Lettera al gruppo "De Agostini" sulla toponomastica della Venezia Giulia e della Dalmazia - 4/8/2007


Spettabile Direzione Relazioni Esterne del gruppo De Agostini

Ho recentemente acquistato la rivista GrandTour - Emozioni di viaggio Anno 1 n.ro 2 dedicata alla "CROAZIA - L'altro Adriatico" incentivato anche dal fatto che la rivista fosse edita dall'Istituto Geografico De Agostini, casa serie che ho avuto negli anni modo di apprezzare; ma già a pagina 4 e 5 della rivista in cui vi è l'indice degli articoli sono rimasto perplesso: solamente alcuni toponimi della costa istriana presentavano la toponomastica bilingue mentre non era così per le isole come per esempio Veglia, Cherso o Lesina (Krk, Cres, Hvar) o, ancor più grave, la città quarnerina di Fiume che veniva citata nella sola toponomstica croata di Rijeka. Mentre per contrasto le città dalmate di Spalato e Zara avevano la sola dicitura in italiano a cui facevano da contraltare Traù e Sebenico soltanto in croato e, ancor più strano, la capitale della Croazia era citata come Zagabria e non Zagreb.

Naturale porsi la domanda: quale criterio presiedeva la scelta della toponomastica?? Da quanto sopra detto emerge netta una risposta: NESSUNO.

Dopo questa prima perplessità sono andato a guardarmi l'articolo dedicato alla mia città natale citata correttamente Rovinj - Rovigno ma lì è stato peggio che andar di notte. S'inizia parlando della loza (con cornini sulla zeta) del Luk Balbi, della Katedrala sv. Fuma e via croatizzando la veneta Loggia, L'arco di Balbi e la Cattedrale di Sant'Eufemia (la martire calcidoniese Euphemia) .Ora non so chi sia l'estensore di tale articolo tra Monica Berno, Gianna Cecchinato, Paolo Fichera, Vanessa Tonnini, Carlo Unnia o Leandro Zoppè citati come collaboratori per i testi e le informazioni ma, da quello che scrivono su Rovigno emerge chiaramente che costoro o hanno viaggiato con gli occhi foderati di prosciutto oppure non hanno mai visto la città istriana e le "emozioni di viaggio" del sottotilo della rivista non erano che la "velina" di qualche ente croato per il turismo. Nessun accenno storico per far capire al turista italiano lo spirito della città istriana, nessun accenno al dialetto autoctono (l'istrioto) tuttora parlato da parte dei suoi originari abitanti, nè tantomeno nessun accenno alla Comunità Italiana nè alla sua bella sede nel palazzo Fabris restaurato con soldi dello stato italiano, nè alla più importante istituzione culturale della comunità italiana in Croazia, quel Centro di Ricerche Storiche diretto magistralmente dal prof. Giovanni Radossi ed anche il Museo Civico della Città di Rovigno diventava nella traduzione erroneamente Museo regionale. Nè si dice che la città per statuto comunale ha un bilinguismo integrale.

Insomma più che una rivista d'informazione GrandTour si merita l'appellativo di disinformatore turistico... Nessuna meraviglia poi che il turista italiano chieda al ristoratore, o all'edicolante, o al tabaccaio che parla italiano: "ma voi da quando siete venuti qui dall'Italia ?" per sentirsi ripondere "ma noi siamo qui da sempre!".

Il risultato è che ho gettato la rivista nella spazzatura rimpiangendo i 7 euro e 90 centesime così inutilmente spesi e commiserando ancor di più gli ignari turisti italiani che sono andati a visitare le belle cittadine istriane, quarnerine e dalmate sulla scorta della vostra rivista. Per loro, a meno di una loro propria iniziativa, varrà il detto rovignese: "El xi partì cason xì turnà baul".

Se non è chiedere troppo gradirei una cortese risposta.

Gianclaudio de Angelini

Ci hanno risposto...



