10 febbraio 1947 - 10 febbraio 2001
Il tutto, determinato senza mettere in pratica il tanto proclamato "diritto all'autodeterminazione dei popoli", difeso a spada tratta dal Presidente americano Wilson dopo la Prima Guerra Mondiale, principio secondo il quale vennero negate all'Italia le terre dalmate che rientravano nel famoso "Patto di Londra" cosa che diede il via alla così detta vittoria mutilata ed alla nascita di movimenti reducisti da cui prese vita il fascismo.
Lo stesso Presidente Wilson aveva proposto, allora, che la frontiera italo-jugoslava lasciasse all'Italia il versante orientale delle Alpi e quasi tutta l'Istria (la cosidetta "Linea Wilson") riconoscendo l'italianità della maggioranza della popolazione dell'Istria centro-occidentale´.
Nel 1947 invece furono proposte 4 linee di frontiera dalle diverse potenze vincitrici: bocciata, come eccessiva, quella sovietica che passava per Pontebba, Cividale e la foce dell'Isonzo, e quelle statunitense e inglese che pure modificavano ampiamente ed in favore della Jugoslavia la "Linea Wilson", ma che lasciavano però in mano italiane tutta la costa occidentale dell'Istria, da Pola a Muggia, in pratica quasi tutta l'Istria ex-veneta piú Trieste e Gorizia.
Fu approvata invece la punitiva proposta della Francia, che pur non accogliendo tutte le pretese di Tito cedeva alla Jugoslavia quasi tutta l'Istria (oltre Fiume e Zara) ed istituiva il Territorio Libero di Trieste (T.L.T.) le cui Zone "A" e"B" erano amministrate dagli Alleati la prima e dalla Jugoslavia la seconda.
Solamente nel 1954 la Zona "A" (Trieste) ritornò all'Italia, mentre la Zona "B" - ancora ufficialmente territorio italiano - continuava ad essere sottoposta all'Amministrazione jugoslava.
Nel 1975, con l'infausto Trattato di Osimo, l'Italia legalizzava anche
l'annessione de facto della Zona "B", cioé l'estremitá nord-occidentale
dell'Istria, con le città di Pirano, Isola e Capodistria, popolate
da sempre da cittadini di etnia eminentemente italiana, e la frontiera
arrivò alla periferia di Trieste.-
Ritornando al Trattato di Pace di Parigi, va ricordato che restarono
inascoltate le richieste di Riccardo Zanella, ex-Presidente dello Stato
Libero di Fiume (1920-1924) per ricostituire l'enclave italiano del Quarnero
(dei 60.000 abitanti del 1945, esodarono 55.000 optanti per l'Italia).
Restò inascolato l'appello del C.L.N. di Pola che chiedeva l'istituzione
di un Referendum per stabilire con una democratica consultazione il destino
di tale terre di frontiera. Restarono inascoltati i pressanti appelli delle
popolazioni istriane e la delegazione inviata dagli istriani, fiumani e
zaratini non venne neanche ammessa al tavolo delle trattative per dire
le sue buone ragioni. Tutto fu inutile. Le potenze vincitrici sancirono
solamente il fatto compiuto, ovvero l'occupazione militare jugoslava di
Fiume, di Zara e di gran parte dell'Istria.
L'occupazione militare fu la base per il buon diritto jugoslavo ad annettersi tale regioni senza ascoltare la voce dei suoi abitanti.
Tutto cio' provocò il piu' grande esodo mai avvenuto in quelle
terre di frontiera che pure avevano visto succedersi svariate dominazioni.
Dalle 300 alle 350 mila persone preferirono la via dolorosa dell'esilio.
Tutto ciò viene detto non per rinfocolare oramai anacronistici
irredentismi ma per ricordare alla smemorata Italia di oggi una pagina
dolente della sua storia patria. E ricordare come solamente dei lembi estremi
del territorio italiano come Briga, Tenda, l'Istria, Fiume e Zara pagarono
lo scotto degli esasperati nazionalismi e delle contrapposte ideologie
politiche.
La Mailing List Histria, sorta per la salvaguardia della storica componente culturale italiana dell'Istria, di Fiume e di Zara invita pertanto a diffondere su tutti i mezzi di comunicazione nazionali questo Memorandum che ha lo scopo di riempire, almeno in parte, il "vuoto" su questa pagina della Storia Italiana.