Lettera inviata ai parlamentari italiani (Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Parlamento Europeo) sulla questione della restituzione dei beni degli esuli istriani, fiumani e dalmati - 11/1/2006


Gentile Onorevole,

Le scrivo a nome della Mailing List Histria (http://www.mlhistria.it), per esprimere il nostro fermo dissenso sul modo con cui il governo sta conducendo la vertenza con la Croazia verso il suo atto finale, dopo l'occasione perduta con la Slovenia, sul problema dei beni nazionalizzati agli esuli giuliano-dalmati.

L'Italia ha usato i beni degli esuli per pagare i danni di guerra alla Jugoslavia. I governi italiani di allora hanno ingannato, circuito, ricattato, umiliato i profughi giuliano-dalmati che, per ottenere quello che poi risulterà un vergognoso esiguo indennizzo, furono costretti a dare il loro consenso affinchè l'Italia usasse i loro beni, costretti a lasciare nelle terre di origine, come merce di scambio con la Repubblica Jugoslava di Tito.

Quei governi hanno consapevolmente raggirato la buona fede di una generalità di italiani, contadini, pescatori, impiegati ed operai che fuggivano disperatamente dalla propria terra in cerca di un luogo dove vivere liberi senza il peso della tirannia.

Con l'istituzione del "giorno del ricordo", sembrava che l'Italia intera avesse capito il dramma degli esuli e che si volesse finalmente riparare alle atroci ingiustizie morali e materiali subite da quegli italiani. Ora, che si presenta l'opportunità di correggere almento in parte i torti subiti, ecco che inesorabile si compie il nuovo inganno.

Gli esuli chiedono una cosa molto semplice e ragionevole.
La Repubblica di Croazia (come quella di Slovenia) ha promulgato a favore dei propri cittadini una legge sulla denazionalizzazione del patrimonio immobiliare venutosi ad accumulare a seguito degli espropri operati dal regime di Tito.
Siamo consapevoli che oggi molte di queste proprietà sono in mano a privati che in buona fede ne detengono il possesso. Nessuno vuole creare nuove ingiustizie.
Del resto chi meno di noi può desiderarlo ?

Chiediamo che il governo italiano e il parlamento europeo facciano pressioni sulla Repubblica di Croazia, che chiede di entrare nell'Unione Europea, affinchè Zagabria accetti di restituire ai legittimi proprietari quei beni che sono ancora nella disponibilità dello stato croato.

Vi è una generalità di beni che giacciono inutilizzati e che, una volta restituiti ai legittimi proprietari tornerebbero a generare ricchezza in quel Paese.

Ciò che si evince nei più recenti comportamenti del governo italiano è che esso non ha la benchè minima e reale intenzione d'impegnarsi adeguatamente su questo fronte, dimostrando ancora una volta miopia, scarsa lungimiranza politica, oltre che nessun rispetto per i diritti umani violati.

Constatiamo invece come Stati quali Israele ed Austria si stiano prodigando per i propri concittadini che in Croazia vantano analoghi diritti.

La nostra memoria non può che ritornare al passato.
Nel 1848, quando dovunque in Italia vi fu la ribellione contro l'Austria-Ungheria, anche gli istriani, i fiumani e i dalmati gridarono a gran voce il nome "Italia", inimicandosi definitivamente quell'Impero e mettendo a repentaglio la propria esistenza, come l'esperienza dalmata di quegli anni insegna. Di fronte all'atteggiamento di questa Italia che ci disconosce non appena i problemi del contendere diventano seri e concreti, ci domandiamo se i nostri padri abbiano sbagliato a credere nella Patria Italia che tanto avevano amato.

Attendiamo una risposta dalla politica italiana che ha il compito di tutelare gli interessi dei propri concittadini.

Siamo consapevoli che da soli non possiamo fare nulla per giungere alla soluzione del problema. Possiamo solo sollecitare le istituzioni a difendere gli interessi nazionali. Da noi non può che venire un giudizio morale.

