Variazioni

recensione di Anna Balducci


Variazioni ( uomini e foglie) è il titolo della raccolta di poesie di Otello De Crivis, il poeta, che da tempo è residente a Novara, è un esule istriano, come comprendiamo già dalla bella e toccante dedica che troviamo nel frontespizio.

" e in dedica ai miei concittadini
dispersi come foglie esuli
con il vento della storia."

La metafora foglia = destino dell'uomo, non è nuova, altri poeti l'hanno trattata, il primo che mi viene alla mente è un poeta francese Arnould, magistralmente tradotto in italiano da Leopardi, tanto che la traduzione è più bella dell'originale e che parla di una "povera foglia frale", ma il De Crivis riesce a dare alla sua opera un tocco originale.
E' difficile scrivere qualcosa su una raccolta di poesie senza poterle esaminare una per una, dirò in generale che mi è piaciuto il modo in cui Otello De Crivis si diverte con le parole, i frequenti giochi di assonanza e di significati come quel pre-figarata-mente alla fine del n.3 Al pié dell'albero e più avanti n.11 La foglia dell'edera quel in- interrotta - mente e tante altre che non sto a citare, ma che ho letto con grande interesse; inoltre mi è molto piaciuto l'uso dell'intertestualità ( citazione voluta di altri poeti) come ad esempio nella variazione n.5 Identità, dove con "è il tremolar mi è dolce in questo mare" richiama l'infinito di Leopardi, o il "carpe dièm" della variazione 14 che ci porta ad Orazio, bellissima tra le altre la variazione n.23 Precarietà. dove il poeta amplia il concetto Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie espresso da Ungaretti.
Queste poesie, che si leggono senza difficoltà e danno un'impressione di semplicità, sono certamente opera di un autore con una grande cultura alle spalle e lo si nota fin dal prologo Nel tremore di fronda, che ricorda il famoso "Meriggiare" di Montale con l'infinito presente usato per non precisare il soggetto e per esprimere l'indeterminatezza dell'azione.
Come tutte le anime dotate di grande sensibilità Otello De Crivis si interroga sulla caducità dell'esistenza, sul senso della vita e della morte, sulla memoria e sulla speranza. La natura , soprattutto autunnale, vi è descritta in modo magistrale. Ritorna a momenti il tema dell'esilio, come nella variazione 37 Il languore dell'esilio in cui la foglia - de Crivis rimpiange il suo ramo indorato d'autunno- a memoria del nascere nel suo vago morire.
Le nove grafie di Tarticchio completano e arricchiscono l'opera. Nella prima, dalla foglia accartocciata emerge un occhio grande e triste, poi, poco alla volta, il volto si compone graficamente e ci appare l'immagine del bellissimo adolescente dallo sguardo pensoso.