Lettera di risposta a Claudio Tonel inviata a "Il Piccolo" il 5 gennaio 2001

Nell'ambito della richiesta di una commissione di esperti da parte della giunta regionale del Lazio del presidente Storace di A.N. per valutare il grado di correttezza e di completezza dei libri di testo dedicati alla storia e delle susseguenti polemiche che questa proposta ha innescato, c'e una cosa che bisogna far emergere: il tentativo, neanche tanto coperto, di far passare questa esigenza, sentita profondamente da grandi strati intellettuali italiani (anche della sinistra), come un tentativo di voler riabilitare il fascismo.

Beh costoro, a cominciare da Claudio Tonel, si mettano il cuore in pace!

La condanna del fascismo, della sua dittatura, delle sue leggi razziali, della sua politica di potenza che ci portò al disastro della II Guerra Mondiale resta ed è totale. Mi spiace togliere loro questo velo dietro cui nascondersi.

E si tolga il buon Tonel dalle labbra l'ipocrisia della pietà per tutti i morti. Noi esuli non vogliamo e non chiediamo pietà per i nostri morti, ma giustizia si.

Io qui, e parlo personalmente, non chiedo neanche la giustizia del tribunale di Roma in cui si sta celebrando il così detto "processo delle foibe". Questa giustizia tardiva su di un vecchio a me non interessa. Quella che si richiede è la giustizia storica.

Finiamola quindi con la vulgata per cui da una parte stava la libertà e dall'altra la barbarie. Per citare lo scrittore e partigiano antifascista militante Beppe Fenoglio molti partigiani si trovarono come lui "in the wrong sector of the right side". E' inutile dire che il "wrong sector" era quello dei partigiani comunisti e che "the right side" era l'antifascismo militante. Questo è bene che sia ben chiaro.

Dietro il velo dell'antifascismo si è cercato di far dimenticare lo schema ideologico, altrettanto totalitario e liberticida, che ispirava Togliatti ed il P.C.I. d'allora. Fu grazie a questa ideologia ed all'internazionalismo socialista, che in Togliatti si traduceva in una pedissequa osservanza della linea di Stalin, che il PCI propugnò la seguente linea politica per le terre giuliane:

- Posporre a fine guerra il problema del confine Giuliano.
- porre i partigiani comunisti della regione Giulia sotto il controllo operativo dei titini.
- favorire l'uscita del P.C.I. dal C.L.N. di Trieste per entrare nel C.E.I.A.S (Comitato Anti Fascista Italo-Sloveno);

Quindi non so come il buon Tonel faccia ad avere "la consapevolezza storica che da una parte stava la libertà e dall'altra la barbarie". Noi che questa libertà abbiamo avuto il privilegio di gustarla siamo esodati in massa lasciando città e posti incantevoli per arrivare nella disastrata Italia del dopoguerra per venire accolti dai "compagni" di Tonel a fischi e sputi.

Tonel poi ci dice che "Ci sono altri che ricordano la storia drammatica dei 2000 monfalconesi andati in Jugoslavia nell'immediato dopoguerra "per costruire il socialismo" e poi duramente perseguitati nel 1948, essendosi schierati con il Cominform, di cui la sinistra avrebbe parlato solo dopo la caduta del muro di Berlino. Tutto ciò non è vero" ed infatti tiene a farci sapere che "su questi fatti ne ho scritto 20 anni fa nel volume "Comunisti a Trieste - Un'identità difficile" Ovvero nel 1980!! che coraggio, che tempestività! E ci fa sapere poi che grazie a questa ferma presa di coscienza e a dolorose "riflessioni collettive" un'autorevole delegazione del Pci: Cuperlo, Costa, Spetic (ma chi sono costoro?) andò il 6 agosto 1989 sulla foiba di Basovizza e ci fa sapere che questo tardivo atto di resipiscenza fu "fu un atto dirompente e giusto"!!

Ma per finire Tonel, dopo queste ammissioni a denti stretti, spara il suo colpo di coda: "Ma perchè non giriamo la domanda, e veniamo all'inizio di questo intervento: perchè non si richiede la doverosa autocritica alla destra triestina, più specificatamente a quella neofascista, a quella missina, a quella di Alleanza Nazionale? Qui non c'è stata alcuna Fiuggi locale".

Beh qui non c'è nessuna frittata da girare! è ora che Tonel si renda conto che le vittime delle foibe non sono nè una "cosa di destra" nè un fatto locale che riguardi soltanto Trieste o gli esuli, ma sono vittime la cui sorte fu segnata, per versi diversi, da tutti e due i totalitarismi dell'epoca: sia il fascismo che il comunismo, a cui si aggiunse poi la miscela esplosiva del nazionalismo slavo ammantato di internazionalismo marxista. E sono vittime che appartengono a tutto il popolo italiano.

Quindi si finisca di strumentalizzare le foibe, si finisca di tirare noi esuli per la giacchetta. Nessun partito politico ha il diritto di rappresentarci, le foibe sono state e restano una tragedia italiana, una ferita inferta al corpo della nostra nazione che ha comportato l'amputazione di quasi tutta l'Istria, di Fiume e di Zara ed è bene che ciò non resti un fatto localistico di stretto ambito triestino con i suoi reduci e nostalgici di ambi i schieramenti. Finitela con le meschine beghe di partito e fate riposare in pace i nostri morti, se non con una cristiana sepoltura, con la giustizia della verità. La pietà io la lascio per gli illusi che stregati da ideologie aberranti contribuirono a quella tragedia.

Gianclaudio de Angelini
del direttivo della Società di Studi fiumani

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