Gentilissimo

Gianclaudio de Angelini

per conoscenza

Direzione Relazioni Esterne

De Agostini

Novara, 4 settembre 2007

Gentilissimo signor Gianclaudio de Angelini,

i colleghi dell’Ufficio Relazioni Esterne mi hanno girato la sua attenta e circostanziata segnalazione inerente alla nostra monografia "Croazia, l’altro Adriatico" della collana GrandTour. Desidero innanzitutto ringraziarLa per l’attenzione che ha voluto dedicarci e per la Sua garbata protesta: sono proprio le lettere come la Sua a darci stimoli e spunti di riflessione, sempre utili e importanti nel nostro lavoro.

Mi permetto, tuttavia, di dissentire con Lei su un punto. Non è vero – come Lei afferma – che nessun criterio è stato seguito nella scelta toponomastica di questa pubblicazione: abbiamo invece seguito una regola precisa, scritta in modo chiaro in una nota a pag. 32, proprio all’inizio della sezione dedicata alle località. La stessa regola che seguiamo in tutte le nostre pubblicazioni di carattere turistico-geografico, applicandola non solo ai nomi di località, ma anche ai monumenti e più genericamente ai nomi geografici.

La regola da noi scelta per l’uso della toponomastica non è semplice da sintetizzare, ma cercherò di aiutarmi con qualche esempio:

Mi dispiace che Lei, abbia “gettato la rivista nella spazzatura”, perché sfogliandola con più calma avrebbe potuto rileggere la nostra “nota sulla toponomastica” di pag. 32, dove tutto viene spiegato e chiarito.

Dispiaciuto per il malinteso, Le invio i miei migliori saluti

Marco Lissoni

Responsabile Editoriale Turismo

Istituto Geografico DeAgostini



La nostra replica...



Roma, 7 settembre 2007

Gentilissimo Lissoni

Le sono grato per la sua cortese risposta. Fa sempre piacere constatare la serietà di un istituto storico come quello della DeAgostini.

Mi consenta però di dissentire sulla sua risposta. Al di là della nota da lei citata Le faccio cortesemente osservare che il criterio corretto sarebbe di dare la doppia toponomastica per tutte le cittadine storiche nell'indice; ad incipit articolo ripetere la doppia dicitura ma, nel corpo dell'articolo, quando si scrive in italiano è corretto usare la toponomastica italiana che non è la versione italiana di quella croata, ma è quella storica.

In questo modo i turisti sono informati sia del nome attuale che quello storico al di là del fatto che lo stato croato abbia concesso o meno il bilinguismo ai nostri connazionali.

Visto che "dissente su un punto" solo, ovvero su quello del criterio usato per la toponomastica ritengo che invece Lei concordi con me sulla seconda parte della mia lettera, ovvero quella dedicato a Rovigno.

Per avere informazioni corrette anche restando seduti alla scrivania sarebbe bastato utilizzare internet e leggere la pagina in italiano del sito ufficiale della Grad Rovinj - Città di Rovigno:

http://www.rovinj.hr/rovinj/stranica.php?g=0&j=2

e non citare come fatto nell'articolo la loza (con cornini sulla zeta) il Luk Balbi, e la Katedrala sv. Fuma croatizzando la veneta Loggia, L'arco di Balbi e la Cattedrale di Sant'Eufemia (la martire calcidoniese Euphemia).

Un turista italiano che a Rovigno chiedesse dov'è la Katedrala Sveta Fuma (ammesso che un turista italiano sappia che sv. sta per sveta) farebbe ridere anche i sassi.

Mi scusi ma ho tuttora l'impressione che le informazioni, almeno per quanto riguarda Rovigno siano frutto di una affrettata lettura di qualche depliant turistico croato.

Sperando che nel futuro le mie osservazioni possano essere messe a frutto Le invio i miei migliori saluti.

Gianclaudio de Angelini
vicepresidente dell'Associazione per la cultura
istriana, fiumana e dalmata nel lazio.



La risposta...



Gentilissimo signor de Angelini,

terremo presente i Suoi suggerimenti per eventuali nuove edizioni del volume e per altre pubblicazioni dedicate all'Istria e alla costa dalmata.

Ancora ringraziandoLa per l'attenzione che ci ha dedicato,
Le invio i miei migliori saluti.

Marco Lissoni
Responsabile Editoriale Turismo
Istituto Geografico DeAgostini
Corso della Vittoria 91
28100 Novara