Gentile Redazione de "La Stampa",
scrivo a nome della Mailing List Histria (http://www.mlhistria.it), gruppo di discussione operante su
internet con lo scopo di salvaguardare lo specifico culturale istriano,
fiumano, quarnerino e dalmata di carattere italiano in base allo spirito
multietnico dei nostri tempi e senza alcuna appartenenza partitica.
Con questa mia desidero vivamente protestare per la pubblicazione della
guida "Croazia: vedere, conoscere, organizzare il viaggio - Guida Express".
Tale guida da un lato fornisce delle informazioni assai approssimative, da
un altro presenta delle affermazioni del tutto false e prive di fondamento
alcuno. La prima cosa che si può notare è che questa pubblicazione o è stata
scritta da una persona di madrelingua croata oppure è la cattiva traduzione
di pubblicazioni croate poiché non sempre l'italiano è fluente. Le
imprecisioni e le inesattezze non si contano. Mi limiterò a citarne alcune.
A pagina 85 si dice "Istria. La più grande penisola dell'Adriatico, di forma
triangolare con oltre 400 km di costa, è divisa fra Slovenia, nel tratto
nord-occidentale, e Croazia; il confine è costituito dalla catena delle Alpi
Dinariche che vanno da Gorizia, in Italia, a Rijeka."
Innanzi tutto nella guida si fa un uso alquanto confuso della toponomastica,
la quale non è sempre bilingue (italiano/croato), ignorando storia, cultura
e tradizioni dei territori che si avrebbe intenzione di presentare ai
lettori tramite la pubblicazione in esame. In questo specifico caso, oltre
ad ignorare il nome "Fiume" da associare a "Rijeka", ci si dimentica che
anche Muggia appartiene all'Istria e che quindi l'Istria in piccolissima
parte si trova ancora sotto la sovranità italiana.
A pagina 10: "I fenomeni carsici del Gorski Kotar proseguono in Istria e nel
sistema montuoso del Velebit, dove si incontrano i cosiddetti kukovi,
curiose formazioni rocciose. Talvolta la roccia, scavata negli strati
sottostanti, crolla formando bacini d'acqua oppure le Polje."
Risalta in questo capoverso la più totale assenza di riferimenti alle foibe,
perlomeno come fenomeno carsico se non come riferimento alla storia recente
delle regioni in questione.
Sempre a pagina 10: "Le isole croate sono quasi 1200, delle quali una
settantina abitate, si dispongono parallele alla costa, da nord-ovest e
sud-est; l'isola più grande è Veglia, nell'Adriatico settentrionale. Le
principali sono Krk, Cres, Rab, Pag e Losinj nell'Adriatico settentrionale,
Dugi Otok nell'Adriatico centrale, Hvar, Brac, Mljet, Vis e Korcula in
quello meridionale."
Anche in questo caso non c'è quasi traccia di bilinguismo. Un'eccezione per
Veglia, la quale tuttavia è la denominazione italiana per Krk. Nella guida
sembrerebbe che le due siano isole differenti.
Naturalmente ci sono alcuni punti in cui è evidente la fonte ideologica cui
questa guida fa riferimento ovvero la storiografia nazionalista croata.
A pagina 26: "novembre 1918 Gli italiani invadono e conquistano le città di
Pula, Rijeka e Zadar.
1920 Il Trattato di Rapallo assegna all'Italia l'Istria, Zadar, Cres, Losinj
e Lastovo.
1924 Anche Rijeka è inglobata nel territorio italiano"
Qui tocchiamo quasi l'apice. A parte che anche in epoca austroungarica i
nomi delle città sopraccitate erano tutti italiani, ma proprio qui si evince
che si sta sfruttando il punto di vista del nazionalismo più becero di parte
croata, il quale ignora, o finge di ignorare, l'italianità di città quali
Pola, Fiume e Zara. E' scandaloso che in Italia siano pubblicate delle
simili corbellerie che non hanno nulla di storico o di serio. A questo
punto, e con questo concludo, la perla finale!
A pagina 142 si scrive:
"A partire dal XIX secolo si registrò l'arrivo d'aristocratici e
amministratori italiani che influenzano a tal punto la storia della città da
escluderla dal regno di serbi, dei croati e sloveni e da lasciarla provincia
italiana fino al 1943."
Mi scusino i signori della redazione ma questa rappresenta letteralmente
'una boiata pazzesca'. I nazionalisti croati un tempo (come oggi) dicevano
che i veneziani avevano venetizzato l'elemento slavo preesistente e che non
esisteva in Dalmazia un precedente elemento latino cui i veneziani si erano
sovrapposti. Sebbene questa affermazione sia stata spesso contestata,
tuttavia possedeva un valore perlomeno logico. Invece ora si parla di non
ben noti aristocratici e amministratori italiani i quali sarebbero venuti
nel XIX secolo in Dalmazia. Mi domando innanzi tutto chi siano questi
signori e perché siano venuti proprio nel XIX secolo quando a rigor di
logica sarebbero dovuti venire all'epoca della Serenissima quando esisteva
ancora uno stato veneto (e una pubblica amministrazione) in Dalmazia. In
questo paragrafo si ignora che la popolazione cittadina di Zara era a
maggioranza italiana. Si ignora che al contrario nel XIX secolo ci fu un
primo esodo della componente italiana in Dalmazia. Tutto ciò è molto grave
dato che è un quotidiano italiano che propaganda simili affermazioni, del
tutto false ed infondate. In questo marasma però risalta una stranezza.
A pagina 87 si dice che dopo il trattato di Rapallo in Istria "fu
progressivamente introdotta la lingua slava al posto di quella italiana ,
allo scopo di fiaccare le tradizioni locali..." Rimango allibito: i croati
dicono esattamente il contrario. Non solo: non risulta a nessuno che a
Mussolini interessasse favorire l'elemento slavo rispetto a quello italiano.
Tant'è che imperversa il dibattito sul "Fascismo di frontiera" e sull'"italianizzazione
forzata" delle popolazioni slovene e croate residenti nella Venezia Giulia.
Sarà l'eccezione che conferma la regola...
Insomma: è ben chiaro che la guida da voi pubblicata fornisce delle notizie
assai approssimative se non del tutto errate e fuorvianti. A mio parere il
vostro quotidiano dovrebbe ritirare le guide ancora in commercio e rivedere
in toto i contenuti delle stesse. Da parte nostra ci offriamo di aiutarvi a
correggere le imprecisioni presenti nelle stesse e di mettervi in contatto
con altre istituzioni che possano partecipare alla stesura di una guida
sicuramente migliore di quella che è stata presentata da parte vostra ai
lettori con eccessiva leggerezza e superficialità.
Distinti saluti
Axel Famiglini, coordinatore della ML Histria