Irredentismo Adriatico

recensione di Anna Balducci


Angelo Vivante è nato da una ricca famiglia triestina l'11 agosto del 1869. Si è laureato in legge e per molti anni è stato relatore de "Il Piccolo". Divenuto socialista dopo aver seguito in qualità di giornalista le conferenze indette dal Circolo di Studi Sociali, ha assunto la direzione del "Lavoratore" ed ha guidato questo giornale con impegno e intelligenza rinunciando ad ogni compenso pecuniario. La pubblicazione di "Irredentismo Adriatico" ha sollevato a suo tempo indignazione nel campo liberale ed irredentista, ma oggi questo libro viene considerato un prezioso contributo alla storia della vita politica di queste terre. Angelo Vivante è morto suicida il 1° luglio 1915.

La prima edizione del libro fu quella vociana del 1912 a cui seguì un'edizione francese stampata a Ginevra nel 1917 ed un'altra del 1954.
A me è capitata tra le mani l'ultima, stampata nel 1984 dalle Edizioni " Italo Svevo" di Trieste e mi ha colpito la serietà e la profondità dell'indagine.
Nella prefazione l'autore ci spiega che vorrebbe contribuire " a ciò che finora nel regno d'Italia non si è fatto mai: studiare e discutere l'irredentismo, fuor d'ogni peste retorica e pseudo - letteraria, col minimo di passione consentito agli umani."
"Irredentismo Adriatico" è stato scritto in condizioni assai diverse dalle attuali, La Venezia Giulia e tutto l'Adriatico orientale facevano ancora parte dell'impero austro-ungarico, ma già allora il Vivante era cosciente che le nazionalità che si sarebbero disputate il predominio nella zona sarebbero state l'italiana e la slava.
L'autore pone il problema senza pretendere di risolverlo a qualunque costo, quello che egli auspica è una convivenza pacifica fra uomini etnicamente diversi, insediati a ridosso di un confine più volte e non pacificamente disegnato.
La sua trattazione inizia nel 1779, data in cui egli situa la nascita del " movimento unitario italiano" ( Una Delegazione italiana si recò a Parigi al Consiglio Legislativo dei Cinquecento per chiedere una dichiarazione in favore della libertà e dell'indipendenza dell'Italia).
Ma solo con la terza guerra d'indipendenza (1866) nasce, prima in Istria e poi a Trieste, l'idea nazionale italiana e , di conseguenza, vi è un primo risveglio slavo. Il Vivante infatti sostiene che fu l'impegno italiofilo a far nascere il nazionalismo slavo.
I tentativi germanificatori che aveva messo in atto l'Austria erano falliti, per la mancanza di un sostrato locale, restavano le due culture, quella slava e quella italiana. Le popolazioni slave, prevalentemente incolte, in un primo periodo furono assimilate dalla cultura italiana tradizionalmente superiore, ma poi l'ascesa economica di numerosi esponenti slavi, comportò in queste genti un'accresciuta coscienza nazionale, per cui nacquero le lotte per la scuola in lingua rispettivamente italiana o slava.
Nacquero così la Lega Nazionale e la Cirillo e Metodio, la prima, secondo l'autore, per continuare l'opera di assimilazione, la seconda per impedirla.
Grande alleato della causa slava fu la Chiesa Cattolica, non dobbiamo dimenticare che a Roma viveva prigioniero volontario Pio IX.
Il Vivante, che per le sue idee politiche ha sempre considerato la questione economica più importante di quella nazionale, passa ad esaminare gli aspetti economici del problema, sottolinea l'importanza del protezionismo statale nei traffici triestini e giunge alla conclusione che l'Italia non potrà giovare allo sviluppo di quel porto. La situazione attuale dimostra che le deduzioni del Vivante sull'importanza dei privilegi erano fondate.
Alle volte però le sue previsioni sono errate, il Nostro era infatti così convinto della solidità dell'Austria da auspicare la nascita di un terzo stato asburgico( dopo l'Impero d'Austria e il Regno d'Ungheria) capace di inglobare anche la Serbia e il Montenegro dotato di ampia autonomia locale.
Molte affermazioni del Vivante sono discutibili ( il suo scritto provocherà come ho già detto molte polemiche) , ma il suo scopo era quello di dimostrare che , poiché nella Venezia Giulia vi erano due irredentismi, un'annessione all'Italia non sarebbe stata priva di problemi e che inoltre tale annessione sarebbe stata economicamente dannosa.
Anche se non tutte le idee del Vivante sono condivisibili, il suo libro è senza dubbio ancora valido e offre spunti di riflessione su argomenti di attualità.