Lettera ai Parlamentari sull'insoluto problema dei beni perduti dagli esuli giuliano-dalmati - 18/9/2008


Gentile Onorevole,

per quanto possa sembrare straordinario ed incredibile ai più, a sessant'anni di distanza dagli eventi ancora non è stato risolto il problema dei beni perduti dagli esuli giuliano-dalmati e, fatto che Le sembrerà ancora più strano, non sono scomparsi gli esuli giuliano-dalmati: taluni ad oggi sono vivi e vegeti, altri vivono nel ricordo e nelle azioni dei loro discendenti che, pur ben radicati nei territori in cui oggi risiedono e votano, non sono disposti a mettere una pietra sopra alla loro storia.

Una delle nostre battaglie giunta di recente a buon fine è che a partire dall'anno 2005 è stato istituito il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe ed il dramma dell'esodo giuliano-dalmata, un giorno, il 10 febbraio di ogni anno, durante il quale le istituzioni colgono l'occasione per porre una pausa ai propri affari amministrativi e commemorare i tragici eventi che insanguinarono il confine orientale italiano nel decennio che va dal 1943 al 1954.

Oggi leggiamo su Il Piccolo di Trieste (del 7 settembre 2008), l'articolo, "Frattini: indennizzi agli esuli la legge va rivitalizzata", nel quale, in riferimento alla notizia dei cinque miliardi di dollari promessi quale risarcimento danni alla Libia da parte del nostro governo, il ministro degli esteri Frattini ha dichiarato che, per quanto riguarda i beni nazionalizzati dal regime titino ai danni dei cittadini italiani residenti nella Venezia Giulia e a Zara, la legge che dovrebbe risarcire i danni materiali di istriani, fiumani e dalmati dovrebbe essere "rivitalizzata".

Le chiediamo pertanto di farsi portavoce delle nostre istanze e di verificare che tale legge venga appunto "rivitalizzata" in maniera adeguata e, quindi, definitiva e che la nostra diplomazia non abbandoni l'opzione della restituzione dei beni, qualora ancora liberamente disponibili, da presentare agli attuali eredi della ex-Jugoslavia competenti in materia, ovvero Slovenia e Croazia.

Per quanto il 10 febbraio sia una data in cui doverosamente si ricorda il dramma dell'esodo giuliano-dalmata, questo non basta a fare completa giustizia. Quindi, in conclusione, chiediamo che alle promesse espresse durante le cerimonie pubbliche seguano adeguate azioni concrete tese, appunto, a "rivitalizzare" una positiva e completa soluzione per le problematiche espresse dagli esuli giuliano-dalmati e dai loro discendenti.

RingraziandoLa per la Sua attenzione porgiamo i nostri più cordiali saluti

Axel Famiglini, ML Histria

Ci hanno risposto...


Le garantisco il mio impegno e quello dell'on. Di Pietro, con cui ho predisposto una interrogazione urgente sul tema, che presenteremo non appena il Ministro Frattini annuncerà la sua presenza al "question time".

Cordiali saluti

Carlo Monai


La mia famiglia ha sempre nutrito rispetto e amicizia per quei cittadini italiani che, soli, pagarono il conto della sconfitta della guerra fascista.... Io stesso nella mia città, Crema, ho amici di origine Dalmata, se mi segnala i dettagli mi farò volentieri portavoce all'interno della Lega Nord Padania delle vostre istanze. Riterrei altresì necessario non solo operare nel senso degli indennizzi ma ancora di più, visti i nuovi confini europei, per affermare una politica di sostegno e tolleranza per le comunità istriano dalmate ancora presenti nei paesi della ex Jugoslavia, anche facilitando il ritorno di coloro che volessero, nei territori dei padri. Questo non come affermazione di un'italianità nazionalista ormai superata dal tempo, ma come affermazione che l'Europa "è" solo nella sua composita diversità, diversità che storicamente prevedeva una convivenza di più culture sulla sponda orientale dell'adriatico. Non dobbiamo accettare che gli sbagli del passato nazionalismo italiano diventino ora pretesto per un analogo comportamento da parte delle autorità slovene e croate. Pertanto se voleste sottopormi proposte in tal senso, me ne farò più che volentieri carico.

ALberto Torazzi, gruppo Lega Nord Padania.

