Gentile Onorevole,
per quanto possa sembrare straordinario ed incredibile ai più, a
sessant'anni di distanza dagli eventi ancora non è stato risolto il
problema dei beni perduti dagli esuli giuliano-dalmati e, fatto che
Le sembrerà ancora più strano, non sono scomparsi gli esuli
giuliano-dalmati: taluni ad oggi sono vivi e vegeti, altri vivono nel
ricordo e nelle azioni dei loro discendenti che, pur ben radicati nei
territori in cui oggi risiedono e votano, non sono disposti a mettere
una pietra sopra alla loro storia.
Una delle nostre battaglie giunta di recente a buon fine è che a
partire dall'anno 2005 è stato istituito il Giorno del Ricordo per
commemorare le vittime delle foibe ed il dramma dell'esodo
giuliano-dalmata, un giorno, il 10 febbraio di ogni anno, durante
il quale le istituzioni
colgono l'occasione per porre una pausa ai propri affari
amministrativi e
commemorare i tragici eventi che insanguinarono il confine orientale
italiano nel decennio che va dal 1943 al 1954.
Oggi leggiamo su Il Piccolo di Trieste (del 7 settembre 2008),
l'articolo, "Frattini: indennizzi agli esuli la legge va
rivitalizzata", nel
quale, in riferimento alla notizia dei cinque miliardi di dollari
promessi
quale risarcimento danni alla Libia da parte del nostro governo, il
ministro degli esteri Frattini ha dichiarato che, per quanto
riguarda i beni
nazionalizzati dal regime titino ai danni dei cittadini italiani
residenti
nella Venezia Giulia e a Zara, la legge che dovrebbe risarcire i
danni
materiali di istriani, fiumani e dalmati dovrebbe
essere "rivitalizzata".
Le chiediamo pertanto di farsi portavoce
delle nostre istanze e di verificare che tale legge venga appunto
"rivitalizzata" in maniera adeguata e, quindi, definitiva e che la
nostra
diplomazia non abbandoni l'opzione della restituzione dei beni,
qualora
ancora liberamente disponibili, da presentare agli attuali eredi
della
ex-Jugoslavia competenti in materia, ovvero Slovenia e Croazia.
Per quanto il 10 febbraio sia una data in cui doverosamente si
ricorda il
dramma dell'esodo giuliano-dalmata, questo non basta a fare completa
giustizia.
Quindi, in conclusione, chiediamo che alle promesse espresse
durante le
cerimonie pubbliche seguano adeguate azioni concrete tese, appunto,
a
"rivitalizzare" una positiva e completa soluzione per le
problematiche
espresse dagli esuli giuliano-dalmati e dai loro discendenti.
RingraziandoLa per la Sua attenzione porgiamo i nostri più cordiali
saluti
Axel Famiglini, ML Histria
Le garantisco il mio impegno e quello dell'on. Di Pietro, con cui ho predisposto una interrogazione urgente sul tema, che presenteremo non appena il Ministro Frattini annuncerà la sua presenza al "question time".
Cordiali saluti
Carlo Monai
La mia famiglia ha sempre nutrito rispetto e amicizia per quei cittadini italiani che, soli, pagarono il conto della sconfitta della guerra fascista.... Io stesso nella mia città, Crema, ho amici di origine Dalmata, se mi segnala i dettagli mi farò volentieri portavoce all'interno della Lega Nord Padania delle vostre istanze. Riterrei altresì necessario non solo operare nel senso degli indennizzi ma ancora di più, visti i nuovi confini europei, per affermare una politica di sostegno e tolleranza per le comunità istriano dalmate ancora presenti nei paesi della ex Jugoslavia, anche facilitando il ritorno di coloro che volessero, nei territori dei padri. Questo non come affermazione di un'italianità nazionalista ormai superata dal tempo, ma come affermazione che l'Europa "è" solo nella sua composita diversità, diversità che storicamente prevedeva una convivenza di più culture sulla sponda orientale dell'adriatico. Non dobbiamo accettare che gli sbagli del passato nazionalismo italiano diventino ora pretesto per un analogo comportamento da parte delle autorità slovene e croate. Pertanto se voleste sottopormi proposte in tal senso, me ne farò più che volentieri carico.
ALberto Torazzi, gruppo Lega Nord Padania.
Gentilissimo On.Alberto Torazzi,
La ringraziamo sentitamente per la Sua risposta. Le azioni da intraprendere
a favore della causa giuliano-dalmata sono molte.
Per prima cosa vorremmo riprendere il discorso dei beni perduti dagli esuli
giuliano-dalmati.
In poche righe la situazione è la seguente: a 61 anni dal trattato di pace
che ha radicalmente mutato il confine orientale dando vita ad un esodo
di massa della popolazione da regioni fino ad allora a maggioranza
istroveneta,
il problema dei beni che gli esuli che hanno dovuto abbandonare a causa
della
pulizia etnica messa in atto dalla Jugoslavia comunista e da questa
nazionalizzati (dato che l'Italia di allora li cedette alla Jugoslavia, ai danni dei legittimi proprietari, come pagamento dei debiti di guerra) è ancora senza soluzione.
Quelli di pertinenza alla chiesa cattolica, e dei cittadini sloveni e croati
vengono restituiti ai legittimi proprietari, mentre su quelli di proprietà
degli
esuli tutto tace. Vero è che con il trattato di Osimo del 1976 anche la ex
zona B
del terrtorio libero di Trieste è diventata jugoslava, ma dell' indennizzo
di 110
milioni di dollari pattuito nei successivi accordi di Roma del 1983 con cui
la Jugoslavia
si impegnava a risarcire i proprietari delle case e dei terreni
nazionalizzati della
sunnominata zona è stata versata soltanto la prima delle 10 rate previste,
rendendo
di fatto inadempiente la Jugoslavia.
