Lettera a Sergio Romano, Corriere della Sera - 24/3/2010


Sul Corriere di oggi viene ospitato un lungo editoriale dello scrittore triestino di etnia slovena Boris Pahor. Costui come al solito si lancia, dopo aver ammesso che sì "è giusto ricordarsi dell'esilio istriano e delle foibe", in una serie di affermazioni a cui mi sembra doveroso dare una risposta. Per per poter parlare di tali avvenimenti, secondo Pahor, bisognerebbe prima narrare del genocidio culturale culturale di sloveni e croati e del loro "esodo" che lui stima in ben 120 mila unità frutto dell'Italia fascista. Ora a parte che la cifra è nettamente gonfiata e più che raddoppiata, va detto che tutto ciò non ha nulla a che fare con la tragedia del popolo istriano, fiumano e zaratino. Pahor si dimentica di dire che le maggiori persecuzioni avvennero a guerra finita e che l'esodo, quello sì, delle popolazioni giuliane ha definitavemente stravolto l'assetto etnico-culturale di tali regioni cosa che neanche 20 anni di regime fascista erano riusciti a fare e che lo scontro tra italiani e slavi in quelle regioni data almeno da metà XIX secolo (come fecero esperienza i dalmati italiani dopo la dissoluzione dell'Austria-Ungheria). Vorrei ricordare a Pahor che la Repubblica italiana è nata dall'antifascismo, ed ha oltre 60 anni di democrazia, mentre in Slovenia ed in Croazia la nostra comunità autoctona ancora vive una situazione di minorità: ampi diritti sulla carta che trovano poi nella realtà una ben scarsa attuazione. L'Italia ha fatto ampiamente i conti col passato fascista e se di una cosa va rimproverato alla sua classe dirigente è di aver taciuto per troppo tempo su quanto i suoi connazionali hanno subito nella Venezia Giulia liberata dal nazi fascismo per finire nella dittatura nazional comunista della Jugoslavia di Tito. Forse Pahor non ha ancora chiaro che imputare al popolo giuliano-dalmata le colpe del regime fascista è profondamente ingiusto come ora sarebbe ingiusto attribuire al popolo sloveno e croato le colpe del regime comunista di Tito.

Gianclaudio de Angelini
Vice presidente dell'Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio.