Lettera a "Radio Vaticana" - 27/9/2010


Sono Eufemia Budicin, addetta stampa della Mailiing List Histria, www.mlhistria.it/ organizzazione autofinanziata che ha come scopo la tutela apolitica della cultura italiana in Istria e Dalmazia.
Sono abitualmente sintonizzata sulla vostra radio di cui apprezzo molte le trasmissioni. Con un certo stupore ho ascoltato quella dedicata alla Croazia, andata in onda oggi pomeriggio. I tre sacerdoti intervistati hanno detto anche delle cose interessanti e condivisibili, ma anche molte imprecisazioni. Storicamente la Croazia non ha compreso la Dalmazia, se non per pochi chilometri di costa, e per niente l'Istria, divisa dopo la fine del dominio bizantino, di lingua latina e non greca, fra Venezia e l'Austria. I comuni istriani si rivolsero a Venezia per essere protetti dalla scorrerie dei barbari e vi si assoggettarono spontaneamente. Gli slavi sono venuti sulla costa come manodopera a buon mercato e si sono nei secoli abbastanza integrati nellla cultura della popolazione italofona autoctona, tanto da parlare una lingua molto diversa dal croato vero e proprio. Fino alla fine del 1800 anche la Dalmazia aveva una cospicua presenza italiana che, dopo la prima guerra mondiale, si era rifugiata a Zara, città duramente colpita da ben 54 bombardamenti alleati finalizzati a terrorizzare la popolazione civile. Sia durante la II guerra mondiale che dopo il trattato di pace del 1947, la stragrande parte della popolazione italofona e anche molti slavi hanno abbandonato l'Istria e la Dalmazia, viste le persecuzioni e il terrore vigenti. I trentamila italiani rimasti, sono perciò una minoranza residuale la cui autoctonia è stata riconosciuta persino dal governo croato al momento del suo riconoscimento da parte dell'Italia. Sulla sua tutela, ci sono molte riserve da avanzare, come forse i distratti turisti, che quasi mai hanno modo di leggere i cartelli coi toponimi italiani, non si accorgono. Anche nella regione istriana, il bilinguismo ufficiale regionale è negato negli uffici pubblici statali e non credo che l'affermazione del sacerdote intervistato sulla tutela esemplare della minoranza sia condivisibile. Mi ha stupito inoltre l'esaltazione acritica del cantante Mark Percovic Thompson, che combattuto nell'ultima guerra contro i serbi, ed è sempre stato accusato di simpatie filoustascia. Persino una sua participazione, il 12 novembre 2009, ad un'udienza pubblica papale, accompagnato da un monsignore croato, aveva suscitato non poche polemiche e penso non sia il caso di additarlo come esempio di buon cattolico, che significa universale. Spero che avrete modo di compensare nel prossimo futuro il vostro servizio sulla Croazia magari intervistando anche gli abitanti non croati o gli esuli dell'Istria e della Dalmazia che, spesso, proprio per non rinnegare la loro fede cattolica, perseguitata dal regime comunista jugoslavo, dovettero lasciare le loro terre.
Vi ringrazio per il vostro impegno nella conduzione della radio e invio cordiali saluti.

Eufemia Giuliana Budicin
adetta stampa MLHistria