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La nostra risposta:

Gentilissimo On.Alberto Torazzi,

La ringraziamo sentitamente per la Sua risposta. Le azioni da intraprendere a favore della causa giuliano-dalmata sono molte.
Per prima cosa vorremmo riprendere il discorso dei beni perduti dagli esuli giuliano-dalmati.
In poche righe la situazione è la seguente: a 61 anni dal trattato di pace che ha radicalmente mutato il confine orientale dando vita ad un esodo di massa della popolazione da regioni fino ad allora a maggioranza istroveneta, il problema dei beni che gli esuli che hanno dovuto abbandonare a causa della pulizia etnica messa in atto dalla Jugoslavia comunista e da questa nazionalizzati (dato che l'Italia di allora li cedette alla Jugoslavia, ai danni dei legittimi proprietari, come pagamento dei debiti di guerra) è ancora senza soluzione. Quelli di pertinenza alla chiesa cattolica, e dei cittadini sloveni e croati vengono restituiti ai legittimi proprietari, mentre su quelli di proprietà degli esuli tutto tace. Vero è che con il trattato di Osimo del 1976 anche la ex zona B del terrtorio libero di Trieste è diventata jugoslava, ma dell' indennizzo di 110 milioni di dollari pattuito nei successivi accordi di Roma del 1983 con cui la Jugoslavia si impegnava a risarcire i proprietari delle case e dei terreni nazionalizzati della sunnominata zona è stata versata soltanto la prima delle 10 rate previste, rendendo di fatto inadempiente la Jugoslavia. Slovenia e croazia, dichiaratesi eredi della disciolta federazione jugoslava, detengono quindi senza averne titolo le proprietà degli italiani che sono esodati, a maggior ragione nel caso dell' ex zona B, non essendo stata accettata dall' italia l' improponibile offerta slovena di accollarsi una quota del debito dalla stessa slovenia arbitrariamente stabilita rifiutando ogni rinegoziazione. E' superfluo ricordare che il rispetto della persona e quindi delle sue proprietà è tra i valori fondanti dell' Unione Europea in cui la Slovenia è stata ammessa e la Croazia aspira ad entrare, tuttavia i precedenti governi italiani non hanno inteso occuparsi di questo argomento, lasciando le vicine repubbliche libere di disporre a piacimento dei beni degli esuli. Ciò che chiediamo è la restituzione delle nostre proprietà, o, in alternativa quando ciò non fosse possibile, un equo indennizzo, stante il fatto che attualmente lo stato italiano risarcisce con 24 centesimi di dollaro al metro quadro i pochi "fortunati" che riescono ad incassarli. In alternativa agli indennizzi, la concessione di mutui agevolati, o contributi a fondo perduto per chi manifestasse l' intenzione di acquistare una casa nella sua terra d' origine potrebbero oltretutto fornire nuova linfa vitale alle comunità dei connazionali che, specialmente in Slovenia, sono ridotte a poche migliaia di persone: la millenaria presenza della cultura italiana in Istria, Fiume e Dalmazia è oggi più che mai a serio rischio di estinzione. Le notizie che quotidianamente ci giungono sono desolanti, le nostre case vengono tranquillamente vendute, ed ogni giorno che passa diminuisce il numero di quelle disponibili, un intervento del governo italiano è sommamente urgente, oltre che indispensabile.

In secondo luogo vorremmo sottoporre alla Sua attenzione la necessità che sia promulgata una legge di interesse permanente rivolta sia a beneficio delle attività delle associazioni degli esuli che nei confronti dei sodalizi che raccolgono gli aderenti alla minoranza italiana in Croazia e Slovenia. Come immagino Lei saprà la legge che finanzia le attività degli esuli deve essere riapprovata ogni tre anni, fatto che rende precaria la programmazione di iniziative proiettate nel futuro. Parimenti troviamo che debbano essere presi in considerazione tre principali punti che riassumono le urgenze relative la nostra comunità italiana residente in Istria, a Fiume, nel Quarnero ed in Dalmazia:
1. chiedere il rispetto del bilinguismo a Croazia e Slovenia nelle zone d'insediamento storico della comunità italofona.
2. chiedere agli stati suddetti il rispetto della toponomastica originale.
3. creare un fondo per interventi economici per dare un futuro ai giovani della C.I. in Slovenia e Croazia che incentivino attività tradizionali (artigianato, ristorazione-pasticceria, guide turistiche, eno-gastronomiche, ecc. ecc). Quindi sostanzialmente favorire la creazione di posti di lavoro in cui si possa utilizzare la lingua italiana quale veicolo di comunicazione principale. A tal fine l'obiettivo ultimo della nostra azione è il raggiungimento di standard di tutela etnico-linguistica paragonabili a quelli attualmente vigenti in Trentino-Alto Adige/Sud Tirol.

Rimaniamo a Sua completa disposizione per un eventuale incontro teso a sviluppare le tematiche sopraccitate nonchè altri argomenti inerenti le questioni di nostro interesse.

Cordiali saluti

MLH

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Gentile dott. Famiglini,

la sen. Luciana Sbarbati, a seguito della Sua mail, ha ritenuto di inviare al Presidente del Consiglio una interrogazione parlamentare di cui Le allego alla presente il testo. Non appena la Sen. Sbarbati riceverà la risposta, sarà mia cura fargliela pervenire.
Molti cordiali saluti
anna maria urbano
segreteria sen. Luciana Sbarbati

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

Al Presidente del Consiglio, per conoscere premesso che: