L'erba verde del tempo

recensione di Anna Balducci


"L'erba verde del tempo" di Otello De Crivis è un libro da centellinare per poterne gustare la prosa poetica e lo stile perfetto. I paesaggi , le atmosfere, splendidamente affrescati, sono così coinvolgenti che il lettore ha l'impressione di calare in quel mondo che è a metà tra sogno e realtà.
La storia narrata si svolge in poche ore, ma in queste ore riaffiora tutta la vita di un uomo.
Sergio, il protagonista, è un padre di famiglia, una persona come tante altre; un giorno esce dall'ufficio e va al bar a bere un caffè, chiacchiera col cassiere, gli dice che l'indomani, giorno di festa, si propone di portare la famiglia in brughiera. Vive di piccole grandi cose, pare, e lui stesso lo crede, serenamente. Tutto normale quindi. Improvvisamente vede , attraverso la vetrina, un furgone bianco con una piccola bara che sembrava scortata da angioletti lignei e una madre, " una piccola nota nera". Questa vista fa scoppiare in Sergio una crisi probabilmente già latente. Il suo io si sdoppia ed ha inizio un monologo o meglio un dialogo interiore. La voce dentro di lui mette in risalto la sua inquietudine di uomo, l'esistenza che si è costruito gli appare meschina. Torna alla sua mente l'amico Livio, creatura libera e senza le inibizioni che hanno segnato fin dall'infanzia la vita di Sergio "ragazzo perbene cresciuto in una normale famiglia" (pag. 17) Un po' alla volta altre persone escono dal suo passato e lo avvolgono, lo fanno sentire meno solo. "Ti ricordi Sergio?- dice la nonna "Un'allodola curva sotto il peso delle proprie sofferenze" (pag. 21). Una vecchina dall'aria dimessa e triste, povera , ma ricca d'amore, che lo prende affettuosamente per mano. Come Livio rappresenta l'uomo libero che Sergio vorrebbe essere, così la nonna- e più tardi Sonia dalla voce roca- rappresenta il suo bisogno di tenerezza.
Nonostante il desiderio di evadere Sergio giunge a casa dove lo attendono Lina, la moglie e il figlio Faustino. Vedendolo la moglie lo apostrofa contrariata "Finalmente sei arrivato!" ( Pag.22) Il bambino è malato, lei deve uscire per comperargli le medicine. I due coniugi ci appaiono subito come due persone che, pure amandosi, non sono fatti per intendersi . Lei è pratica , precisa, e spesso insofferente verso questo marito sognatore.
Appena la donna torna, Sergio esce, ha bisogno di un respiro più ampio, ma il suo desiderio di ribellione non è chiaro neppure a lui; la vita tra le quattro mura della casa situata nella sua strada di periferia, sua " Non perché vi ero nato, ma perché, come un uccello migratore, vi avevo costruito il nido." (pag. 45) lo fa sentire prigioniero, ma anche sicuro.
Così vaga per la città e si interroga su se stesso, cerca di spiegarsi l'inquietudine che lo ha preso. "Forse così, a poco a poco, potrò capire e salvarmi.. Salvarmi da questo galleggiamento amorfo in balia del grande flusso.." ( pag. 36) Altri personaggi del passato lo inseguono, torna la nonna che dà le briciole ai passeri, giunge Sonia dalla voce roca, ma la sua mente continua a dialogare con Lina, la donna che lo ama, ma non lo capisce e da cui alla fine Sergio, dopo la breve evasione, torna.

L'erba verde del tempo
Di Otello De Crivis
Edizioni tempo sensibile