DEDICATA ALL'ISTRIA

di Alessandro Cerboncini

Il giorno 15 ottobre 2000 ho coronato un mio sogno, correndo la maratona che da Maranello, attraversando Modena, mi ha condotto a Carpi in 3 ore, 38 minuti e 15 secondi, percorrendo tutti i fatidici 42 chilometri e 195 metri che il mitico Filippide fece per primo per avvisare gli ateniesi dell'incombente pericolo.

Mi si dirà : "Cosa c'entra tutto questo con l'Istria?" Per me c'entra, c'entra! E ora cerco di spiegarlo.

Quando, alcuni mesi fa, si profilò all'orizzonte della mia mente il fantastico sogno di percorrere la maratona con le mie forze, il mio amore per l'Istria si era già consolidato e le due cose mi sembravano distinte.
Ma da allora, per prepararmi, ho percorso più di 1000 km, lottando contro la fatica, il caldo, la pioggia , il vento. Ho dovuto sconfiggere tendiniti, dolori muscolari, mal di schiena, momenti di depressione e di scorraggiamento. Insomma tutto quello che può presentarsi di fronte ad una persona a sbarrargli la strada, per impedirgli di raggiungere un obbiettivo che si è messo in testa. E man mano che questo travaglio, questa sofferenza, andavano avanti, passo dopo passo, si è concretizzata sempre di più dentro di me l'identificazione di questo calvario come simbolo di tutto quanto viene raggiunto con sofferenza, con fatica, con sudore e sangue.
E cosa c'è di più vicino a me in questo momento, se non l'esperienza degli istriani, sparsi in tutta Italia e in tutto il mondo, che ancora lottano strenuamente per riscattare la loro storia, per riconquistare la loro giustizia, che rappresenta meglio questa tenacia, questa ferrea volontà di lottare e di non darsi mai per vinti fino all'ultima stilla di sudore e di sangue, per se stessi e per le future generazioni?
Dal momento in cui mi è apparso chiaro questo connubio, da quel momento in cui mi è apparso ancora più significativo il valore di tutto quello che, grande o piccolo che sia, si raggiunge con il sacrificio, l'impegno e la dedizione di tutte le tue forze, da allora ho cominciato a percorrere quei 1000 chilometri con una forza diversa, e ciascuno di quel milione di passi che ho battuto con ritmo incessante è dedicato anche a Voi, che siete un esempio di come mantenere con costanza e tenacia la memoria del passato, per gettare le basi per il futuro.

Poi è arrivato il giorno della corsa. Il giorno in cui devi dimostrare, raggiungendo la meta, che tutti i sacrifici non sono stati vani, come in tutte le cose della vita.
E' tradizione tra i maratoneti dedicare mentalmente ogni chilometro del suo calvario ad una persona o ad una idea che gli sta particolarmente a cuore.
Ebbene, quando siamo arrivati al 30° chilometro, momento, già difficilissimo perché il corpo comincia a farti male dappertutto e la fatica ti annebbia la vista e anche la mente, per di più si è abbattuto su di noi un violento nubifragio con vento contrario.
In men che non si dica ero tutto fradicio, da capo a piedi, e il dolore e la fatica sono aumentati di 4 volte.
E' in questo momento che mi ha dato forza il pensiero dell'Istria e degli istriani, del loro sacrificio supremo che, insieme ad altri però ben riconosciuti e conclamati, mi permetteva in quel momento una piena libertà di scelta. Anche di soffrire!
Grazie anche a questo ce l'ho fatta e, specialmente negli ultimi 3 chilometri, in cui le gambe erano come di legno e se non hai una forza interiore suprema e un grande cuore che ti sostengono ti fermi o vai al passo, mi è apparso chiaro che la maratona è come scalare una montagna che è dentro di te, per essere meglio preparati a scalare le montagne che sono intorno a te. Ma sono le stesse montagne che gli istriani hanno scalato nella loro storia e che continueranno a scalare nel futuro, per il futuro della loro gente, ne sono sicuro, come in una lunghissima maratona. Molto più lunga della mia, nella quale però ho ancora una volta imparato qual'è il loro valore e il valore reale delle cose.

Non sono un grande campione, un olimpionico, non ho portato nessuna bandiera sul pennone più alto, ma ce l'ho messa tutta, per me e per i miei valori morali, di cui Voi occupate una parte importante.
Sono queste le bandiere che voglio portare in alto dentro di me. Ed è per questo che voglio trasmettervi questa dedica e questo augurio.