Siamo certi però che, come per i responsabili di Osimo, verrà il giorno in cui giungerà la condanna della storia per coloro che, ancora una volta, avranno la responsabilità di scrivere l'ultimo e più umiliante capitolo della tragedia di un popolo.
A Voi, Onorevoli parlamentari eletti a nostri rappresentanti, la responsabilità morale e politica di far sì che le nostre speranze non cadano, ancora una volta e definitivamente nel vuoto, affinchè possiamo sentirci finalmente orgogliosi di essere italiani.

Distinti saluti

Axel Famiglini, ML Histria

Allegati:

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La Voce del Popolo - Fiume 21 dicembre 2005

Il ministro Kolinda Grabar Kitarovic sulle questioni aperte con l'Italia «Beni? Tutto risolto con Osimo e Roma»

ZAGABRIA – "La questione dei beni nazionalizzati degli esuli e degli optanti è stata risolta con i trattati di Osimo e Roma. La posizione della Croazia è che gli accordi vigenti vadano rispettati. Zagabria è pronta a corrispondere i circa 35 milioni di dollari di debito che l'ex Jugoslavia non ha versato all'Italia". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e delle Integrazioni europee Kolinda Grabar Kitarovic, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il ricevimento di fine anno offerto dal capo dello stato Stipe Mesic.

Kolinda Grabar Kitarovic ha rilevato che Zagabria attende che Roma fornisca il numero di conto corrente sul quale effettuare il pagamento.

Per quanto concerne la possibile richiesta che la Croazia firmi con l'Italia un accordo simile a quello siglato con l'Austria, il ministro degli Esteri e delle Integrazioni europee, ha affermato che "l'intesa con Vienna si riferisce soltanto a quei cittadini che non sono stati indennizzati in base ai precedenti accordi, mentre nel caso dell'Italia questo è stato risolto con i trattati summenzionati".

Parlando dell'accesso al mercato immobiliare Kolinda Grabar Kitarovic ha dichiarato che la Croazia attualmente, ai sensi dell'accordo di associazione e stabilizzazione con l'Unione europea, applica le norme previste dalla sua legislazione nazionale in merito alla vendita di immobili ai cittadini stranieri. "Quando si tratta di persone fisiche, ciò si basa sul principio della reciprocità. Applichiamo il principio della reciprocità nei confronti di tutti i paesi e quindi anche dell'Italia", ha detto il ministro, sostenendo che sono state chieste alle autorità italiane prove sulle condizioni alle quali i cittadini croati possono acquistare immobili in Italia, ma che finora non è ancora pervenuta una risposta.

"Abbiamo discusso di tale questione con la Commissione europea e lo faremo anche in futuro per fornire tutte le prove, giacché davvero non vogliamo discriminare i cittadini italiani rispetto agli altri cittadini, in nessun campo", ha sostenuto il ministro degli Esteri e delle Integrazioni europee.

Infine Kolinda Grabar Kitarovic ha sottolineato che l'Italia è un paese vicino, amico, con il quale la Croazia desidera continuare a sviluppare rapporti bilaterali nello spirito di amicizia e buon vicinato, come pure proseguire nella collaborazione nell'ambito dell'Unione europea.

Da rilevare che in questo contesto sono rimbalzate a scoppio ritardato sui mass media croati le parole pronunciate dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi di recente a Trieste sui nodi dei beni abbandonati e del libero accesso dei cittadini italiani al mercato immobiliare croato. A Giovanardi che aveva annunciato una linea di maggiore fermezza nei confronti di Zagabria in ambito europeo aveva fatto eco, con una dichiarazione al quotidiano zagabrese Vecernji list, il portavoce della Farnesina Pasquale Terraciano, il quale aveva rilevato che nel corso delle trattative di adesione tra la Croazia e l'UE l'Italia avrebbe tenuto conto dell'atteggiamento di Zagabria verso gli italiani per quanto concerne il mercato immobiliare, che ora ritiene "discriminatorio e inaccettabile". Pasquale Terraciano aveva fatto presente che si tratta di discriminazioni "contrarie ai principi dell'Unione europea".

