Lo Tsunami a Valsantamarina? Si!

di

Neumann Antonio




Successe nell’estate di non rammento quale anno del vituperato regime fascista. Proprio in quel di Valsantamarina o Draga di Moschiena che dir si voglia. Sin dal giorno precedente dell’evento comparvero affissi ovunque su tutte le case della spiaggia, sugli alberghi, nelle bettole dei pescatori, sul porticciuolo, gli avvisi della Capitaneria di Porto di Fiume nei quali la popolazione ed i villeggianti venivano avvisati che il giorno seguente era vietata, pena sanzioni pecuniarie, la sosta sulla spiaggia e la linea della costa per un tratto di 50 metri dal bagnasciuga. I pescatori che tiravano a secco i gozzi e qualsiasi altro tipo di imbarcazioni erano invitati a spostare barche ed attrezzature alla stessa distanza di 50 metri dal bagnasciuga per non subire danni. Le autorità locali, carabinieri e vigili urbani erano tenuti a far rispettare tali disposizioni. Gli avvisi concludevano portando a conoscenza di popolazione e villeggianti che l’indomani, in mattinata, un cacciatorpediniere della Regia Marina Italiana avrebbe eseguito prove di velocità e manovra nelle acque del Golfo del Quarnero. Seguivano poi le coordinate marine dove avrebbe eseguito le prove il cacciatorpediniere.

Come avviene in questi casi, al mattino di una bella giornata di sole e un bel mare bello liscio, senza nemmeno una crestina, s’era tutti accattastati sulla stradina lungo la spiaggia, al di là di quei mitici 50 metri, penso ci fosse tutto il paese, tre carabinieri andavano avanti e indietro tenendo a bada bambini e ragazzacci che per far loro dispetto ponevano arditamente una gamba al di là della striscia di cemento che separava la strada dalla ghiaia. Non si ebbe ad attendere a lungo. E a tutta prima fu una cosa paurosa e in molti si trassero ancora più indietro. Il mare che fino ad un attimo prima sciabordava pacatamente sui primi sassi come lieve risacca, inizio a ritrarsi trascinandosi dietro rumorosamente i sassolini e poi mano a mano arretrando anche quelli più grossi verdastri di erbe si che il rumore divenne come un rombo. Ad una ventina di metri da riva il mare prese a sollevarsi fino a raggiungere forse i 5 e più metri e frapporre tra noi e l’orizzonte come una cortina d’acqua, a questo punto anche la ragazzaglia si trasse indietro, ad un certo momento la cortina si inarcò e prese a precipitare con violenza sulla spiaggia, non raggiunse nell’abbattersi i 50 metri ma ci mancò poco. Fu una cosa impressionante.

Per tutta la mattinata, ad intervalli talvolta anche lunghi, il fenomeno si ripeté, in modo più o meno violento. Non c’erano ancora i giapponesi con macchine fotografiche e cineprese, per loro sarebbe stata una manna. Noi si guardava ormai con meno timore quel fenomeno. Quel mare un momento immoto che poi si ritirava, lo strano rumore dei sassolini risucchiati, il rombo e poi lo scroscio. Il pensare a quella forza nascosta che avanzava in profondità e che poi si scatenava improvvisamente sulla spiaggia, che per fortuna era abbastanza inclinata si da frenare subito l‘avanzare dei flutti.