Un evento per i fiumani

di

Neumann Antonio




Fu quello della consegna della Bandiera da Combattimento all’incrociatore pesante “Fiume” nel 1931. L’incrociatore pesante “Fiume” di 13.260 Tonn. fu impostato nel 1929 nello Stabilimento Tecnico Triestino-Trieste, varato nel 1930 fu completato nel 1931. Apparteneva alla classe Zara ed esso risultò tra i migliori incrociatori della loro epoca. Dopo un’intensa attività in tempo di pace, iniziò la seconda guerra mondiale nell’ambito della 1° Divisione della 1° Squadra effettuando, in totale, 9 missioni di guerra. Partecipò tra l’altro allo scontro di Punta Stilo, alla battaglia di capo Teulada e alla crociera nel Mediterraneo Orientale di fine marzo del 1941 che culminò con lo scontro di Gaudio ed il triste epilogo di Capo Matapan che lo vide scoperto dai radar della Mediterranean Fleet inglese e affondato dal tiro di queste. Nel incrociatore “Fiume” perì il marò elettricista Dino Liverani di Valsantamarina oggi Draga di Moschiena sulla costa orientale dell’Istria e mio carissimo amico d’infanzia. Il suo nome “Dino” rimase a ricordarlo per alcuni anni stampigliato a fuoco sulla poppa d’una battana costruita da suo nonno falegname. Erano due le imbarcazioni a disposizione di noi mularia nelle estati del 30 e primi anni 40, la battana “Dino” e la lancetta “Maria”.

Mi sia consentito ritornare nel tempo e precisamente al 23 Novembre 1931 che vide gli incrociatori “Fiume” ed “Alberico da Barbiano” attraccati nel primo tratto della diga Ammiraglio Cagni, nel porto di Fiume. Era una giornata un po’ grigia, nella notte era anche piovuto. Era comunque una giornata, un evento straordinario per la città. Un gruppo di donne fiumane avevano ricamato la bandiera di combattimento che avrebbero presentata al comandante della nave. La bandiera nazionale di ogni nave viene generalmente issata su un’ asta inclinata, sulla poppa. La bandiera di combattimento viene invece innalzata sulla posizione più elevata del ponte solo nel momento in cui la nave inizia un’azione di guerra. E’ una cerimonia importante nella vita della nave e anche nei cuori dei cittadini che la offrono all’unità. Infatti la parte sovrastante la diga, quella dove è collocata la rotaia per lo scorrimento delle gigantesche gru e la passeggiata a mare sulla scogliera, era fin dal primo mattino affollata di persone. Quando vi giunsi con mia madre, io tutto eccitato, questa mi aprì un varco tra la folla e mi posò proprio sulla rotaia, al di sotto, sulla banchina vera e propria, erano già schierati i drappelli d’onore dei marinai, un gruppo d’autorità tra le quali si distingueva il sindaco con la fascia tricolore sul petto e ufficiali dell’esercito. Davanti a me l’incrociatore “Fiume” in tutto il suo luccicore di ottoni sulle targhe, sui coperchi delle gettate dei cannoni, il gran pavese con le tante bandierine penzolanti forse un po’ meste per la mancanza di vento.

Avevo sette anni ma già ero preso per tutto quello che riguardava il mare. E mi vedevo nella lunga fila di marinai schierati dalla lunga prua fino alla poppa. Da lontano, sulla banchina, vidi avvicinarsi un gruppo femminile, davanti a loro, isolata dalle altre una signora che reggeva sulle mani aperte un cuscinetto damascato e su di esse, bella e ripiegata, rilucente nei bordi dorati, la bandiera di combattimento mentre dallo scalandrone dell’incrociatore, sorreggendosi ad un cordone azzurro come tientibene scendevano gli ufficiali del “Fiume, alcuni con grosse striscie dorate sulle maniche delle divise che si disposero di fronte alle autorità. Uno di loro, il comandante della nave immagino, si pose innanzi agli altri e dietro a lui avanzarono due giovani ufficiali con meno strisce dorate ma ugualmente impettiti. Il brusio della folla si spense, mentre il comandante della nave muoveva pochi passi incontro alla signora con il cuscino. Con lenti gesti la donna porse come in offerta il cuscino con la bandiera al comandante posandolo sulle mani aperte di questo mentre iniziavano ad alzarsi sul cielo grigio le vecchie ma squillanti note della ritirata intonate da un trombettiere a bordo dell’incrociatore. Allora avevo solo sette anni e mi venne da piangere per la commozione, ma, molte volte nel corso della mia vita, ho riprovato lo stesso sentimento nel udire quelle semplici note.

E fu così che l’incrociatore pesante con il nome di “Fiume” entrò ufficialmente nei ranghi della Marina da Guerra e fu così che al servizio della Marina da Guerra e dell’Italia affondò gloriosamente insieme a gran parte del suo equipaggio il 29 Marzo del 1941.