Prima delle ultime dichiarazioni di Kolinda Grabar Kitarovic, il Vecernji list aveva scritto che in ambito governativo croato le dichiarazioni dei funzionari italiani vengono interpretate alla luce delle prossime elezioni politiche, "quando una simile retorica in Italia è consueta". Zagabria, aveva scritto il quotidiano, si attiene a quanto dichiarato dal commissario europeo all'Allargamento Olli Rehn, ossia "le questioni aperte di carattere bilaterale non verranno risolte nell'ambito dei negoziati con l'Unione europea".

L'opposizione di centrosinistra non di distanzia molto nei giudizi sulle posizioni italiane rispetto alla maggioranza di centrodestra, anzi appare forse anche più dura, come già balzato alla luce nel caso dell'accordo con Vienna sulla resa dei beni ai profughi tedeschi. L'esponente SDP Zoran Milanovic ha dichiarato che le questioni dei beni abbandonati e dell'accesso al libero mercato immobiliare sono distinte, non vi è alcun legame tra loro.

"Se la dichiarazione di Carlo Giovanardi sulla necessità di formare con l'Italia un accordo come quello siglato con l'Austria è stata riportata correttamente - allora questo è estremamente preoccupante", ha affermato il socialdemocratico Zoran Milanovic al Vecernji list.
Dario Saftich

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La Voce del Popolo - Fiume 23 dicembre 2005

BENI, GIOVANARDI ALLE AUTORITÀ DI ZAGABRIA
«Vogliamo negoziare soltanto sui casi non coperti da trattati»

ROMA – Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi ha definito, in un'intervista pubblicata sul "Novi List" e al "Glas Istre", bizzarra e incomprensibilmente contraria alle precedenti posizioni di Zagabria, la tesi del ministro degli Esteri croato Kolinda Grabar Kitarovic secondo la quale la questione dei beni nazionalizzati agli italiani è stata risolta con gli accordi di Osimo e Roma.

Mi chiedo - ha rilevato Giovanardi - per quale motivo tra anni fa abbiamo costituito la Commissione mista di esperti che avrebbe dovuto appurare quanti siano i casi di beni nazionalizzati ai cittadini italiani non coperti dai vigenti trattati.

"Si tratta di persone che non rientrano fra gli esuli: ad esempio chi è andato via dall'Istria nel 1939 e si è visto nazionalizzare i beni nel secondo dopoguerra, non ha nulla a che vedere con i fatti postbellici. Che facciamo in casi come questi che sono al massimo mille o duemila?", è stata la domanda retorica posta da Giovanardi, il quale ha aggiunto:

"Il ministro Kolinda Grabar Kitarovic afferma che l'accordo con l'Austria si riferisce solo ai cittadini che non sono stati indennizzati con i precedenti accordi.

Noi chiediamo proprio questo perché abbiamo fatto sapere a Zagabria che anche noi siamo d'accordo con il fatto che gli accordi in vigore vadano rispettati".

"Non possiamo accettare l'idea che per la Croazia il problema assolutamente non esista: se Zagabria insiste in questa direzione prevedo serie complicazioni", ha sottolineato il ministro per i Rapporti con il Parlamento il quale ha ribadito che "l'Italia non intende discutere degli accordi acquisiti come vorrebbero, ad esempio, i leader delle associazioni degli esuli, e pertanto sono convinto che su questa base si possa negoziare". (ds)

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Dalla "Rivista di Studi Adriatici FIUME" nº 12 - Luglio-Dicembre 2005, pubblicazione della Societá di Studi Fiumani a Roma, stralcio di un brano ( pagine 36 e 37 ) dell'articolo di Matteo Marconi:

"GLI ACCORDI DI OSIMO COME APERTURA AL COMUNISMO ERETICO"

[...]

