"Signor, il marinaio l'aspetta" Cronache di viaggio in Istria e Dalmazia

recensione di Louise Belulovich


"Signor, il marinaio l'aspetta" Cronache di viaggio in Istria e Dalmazia
a cura di Marina Petronio
Testi di

M. Band
G. Baumberger
H. Fink
A.Lasciac
I. Lowenthal
H.F. Mayer
G. Martin
C. Morgenstern
H. Noe`
W. Oels
F. Raffelsperger
H. Stieglitz
J. Stradner
F. Umlauft
H. Waitzbauer
G. Windisch - Graetz
D. Winkler

Edizioni della Laguna
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MARINA PETRONIO
Nata a Trieste dove si e` laureata in lettere classiche ed ha compiuto studi musicali. Pubblicista, studiosa di Storia della Musica` autrice di numerosi articoli, saggi (Pasquale Besenghi critico romantico, Lettere inedite di Gioacchino Rossini, Federico e Luigi Ricci e Alberto Randegger, studi sul periodico triestino "La Favilla" 1836-46, ecc.).

Il viaggio, la memoria
A leggere le pagine che qui si presentano, di autori diversi di lingua tedesca, pagine dedicata all'Istria, a Fiume, alla Dalmazia, si ha una sensazione curiosa, com se ci trovassimo di fronte a descrizioni di terre in qualche modo aliene, sfumate in tempi remoti, a volte incomprensibili, qualche volta con accenti fiabeschi. Gli autori sono viaggiatori, colgono della realta`, o di quella che pare la realta`, gli spunti che colorano la pagina, che sfiorano una memoria vagamente poetica. ",,,La flora della Dalmazia", annota Baumberger, "e` una generosa dispensatrice di aromi buoni ed intensi, specialmente di tipo resinose; le medesime piante profumano qui in maniera incomparabilmente pervasa: non si tratta pero` di profumi come di rose o fiori d'arancio, ma come il rosamarino o la mirra..." da Rinaldo Derossi

Premessa

Sfogliando tra titoli di libri che hanno per tema l'Istria e la Dalmazia, presso la Biblioteca Civica di Trieste, il mio interesse si e` rivolto principalmente a testi in lingua tedesca riguardanti impressioni di viaggi, guide, di autori diversi per epoca e provenienza. Ritengo infatti che un'approfondita conoscenza dela regiona Giulia non possa prescindere dall'esame di gran quantita` di materiale storico - e Trieste in paricolare - dospongono. Cio` vale specialmente, a mio parere, per l'Istria e Dalmazia, le cui tragiche vicende sono diventate in questi ultimi anni continuo oggetto di studio e di attenzione, poiche proprio dallo spoglio di testimonianze inedite, da descrizioni di vita quotidiana, si ricavano elementi che avvalorano l'ipotesi di unmalesssere esistenziale dalle radici antiche e di un epilogo drammatico gia` latente.
Oltre ai diari di viaggio consultati alla Biblioteca Civica, altri ne ho acquistati per caso, in botteghe antiquarie a Trieste ed all'estero, cosicche` questa raccolta non corisponde ad un preciso criterio di scelta o di catalogazione ma piuttosto ad una curiosita` collezionistica. In line generale, ogni volume preso singolarmente e` di grande interesse a varebbe la pena di essere tradotto integralmente; da tante 'voci' emerge in effetti un affresco affascinante nella descrizione di vasti paesaggi di colori della vegetazione e del mare. I viaggiatori citati, che da Austria, Svizzera, Germania, si portano versi il sud, sono animati da motivazioni diverse; hanno solitamente quale meta prefissata la Dalmazia e oltre, per cui il passaggio in istria diventa casuale. Gli scavi archeologici in dalmazia, attirano ad esempio , la prevalenza degli studiosi, anche se scopriamo un'Istria che nella prima meta` dell'Ottocento e` ancora straordinariamente ricca di reperti storici ed artistici.
Altre giustificate motiper un viaggio a Sud sono quelle di salute, ed in tal caso le localita` preferite anche da personaggi famosi ed importanti sono Portorose, Abbazia. Esistono inoltre interessi rivolti alle scienze naturali, all'entomologia, alla fauna presenti sul territorio istriano. Prezioso specchio di vita e` rappresentato pure dalle memorie di chi ha speso una vita al servizio della burocrazia regio-imperiale, ed infine anche la nostalgia costituisce occasione di unviaggio che ripercorre i grandi itinerari storico-geografici dei territori un tempo sotto la dominazione asbugica.
Nella traduzione mi sono attenuta al significato letterale, senza modificazioni o aggiunta alcuna, per rispettare lo stile e le diverse epoche a cui appartengono gli scrittori.
MARINA PETRONIO"

"La gente....gli italiani hanno una grande passione per il gioco" "Carnevale Pola"....Max von Rottauscher, giovane ufficiale di Marina a Pola, nel 1866, cosi` descrive il carnevale nella vecchia Pola: "Solo se era molto allegro, qualche ufficiale entrava in sala per ballare in incognito. In tal caso l'anonimo indossava la divisa alla rovescia, in modo che l'oro e i gradi restavano all'interno e il vestito sembrava completamente civile. Lampade a petrolio mandavano un fumo denso per il locale, in cui quasi si soffocava a cause della polvere che vi veniva sollevata. Le maschere maschili erano marinai o operai dell'arsenale avvolti in un lenzuolo, oppure con una gonna femminile addosso, senza aggiungere nient'altro. I "Domino" femminile a discrezione ed a secondo dell'eleganza, indossavano semplicemente un accappatoio o una gran toilette, e dalle finestre ammiccavano, protendendosi verso i passanti una crinolina, stivaletti con elastico, o scarpine scambiate e giacche da uomo. Bevevano vino, bottiglie di birra, grappa o spirito con lo zucchero. E tutta la compagnia saltava e scalpitava come se fosse scappata dal manicomio".

H.F.Majer"

"Sposalizio a Pola"...Mi sono quasi dimenticato di raccontarvi che la sera scorsa, ho trascorso un paio di orette proprio piacevoli, invitato ad un matrimonio istriano. Com'e` abitudine da queste parti, anche quando la famiglia e` benestante ed ha pure spazio sufficiente in casa, esso ha avuto luogo nella sala della trattoria.
La sposa, una giovane istriana, si teneva secondo la consuetudine, in compagnia di due, per cosi` dire, madrine scelte, senza la cui scorta non le era permesso un passo, sia pure per essere invitata a ballare; un invito del genere, pero`, non puo` venire rivolto d un altro se non dopo avere ottenuto un chiaro assenso dello sposo.
La ragazza portava i folti capelli neri divisi sul capo, raccolti in una crocchia sulla nuca, da cui, due graziosissime trecce si sollevavano sulla fronte per unirsi sopra le orecchie; un fine velo di pizzo bianco, fermato sulla sommita` della testa da spilloni d'argento, offriva, ricadendo sulla schiena, un pittoresco gioco di pieghe; all'infuori di questo, nessun ornamento sul capo.
La coroncina di fiori intrecciati, altrimenti adatta non era pero` adeguata al ceto sociale da cui proveniva la giovane sposa e la coroncina del mirto, che da noi in occasione delle nozze ha un ricco significato, in queste terre ed ancora piu` a sud, in tutta Italia, che e` pure patria del mirto, e` completamente sconosciuta. Soltanto una giovane cameriera che era vissuta per un certo periodo presso dei parenti a Trieste ed aveva fatto tesoro di quanto aveva imparato di mondo, si ricordava di avere sentito qualche cosa al riguardo.
Le altre ragazze portavano tutte i capelli alla foggia della sposa. Prevaleva tra i piu` un comportamento assolutamente disinvolto. Negli abiti predominava il rosso: dal piu` tenue rosa del vestito da sposa, passando per le varie sfumature, sino al rosso piu` squillante. Sulla comune tendenza della moda, di portare la vita alta, anche qui c,e` ben poco da aggiungere, solo una damina con i riccioli a tirabaci, sfoggiava un esile vitino ed era anche l'unica a vestire di bianco.
Lo sposo, un gran bel giovinotto con una giacca blu nuova di zecca, non si sentiva affatto a disagio per la sua goffa andatura e, specialmente nei giri di danza era ben fermo sulle gambe. Un suo frequente risolino di compiacimento tradiva quasi il trionfo assaporato in silenzio nei confronto dei rivali. Soltanto verso una persona, il suo contegno si manteneva deferente e riservato: il padrino. Quest'ultimo - il compare d'anello - era, nel nostro caso, un personaggio dai bei modi e di bella presenza. Nelle nozze istriane, il compare ha il compito di presiedere ed organizzare il tutto: musica, rinfresco, bevande, danze; il suo incarico e` tanto gravoso quanto dispendioso, cosicche`, sia nello scegliere che nell'accettare, si va con molta cautela.
Abitualmente si cercano persone nella cerchia molto vicina alla sposa, da cui si ha la sicurezza di non ricevere un rifiuto. La piccola damina ciarliera mi racconto che, il compare era pure fratello della sposa e per questo la festa ed il resto avevano un'impronta elegante. La sera precedente c,era stato un altro sposalizio ma accompagnato dalla zampogna a da un cembalo, stavolta pero` era lei stessa che aveva indotto il fratello ad invitare un complesso di strumenti ad arco.
In effeti, l'insieme del contrabasso, dei due violini e chitare suonava proprio bene ed affiatato. Avrei saputo molto di piu` sugli usi e costumi del posto se la mia loquace vicina non fosse stata invitata a ballare. Cosi` ebbe inizio la cosiddetta Diabolezza, un via di mezzo tra la controdanza a la mazurca; la musica assomiglia a quella del ballo di mio nonno, che io ancora ricordi chiaramente dai tempi della mia infanzia, quando egli dava l'avvio ai balli di casa, che si concludevano poi invariabilmente in un comune cotillon. Subito dopo la Diabolezza, segui` la manfrina, per meta` valzer e meta` scozzese, la solita danza popolare che lei ricordera` sicuramente dai balli mascherati a Venezia. Molto gradevole, tra le danze, e` stata la furlana che fu ripetuta varie volte, molto assomigliante al cottilon; e` seguito quindi un giro con due sedie nel mezzo su cui`, una coppia tra le ultime a volteggiare e quella successiva, scegliee viene scelta; da cio` si chiama anche ballo della carega.

H. Stieglitz"