"La ballata della città perduta"
(Arriverderci)

di Mauro Mereghetti

Mattina d'autunno col cielo sbiadito
salpava una nave megera del mare
portava delle anime verso l'ignoto
futuro pauroso e tutti a pregare

La barca sbuffava dalla ciminiera
la gente sciamava dagli antri del porto
in tasca teneva un pezzo di bandiera
icona di un sogno che sembrava morto

Chiunque saliva sul tetro Caronte
la vecchia, l'artista, la sposa, l'amante
negli occhi pupille vagavano assenti
e lacrime solcavano i visi spenti

Non so se ci sia tristezza più grande
di chi deve compiere simile scelta
lasciare il tuo mare, le stelle e le fronde
ignaro comunque di ciò che ti aspetta

lasciare la terra dove tu sei nato
e dove hai vissuto i tuoi giorni felici
e devi scoprre che adesso è cambiato
e devi strappare le tue radici

E senza sapere se questa partenza
sia un arrivederci o forse un addio
non hai protezioni anima in trasparenza
e non ti è concesso nemmeno l'oblio

La nave ormai è piena e sta per salpare
e non si intravede la meta lontana
la nava che porta le anime in mare
sulla sua pancia ha scritto "Toscana"