L'articolo 4 prevedeva l'avvio tra i due paesi di negoziati per gli indennizzi a favore di quei cittadini italiani i cui beni erano stati nazionalizzati o espropriati nell'ex-zona B a seguito dell'occupazione arrnata slava. L'indennizzo previsto era peró forfetario e globale, e danneggió cosí i proprietari delle case, perché la vendita sarebbe avvenuta in blocco invece che in riferimento alie singole proprietá. Anche in questo caso (come fa notare P. F. Rocchi) la causa política dell'accordo si rifá sulla pelle degli esuli, che vedono compromessi i loro buoni diritti per permettere all'Italia di chiudere il contenzioso con la Jugoslavia.

Né si puó dire che sia la prima volta:

nel 1947 i beni degli esuli di Pola, Fiume e Zara (stimabili in 700 miliardi di lire) erano stati ceduti dallo Stato italiano per soli 130 miliardi.

Come previsto dall'articolo 4 del trattato di Osimo si poteva recuperare la libera disponibilitá dei propri beni nell'ex-zona B se gli aventi diritto ne avessero fatto richiesta e se in tal senso i due Governi avessero trovato l'accordo: in caso contrario se ne sarebbe tenuto conto, come sopra detto, in termini di indennizzo. Questo articolo fu pero inattuabile in pratica: i beni di cui si poteva reclamare la disponibilitá dovevano giá essere stati affidati ad un membro della famiglia, cioé si creava una condizione che doveva giá essersi verificata in passato!

II Governo, inoltre, in occasione della ratifica dell'accordo da parte delle Camere, si impegnó a corrispondere gli indennizzi a tutti i profughi costretti a lasciare i loro beni a causa dell'occupazione militare (oltre a quelli della zona B, quindi).

Gli esuli pero diffidarono delle promesse del Governo (nota 22 in calce) .

Quanto era avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale é iIluminante al riguardo: la Jugoslavia aveva valutato in 130 miliardi l'entitá dei beni degli esuli di Zara, Fiume e Pola, ottenendo peró uno sconto a 45 miliardi nel 1954, nell'ambito delle trattative per la firma del Memorandum di Londra.

Per questioni politiche l'Italia sacrificó l'interesse di una parte del suo popolo, senza peritarsi di rifondere il grave danno economico prodotto agli esuli.

Gli stessi 45 miliardi stanziati dalla Jugoslavia furono visti dagli esuli solo nel 1974, oltretutto senza interessi e con a canco le tasse di successione. II trattamento da cittadini di serie B é evidente, il costo del Memorandum di Londra é stato pagato solo da una parte dei cittadini italiani.

[...]

NOTA 22

Ed a ragione.

Nel 1983 registriamo l'ultimo atto intercorso tra Italia e Jugoslavia per la sistemazione dei beni italiani siti nella zona B, noto come Accordo di Roma. Secondo tale Accordo, questi "beni, diritti ed interessi... sono considerati come definitivamente acquisiti dalla Repubblica socialista federativa di Jugoslavia" (art. 1), la quale si obbliga a versare "al Governo italiano, a titolo di indennizzo, la somma di 110 milioni di dollan U.S.A." (art. 2).

Tale somma non fu mai versata, se non in parte, tanto che oggi si discute sulla validitá di quell'accordo.

Per un'interessante analisi del problema dei beni italiani in Croazia e Slovenia cfr. Studio della commissione di esperti istituita dalla provincia di Trieste, Trieste 2002, www.leganazionale.it/esodo/situazio.doc .

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Difesa Adriatica - Dicembre 2005 : Le case degli esuli valutate meno di quattro soldi

Le case degli esuli valutate meno di quattro soldi

Migliaia sono gli Esuli che ancora aspettano i 'pochi spiccioli' dei beni abbandonati. Un'altra legge é giá in cantiere per l'ultimo e definitivo indennizzo. Ma se pure i coefficienti di rivalutazione soddisfacessero le legittime aspirazioni del diritto, vi é una base marcia a tutta questa problemática, con fondamenta d'argilla su cui gli indennizzi sono stati poggiati: i famigerati «valori di stima al 1938».

