Stralci di Memorie

recensione di Gianclaudio de Angelini


Nella collana “I luoghi & i giorni” (SBC Edizioni ) è recentemente uscito un interessante libro di memorie ad opera di Antonio Neumann (Tonci), un fiumano “patoco” nato nella città quarnerina nel 1924.

Libro che si legge tutto d’un fiato dato che nelle sue 229 pagine sono distillati i ricordi di una vita intensa raccontati con una originale forma stilistica saltabeccando da un periodo all’altro senza seguire uno stretto nesso temporale ma seguendo gli intimi impulsi di questo ancor vigoroso fiumano di 84 anni che attualmente vive a Fano ed è ancora sulla breccia partecipando attivamente alla vita della Mailing Histria, un foro telematico che raccoglie esuli, rimasti e simpatizzanti della cultura di stampo italiano-veneto dell'Istria, Fiume e Dalmazia.

I ricordi di Tonci ci portano in un mondo scomparso ovvero in quella Fiume multiculturale, dinamica e cosmopolita appena sfiorata dall’opera di omologazione nazionale che il regime fascista tentava di operare nel "ventennio" senza però il fanatico rigore teutonico. La famiglia Neumann era di origine ebraica e tale rimarrà il padre Ignazio sino alla fine, mentre il nostro Tonci crescerà da cattolico seguendo da piccolo l’iter di quegli anni; cosicchè lo ritroviamo in uno dei suoi ricordi, vestito da balilla, eseguire le esercitazioni militaresche del sabato fascista. Ricordi che si mescolano con le bravate de “i muli della via De Amicis”, e la rievocazione dei periodi estivi trascorsi a Valsantamarina (Draga di Moschiena) una vicina località di mare meta delle prime gite turistiche di smunte inglesine e vivaci tedeschine le cui attenzioni, magari soltanto uno sguardo, contendeva con i ragazzi croati di Valsantamarina: una visione idilliaca a cui soltanto la guerra porrà fine e sarà per il nostro Tonci, e per tutta una generazione di fiumani, la fine di un mondo.

Il calvario della città quarnerina si snoda nei ricordi di Tonci con i bombardamenti del 25 luglio del ’43, prosegue con l’8 settembre e la comparsa fugace dei partigiani titini (il nostro verrà co-optato partigiano per due giorni… ) l’ingresso delle truppe tedesche; le deportazioni degli ebrei di Fiume che colpirà duramente anche la famiglia Neumann: le zie Giuseppina, Francesca e Giovanna; i cugini Bernardo e Marcello Heinrich, lo zio Alessando Neumann… tutti finiranno nel tritatacarne nazista.

In mezzo si affastellano i ricordi di guerra che vedono il nostro militare nella 2° compagnia del XIV Battaglione Italiano Costiero di Fortezza partecipando agli scontri con i partigiani jugoslavi intorno Gorizia, in quella guerra strisciante fatta di attentati ed imboscate in cui vedrà morire tanti suoi commilitoni.

Si giunge così al 3 maggio del ’45 quando le truppe di Tito fanno il loro ingresso in città: “E li vidi. Una fila di partigiani intruppati che avanzavano sul Corso. Alla testa della colonna, un po’ staccati, un partigiano che suonava il violino, accanto a lui trotterellava una capretta a mo’ di mascotte, come usano gli scozzesi. Sfilavano silenziosi e cupi, indossando chi cenci rammendati di giacchette kaki inglesi, chi giacconi grigioverde, chi magliette strappate che rivelavano bianche braccia, un’accozzaglia ove non si trattasse invece di una truppa ordinata ed al passo col violino …. Era la loro una marcia che avrebbe dovuto essere trionfale e si ritrovavano invece in una città ostile …. sentivano l’indifferenza e l’angoscia riposta dei pochi passanti mattinieri, non vedevano nessuna bandiera del loro paese conquistatore sventolare sugli arcigni caseggiati”.

Inizia il periodo jugoslavo in cui il nostro Tonci, in attesa dell’opzione per andare in Italia, si trova a fare il correttore di bozze e poi il giornalista nel quotidiano in lingua italiana “La Voce del Popolo”, venendo a contatto sia con i pochi fiumani che imbracciarono l’ideologia dei nuovi padroni, sia con i nuovi arrivati dall’Italia in fuga dalle loro colpe partigiane, e sia di quei “monfalconesi” spinti dal PCI ad un controesodo in Jugoslavia per riempire i vuoti delle maestranze qualificate dei cantieri e delle fabbriche di Fiume e di Pola che da quel mondo nuovo e a loro estraneo fuggivano.

Finalmente nel giugno 1948, ottenuta la sospirata opzione, il nostro Tonci riuscirà a prendere l’amata via del mare che lo porterà ad imbarcarsi come Capitano di Macchina e a girare mezzo mondo per trenta anni rimanendo sempre con il cuore ancorato nella sua amata Fiume.

I ricordi di Tonci ci fanno rivivere quindi la storia complessa ed angosciosa della città fiumana, le sue imprese “militari”, i suoi lunghi anni di navigazioni oltre ad una delicata storia d’amore con un giovane e ricca ereditiera americana iniziata, per l’allora scarsa conoscenza della lingua parlata, con frasi scritte in inglese su dei fogliettini, e che rimarrà nel cuore di Tonci proprio perché resterà sempre un amore platonico, un poteva essere e non è stato…

Concludendo un libro scritto senza acrimonia e senza odio che racconta una lunga ed intensa vita e che consiglio di leggere a tutti i fiumani, a coloro che vogliono saperne di più della città quarnerina, agli amanti del mare, ma soprattutto, a chi vuol fare una piacevole ed istruttiva lettura.