono state tutte coperte dall'egida legittimatrice del CNL o delle forze alleate? Se ci sono state esecuzioni sommarie, sono state casuali o c'è stata una qualche strategia? Vorrei terminare con un'ultima considerazione di carattere generale ma, secondo me, di fondamentale importanza. Sono ormai più di 50 anni che la televisione di Stato trasmette questi documentari dalle immagini crudamente realistiche, che provocano nello spettatore, oltre a varie altre sensazioni, anche un forte moto emotivo. E' proprio per quest'ultimo motivo che sarebbe finalmente giunto il momento che un mezzo di comunicazione di massa così potente e così diffuso, iniziasse prima di tutto a rendere le informazioni complete, cioè di mettere a disposizione tutto il proprio archivio e di informare su tutto quello di cui si è a conoscenza. Inoltre, nel commento che accompagna le immagini si dovrebbero approfondire le ragioni per cui sono avvenuti certi eventi storici o, per lo meno, fornire al pubblico i mezzi per ragionare e riflettere sulle radici profonde che sono alla base di essi. Tanto per fare un esempio, la stessa massa popolare che, nelle immagini delle epurazioni, ondeggiando infuriata, si accanisce alla ricerca di pochi fascisti superstiti asserragliati in un palazzo cittadino o che infierisce a sputi e calci contro i cadaveri dei giustiziati, magari per la maggior parte è la stessa che nei filmati di meno di 2 anni prima inneggiava al Duce, al Re e all'impero. Volendo a priori o per amor proprio scartare l'ipotesi della pochezza di spirito del popolo italico, mi sono sempre chiesto : quali sono stati i motivi storici, sociali, culturali o, al limite, di psicologia di massa o etologici che hanno potuto portare ad un così completo stravolgimento delle reazioni?

Alessandro Cerboncini

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