Per poter calcolare iI quantum agli Esuli, nel dopoguerra furono stabiliti dei valori base ai beni abbandonati, uniformati al 1938. Quei valori, poi, moltiplicati per i vari coefficienti, furono usati nei decenni per stabilire i pagamenti. Ben consapevole di ció, lo Stato italiano pensó furbescamente che piü bassi fossero stati i valori al 1938, piü economici sarebbero diventati i pagamenti. Non entriamo nel merito del trattato di pace del 1947, che stabiliva iI mantenimento della proprietá agli italiani, ma soffermiamoci únicamente su come furono 'costruiti' i valori dei beni dei privati cittadini.

Un accordo italo-jugoslavo del 23 maggio 1949 istitui una commissione mista per valutare le consistenze dei beni.

Come lavoró questa commissione? É presto detto: i rappresentanti italiani non si recarono mai nei territori ceduti e si limitarono a sottoscrivere le scartoffie che Belgrado passava loro.

Potete facilmente immaginare iI risultato.

Nel 1954 iI totale dei valori dei beni da indennizzare viene fissato in 45 miliardi di lire di allora. Per maggiore comprensione vi diamo anche i valori in euro a oggi, cioé tenuto conto dell'inflazione dal 1938 ad oggi. Quei 45 miliardi di lire del 1938 valgono oggi 35 miliardi di euro. Essendo questo importo frazionato in migliaia di proprietá, era difficile calcolare con precisione l'entitá del sopruso.

Ci pensa nel 1950 il Ministero dell'lndustria, che valuta al 1938 i beni perduti dagli Esuli in 700 miliardi di lire ( 542 miliardi di euro di oggi). Secondo iI Ministero dell'lndustria, quindi, gli Esuli sono stati depredati (a valori di oggi) di 507 miliardi di euro, owero un milione di miliardi di lire...

La vogliamo dire meglio? Quando gli indennizzi saranno stati liquidati in maniera definitiva e formalmente corretta, gli Esuli avranno ottenuto 507 miliardi di euro in meno di quanto avrebbero avuto se i loro beni fossero stati valutati correttamente.

Qualcuno potrebbe a questo punto storcere il naso e dire che si tratta di congetture astratte.

Va bene ! Allora procuriamoci le prove.

Secondo le tabelle dell'epoca, rapportate al valore della moneta fino ad oggi, un'abitazione di tipo medio a Pola di 60 metri quadri oggi si compra con 7.000 euro, un appartamento di lusso a Fiume di 80 mq si compra con 17.000 euro, un villino di famiglia di 200 mq a Zara si compra con 44.000 euro, una casa rurale di 200 mq in una frazione si compra con 11.000 euro.

Capite bene come questi prezzi siano ben lontani dalla realtá e quanto siano quindi falsati i valori assegnati ai beni degli Esuli nel 1938. E questo sia di monito a chi 'freme' sui coefficienti che una futura legge vorrá assegnare. Ormai non si tratta di dare giusta esecuzione - comunque tardiva - ai valori del 1938, ma anche di riconoscere quanto iniquo fu quel trattamento. E lo diciamo con la pacatezza, ereditata da Radre Flaminio Rocchi, di chi ne ha viste di tutti i colori ma, per stile e formazione educativa, non ha mai voluto gridarlo a tutto volume.

La giustizia é un valore assoluto, indipendentemente da chi la sbandiera. L'educazione e l'onestá, invece, non é di tutti i lidi.

Fabio Rocchi

Ci hanno risposto...


Grazie della mail e della documentazione: sono idealmente con voi, come ho già avuto modo di sottolineare molte volte.
Sarà mio dovere insistere con il nostro Governo perchè ritengo più che giusto quello che chiedete.

Un cordiale saluto, con affetto sincero

Marco Zacchera
deputato di AN


Caro Signor Famiglini e cara Signora Cosliani,
ho ricevuto la Vostra e-mail del 11 gennaio u.s.
Vi confermo che persisterò nel mio impegno presso le competenti autorità governative, affinchè ai cittadini che lasciarono l'Istria venga assicurata un'equa riparazione, sperando di trovare adeguato ascolto.
Con stima
sen. Alessandro Forlani