Slovenia e croazia, dichiaratesi eredi della disciolta federazione
jugoslava,
detengono quindi senza averne titolo le proprietà degli italiani che sono
esodati,
a maggior ragione nel caso dell' ex zona B, non essendo stata accettata
dall' italia l' improponibile
offerta slovena di accollarsi una quota del debito dalla stessa slovenia
arbitrariamente stabilita
rifiutando ogni rinegoziazione.
E' superfluo ricordare che il rispetto della persona e quindi delle sue
proprietà
è tra i valori fondanti dell' Unione Europea in cui la Slovenia è stata
ammessa e
la Croazia aspira ad entrare, tuttavia i precedenti governi italiani non
hanno inteso occuparsi
di questo argomento, lasciando le vicine repubbliche libere di disporre a
piacimento
dei beni degli esuli. Ciò che chiediamo è la restituzione delle nostre
proprietà, o, in alternativa
quando ciò non fosse possibile, un equo indennizzo, stante il fatto che
attualmente
lo stato italiano risarcisce con 24 centesimi di dollaro al metro quadro i
pochi "fortunati" che riescono ad incassarli.
In alternativa agli indennizzi, la concessione di mutui agevolati, o
contributi a fondo perduto per chi manifestasse
l' intenzione di acquistare una casa nella sua terra d' origine potrebbero
oltretutto fornire nuova linfa vitale
alle comunità dei connazionali che, specialmente in Slovenia, sono ridotte a
poche migliaia
di persone: la millenaria presenza della cultura italiana in Istria, Fiume e
Dalmazia è oggi
più che mai a serio rischio di estinzione.
Le notizie che quotidianamente ci giungono sono desolanti, le nostre case
vengono tranquillamente
vendute, ed ogni giorno che passa diminuisce il numero di quelle
disponibili, un intervento
del governo italiano è sommamente urgente, oltre che indispensabile.
In secondo luogo vorremmo sottoporre alla Sua attenzione la necessità che
sia
promulgata una legge di interesse permanente rivolta sia a beneficio delle
attività delle associazioni degli esuli che nei confronti dei sodalizi che
raccolgono gli aderenti alla minoranza italiana in Croazia e Slovenia. Come
immagino Lei saprà la legge che finanzia le attività degli esuli deve essere
riapprovata ogni tre anni, fatto che rende precaria la programmazione di
iniziative proiettate nel futuro.
Parimenti troviamo che debbano essere presi in considerazione tre principali
punti che riassumono le urgenze relative la nostra comunità italiana
residente in Istria, a Fiume, nel Quarnero ed in Dalmazia:
1. chiedere il rispetto del bilinguismo a Croazia e Slovenia nelle zone
d'insediamento storico della comunità italofona.
2. chiedere agli stati suddetti il rispetto della toponomastica originale.
3. creare un fondo per interventi economici per dare un futuro ai giovani
della C.I. in Slovenia e Croazia che incentivino attività tradizionali
(artigianato, ristorazione-pasticceria, guide turistiche, eno-gastronomiche,
ecc. ecc). Quindi sostanzialmente favorire la creazione di posti di lavoro
in cui si possa utilizzare la lingua italiana quale veicolo di comunicazione
principale. A tal fine l'obiettivo ultimo della nostra azione è il
raggiungimento di standard di tutela etnico-linguistica paragonabili a
quelli attualmente vigenti in Trentino-Alto Adige/Sud Tirol.
Rimaniamo a Sua completa disposizione per un eventuale incontro teso a
sviluppare le tematiche sopraccitate nonchè altri argomenti inerenti le
questioni di nostro interesse.
Cordiali saluti
MLH
***
Gentile dott. Famiglini,
la sen. Luciana Sbarbati, a seguito della Sua mail, ha ritenuto di inviare al Presidente del Consiglio una interrogazione parlamentare di cui Le allego alla presente il testo. Non appena la Sen. Sbarbati riceverà la risposta, sarà mia cura fargliela pervenire.
Molti cordiali saluti
anna maria urbano
segreteria sen. Luciana Sbarbati
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Al Presidente del Consiglio, per conoscere premesso che:
1. se non intende per equità doverosa procedere rapidamente a rivitalizzare la legge che dovrebbe risarcire i danni materiali subiti da istriani, giuliani e dalmati così come ha recentemente dichiarato il ministro degli esteri Frattini.
Sen. Luciana Sbarbati
Roma, 25 settembre 2008
Caro Amico,
da tempo l'UDC e io personalmente affermiamo che bisogna affrontare con generosità il dovuto risarcimento alle vittime giuliano-dalmate.
E' un diritto che tutti i governi hanno riconosciuto senza però mettere a disposizione le somme necessarie.
Una possibile soluzione sarebbe riaprire una fase di amicizia nel rapporto con i vicini. Va aggiunto che non è possibile escludere i cittadini italiani da leggi di restituzione di beni in Istria e Dalmazia, nè è possibile porre dei vincoli al loro diritto di acquistare beni in questi territori.
A suo tempo ebbi modo di affermare che queste sono le condizioni ineliminabili per un consenso all'ingresso della Croazia nell'UE.
Vigilerò affinchè il governo attuale mantenga la medesima linea.
Rocco Buttiglione