L'uomo di Kos

recensione di Anna Balducci


Nell'uomo di Kos Diego Zandel riconferma la sua capacità di sviluppare un intreccio pieno di azione e di colpi di scena ,capacità che già aveva dimostrato ne "I confini dell'odio."
Il protagonista, il giornalista di cronaca nera Sebastiano Muti, figlio di madre greca e di padre italiano, è un uomo in crisi sia personale che professionale. Si reca a Kos con la scusa di risolvere un problema di eredità, in realtà per ritrovare forza ed equilibrio nei luoghi in cui ha trascorso la sua infanzia. Il ritrovamento dei cadaveri di un uomo e di una donna su una spiaggia deserta, gli darà la possibilità di indagare e di riprendere con successo la carriera di giornalista. .
Alla fine le due vicende, quella umana del protagonista e il duplice omicidio, si risolveranno nello stesso momento e Sebastiano, dopo aver visto la morte in faccia, riuscirà a trovare un nuovo punto di equilibrio e apprenderà "A non stare più alle finzioni della vita, a guardarsi dentro.""(pag. 243) "L'uomo di Kos" non è solo un romanzo giallo, o forse lo è alla maniera di Simenon per come l'autore sa rendere le atmosfere e caratterizzare i personaggi. Le avventure del protagonista, riescono a tenerci col fiato sospeso, ma quello che ci resta dentro dopo aver letto il libro è l'isola di Kos che fa da sfondo a queste vicende assieme alla costa turca le cui luci brillano nella notte al di là del mare e i personaggi che la abitano e che ne fanno parte integrante. Come non ricordare quel mare dalle tonalità che mutano dall'azzurro al verde al violaceo fino all'oro splendente per i riflessi del sole (pag. 45), il profumo della salsedine e quello della cucina (odori del forno, dello zucchero vanigliato, del caffè) descritto così bene che par quasi di essere lì a godercelo! L'isola è abitata dai Greci, ma c'è anche una piccola minoranza di Turchi che nel '74, all'epoca dell'invasione di Cipro, furono spinti a far fagotto e ad andarsene in quei villaggi le cui luci brillano di notte al di là del mare. I ricchi se ne andarono, quelli che rimasero sono i Turchi poveri, una minoranza oppressa, vittima di pregiudizi. Kamateros, il poliziotto corrotto che fu già un torturatore all'epoca dei Colonnelli, cerca e riesce a trovare, proprio tra loro, un colpevole, un povero cameriere che, oltre ad essere turco , è anche omosessuale, quindi due volte diverso.
Ma se Kamateros è una figura negativa, di fronte a lui si erge Stavros, cugino di Sebastiano, forte , generoso ed equilibrato, fedele negli affetti e nelle amicizie. Stavos è un ex campione di lotta greco romana e, all'epoca del Colonnelli, si è rifiutato di partecipare alle Olimpiadi per non rappresentare quella Grecia che non era la sua e che, per questo gesto, è stato imprigionato e torturato proprio da Kamateros. Fra i personaggi maschili vorrei ancora citare i due Patanè padre e figlio. Sono entrambi malavitosi, direi mafiosi, ma nel padre c'è ancora un sentimento umano, ha conosciuto la gentilezza nella persona della madre di Sebastiano e ne porta un tenero ricordo. Nel figlio non c'è nulla di questo, eppure il figlio ha avuto la possibilità di istruirsi, non ha dovuto guadagnarsi la vita fin da piccolo come il padre.( emblematica la descrizione delle due case, quella del vecchio è una casa di un nuovo ricco con un'architettura e dei colori completamente avulsi dal paesaggio, mentre quella del figlio è circondata da muretti a secco e dipinta di bianco come le altre case dell'isola). Ma forse non è la cultura a rendere migliori le persone. I personaggi femminili sono dolenti, vittime rassegnate.
"Io sono una donna greca.. di quest'isola. Il coraggio ce l'hanno sottratto quando siamo nate." Dirà al protagonista che la esorta a ribellarsi ai ruoli fissi e ai falsi obblighi che la rendono schiava la bella Vasso(pag.245) accettando il suo destino di sottomissione.
Un discorso simile farà la zia Stavrula , anche lei come Vasso e come le altre donne dell'isola, ha dovuto subire un marito padrone che la famiglia le ha scelto, ma che pure, nella vecchiaia, grazie a una felice vedovanza, sembra aver trovato la serenità. Deliziosa questa vecchietta soprattutto nella scena in cui la vediamo vergognosa e imbarazzata di fronte al nipote che l'ha sorpresa a comperare biancheria intima da un venditore ambulante! Per lei ,come per zia Ianula, sua sorella, i mutandoni di lana o cotone che scendono fino alle cosce e i capienti reggiseni che vende Mustafà il turco sono decisamente oggetti troppo sexy.
Zandel ha un tocco particolare nel tracciare le figure femminili.
Spero di aver dato un'idea chiara del libro, che è un giallo, ma non solo un giallo, la natura , gli abitanti, tutto è strettamente legato e ci fa conoscere un mondo, una mentalità, una sofferenza. Direi che Kos è un microcosmo in cui possiamo trovare in piccolo le bellezze, le sofferenze, le ingiustizie, i pregiudizi, le generosità di tutto il mondo.