L’Apocalisse di Pola

di Eriberto Scattolini

(Tratto da “L’Arena di Pola” del 12 Aprile 1986)

Armoniose arcate dell’Arena
ambrate al sole cadente
nell'opale e nel turchese
del cielo e del mare
cesellate,
Profumo antico
di alloro e di mirto
sul monte Zaro
nell'attonita quiete
del meriggio d'estate.
Chiazze rosate di oleandri
lungo la via silente
alla stazione.
Pola, città del mito
ogni notte da cinquant'anni ormai
solitario in silenzio a te ritorno,
alle tue strade anguste,
alle case vetuste
affacciate alla riva
così viva allora
così spenta ora, così morta.
A Medolino ritorno,
alle pinete serene
lambite dal mare
ora verde ora azzurro, turchino
agli scogli di bianco granito
alle sabbie dorate
alle alghe posate sul lido
dall’onda sempre tornante;
a Promontore ritorno,
a Veruna,alla nuda terra
pietrosa dell’Istria.
Dallo scalo marino
Con sordo ronzio
lento si avvicinava l’idrovolante.
Il bianco gabbiano appariva
sopra l’antico giardino
nell’estatico assolato mattino.
Pensoso accorato bambino
un groppo di pianto dal profondo
improvviso saliva.
Piangevo e non sapevo
piangevo e non capivo
che era la mia vita
ch’io vedevo la in alto passare
allontanarsi, svanire
verso loghi lontani
strani eventi
genti senza sorriso
illusioni ,sconfortato dolore.
Pola avvilita deturpata
da rozze genti d’oriente
da primordiale violenza
privata dei tuoi figli
ma immutata,viva ancora
nella stanca memoria
per i colori dei bragozzi
gli odori inebrianti del porto
i canti di giovani donne
i giochi ruzzanti dei bimbi.
Quando alfine verrà
l’ultima mia sera
non tornerà la vecchia nave
per sbarcarmi al tuo molo.
Solo l’affaticato pensiero
ritroverà la via
per ricondurmi a te
Irripetibile stagione dell’anima
incantato amore dell’infanzia felice.