La nascita della prima Europa

recensione di Anna Balducci


Mi sono avvicinata con una certa preoccupazione al libro di Giovanni Maracchi " La nascita della prima Europa", l'argomento mi attirava, ma temevo fosse ostico per me. Poi, man mano che proseguivo nella lettura, mi ci sono appassionata, certo non sono un'esperta in materia e forse non ho capito tutto, ma questa storia di migrazioni di popoli antichi, di imperi edificati e distrutti mi ha affascinato tanto che ho finito col leggere il libro con enorme interesse come fosse un romanzo.
Attraverso i toponimi l'autore segue le tracce delle stirpi del bronzo, che, partite dal basso Oronte in Siria, si spostarono fino all'alto Adriatico per poi diffondersi, dalla Dalmazia e soprattutto dall'Istria, nelle penisola e nel resto d'Europa. Il passaggio di questi popoli medio orientali è riconoscibile non solo dai reperti strumentali, ma dai toponimi e dalle strutture abitative di tipo egeo, come i castellieri dell'Istria, del Friuli e del Veneto. Queste stirpi, dette dei Torques, ( Il torque è una verga di bronzo piegata a cerchio con le due estremità appiattite e arrotolate a voluta che veniva portata al collo o al braccio), giunsero da noi tra il 5000 e il 2000 avanti Cristo spinte dalle guerre che precedettero e seguirono la distruzione di un grande impero, quello di Agade, fondato da Sargon il grande. Il clima di insicurezza che si era instaurato nelle zone di origine li spinse alla ricerca di nuove terre da poter coltivare e di miniere da cui poter estrarre i minerali. Questo avvenimento fu di enorme importanza per l'Europa dove queste stirpi, oltre alla tecnica del bronzo, portarono "quelle capacità di iniziative imprenditoriale, - nettamente differenziate da quelle di altre razze umane- che rimarranno, attraverso i millenni, una costante tipica nel pur variegato miscuglio etnico delle genti europee." (pag.131)
Infatti i portatori di torques , tecnicamente più evoluti, in possesso della tecnica del bronzo, dettero la loro impronta non solo alla civiltà delle terra-mare, ma anche alla successiva civiltà appenninica che si espanse verso il sud.
Era abitudine di questi popoli di allontanare dal gruppo di origine i figli divenuti adulti, i quali si trovavano un altro territorio in cui vivere. Un po' come fanno alcuni carnivori, in cui i giovani, giunti a maturità, si trovano un altro territorio di caccia. Il nuovo gruppo portava un nome simile , ma non eguale a quello dei padri. Per esempio l'etnico Luba si muta in Lova e in Lupia. E' questa una delle ragioni della grande diffusione dei portatori di torques.
L'Istria fu un territorio in cui questi popoli fecero tappa e in cui lasciarono, a testimonianza del loro passaggio, alle sponde e alle valli i nomi della stirpe a cui appartenevano, e alle vette delle catene montuose i nomi dei loro dei. Dai Sechi o Sicani , popoli partiti dalla Siria, che probabilmente sbarcarono vicino al fiordo dell'Arsa, prende nome il monte Siculi, il Monte Sicanie e le località Sicùl, Siculett. Anche Fiume e Trieste, che si trovano al centro dei due maggiori golfi, furono due punti di approdo e presero il loro nome da uno di questi popoli. I Tarsi infatti sbarcarono alla foce dell'Eneo e fondarono sulla destra il primo centro urbano del Carnaro: Trasatica, che poi divenne la città di Fiume, e sulla sinistra il castello di Tarsat ( Tarsatica). Fino al '700 si credette che la torre, unico avanzo del castello, fosse di origine romana mentre, in realtà, era pre- romana ed aveva a suo tempo fatto parte di una costruzione che , più che a un castello, assomigliava a un nuraghe, con un recinto fortificato contenente all'interno abitazioni e forni di fusione per i metalli.
" E' presumibile -scrive il Maracchi - (pag.71) che raggiunto il Carnaro e l'isola di Cherso, questi navigatori Torques, compissero il periplo della penisola istriana toccando il golfo più settentrionale dell'Adriatico, quello di Trieste."
Trieste, Targeste, fu fondata da un gruppo di Tarsi i quali probabilmente provenivano dal castelliere di Trasat. Il suo nome fu formato dell'etnico Tarsha ( lo stesso di Tarsos).
Nell'ultimo capitolo l'autore traccia in breve la storia degli ultimi avvenimenti che sconvolsero quelle terre. Il libro termina con una parola di speranza. Il diktat di Londra strappò all'Italia la penisola istriana e le isole del Carnaro, terre che erano state abitate , fin dalla preistoria, " da genti appartenenti alla civiltà italica. Senonché la storia continua il suo cammino, scortata dalla Nemesi, che corregge le storture ed equilibra le ingiustizie." ( Pag.196)
Ho dato solo un saggio dello scritto del Maracchi che parla di tanti altri popoli che giunsero in epoca remota in Europa, come i Plavi che popolarono il Cadore, i Tasci, i Tarsha adoratori di Tarhun, il dio delle tempeste e tanti altri ancora che ci portano il ricordo di un tempo antico e pieno di fascino.

Giovanni Maracchi "La nascita della prima Europa"
I toponimi del bronzo dal medio oriente al nord d'Italia attraverso l'Istria
Edito a Trieste dal Libero comune di Pola in esilio