Storia di un antico borgo dell'Istria
Ricordi di Gallesano

recensione di Anna Balducci


Ricordi di Gallesano è il testamento spirituale di Don Giordano Tarticchio, sacerdote, nato a Gallesano nel 1910 e morto esule a Pordenone nel 1992.
"Questo libro cerca di ricreare il passato. Di tenere vivo dentro di noi il processo storico interrotto, e fa sì che in qualche modo si riattivi."
Così dice Piero Tarticchio nella sua bella introduzione del libro e certo a ricreare il passato Don Giordano Tarticchio c'è riuscito egregiamente con questa accurata e minuziosa ricerca da cui trasuda amore per la sua terra natale.
Dopo un storia di Gallesano che inizia nel 177 con la sconfitta di Epulo, re degli Istri da parte di Gaio Claudio Pulcro e termina ai giorni nostri e una rassegna delle chiese e delle parrocchie, l'autore passa a parlare dei parroci e delle confraternite intramezzando le liste di nomi con gustosi aneddoti - mi riferisco in particolare a Scherzi da prete - in cui dimostra uno spiccato senso dell'umorismo.
Interessante il capitolo in cui parla dei cognomi e della loro origine che è, per lo più, di matrice latina; come del resto il lessico gallesanese che é una delle tante varianti del dialetto arcaico istrioto la cui origine va ricercata fin dal tempo in cui le legioni romane giunsero in Istria.
Mi ha colpito nel capitolo che tratta di Costumi, abbigliamento e folclore la descrizione dell'abbigliamento delle donne che, nei giorni di festa, portavano in capo una ricca acconciatura su cui venivano infilati degli spilloni a raggiera lavorati in filigrana d'argento. Ho pensato "Le donne di Gallesano si agghindavano come Lucia Mondella."
Ci sono poi illustrate l'antica cucina con i suoi piatti tipici e le usanze del paese, tra le quali spicca L'uccisione del maiale, avvenimento di grande festa in una società contadina,- in una terra povera, su un territorio fatto di pietre e di vento- una cerimonia quasi- a cui era invitato ad assistere tutto il parentado. Al termine della giornata il maiale era trasformato in luganighe, mule, lardo, pancette, spallette, prosciutti e filetto, ombolo, nonché…dopo una serie di operazioni che si protraevano nel tempo….. nel mitico prosciutto.
Curiosa l'abitudine di conservare la lingua fino al giorno dell'Ascensione perché si pensava che potesse prevenire il mal di schiena.
Nel capitolo che tratta del mondo dell'infanzia, ho trovato con molto piacere filastrocche, giochi di bambine. Quante volte ho fatto la conta con:
Ai bai, tu mi stai
Tie mie, compagnie…
Suoni che mi affascinavano, anche perché immaginavo che avessero un significato recondito.
Ma non ho trovato solo le filastrocche della mia infanzia, ma una miniera di cose dimenticate, di parole che non sentivo da tempo come : el xe tartaifel, sina, peck…