La Nave Scuola

di

Neumann Antonio




Siamo a Cortina d’Ampezzo, all'Albergo "Ancora", un cameriere bussa alla porta, c’è una telefonata da Roma per noi, mia moglie mi passa il telefono comunicandomi che la mia suocera ha un messaggio urgente per me. Mi pongo in ascolto, devo partire immediatamente per Venezia per prendere imbarco da Direttore di Macchina sulla nuova Nave Scuola CINI II perché quello destinato è stato ricoverato all'ospedale per l'influenza epidemica, un altro Direttore, a Trieste, si trova nelle stesse condizioni. Concitato, le rispondo che mi deve inviare con la massima sollecitudine alla sede della mia società armatrice il mio Libretto di Navigazione che reca tutti i miei titoli professionali, e se ce la fa anche la mia sacca da marinaio con divise kaki, tute da lavoro è un po' di biancheria. Massima urgenza ed importanza per il Libretto. C'è fortunosamente un mezzo per Venezia in breve tempo. lo e mia moglie l'acciuffiamo, giungiamo alla stazione di Santa Lucia, infilo lei in un treno per Roma, salto al volo su un motoscafo per le Zattere dove c'è la sede, mi assalta l'ispettore capo: "E' arrivato tutto, è arrivato tutto. Libretto e sacca". Il tempo di dirmi che a bordo non va niente, di arrangiarmi, c'è a bordo l'altro ispettore, ci sono ingegneri e operai dei Cantieri Ansaldo ma non riescono a rimediare non so che problemi, "lei la xe un mona de fiuman come mi, la ne tiri fori de sta grana che se no domani mattina femo un assai bela figura”. Riprendo il mio motoscafo e via alla Riva degli Schiavoni. Eccola la “Cini II”, con lo scafo nero e gli scacchi bianchi tipici di quel tipo di barche. Sono le 18.00.

Come salgo a bordo mi si precipita incontro una folla di gente che si mettono a parlare tutti insieme, saluto l'altro ispettore della Sidarma che riesce a far zittire gli altri. "Quali sono i problemi?" chiedo non tanto fermo di voce (sono uno sbarbatello di Direttore con il titolo professionale da appena cinque mesi). C'è il timone che non va, che non funziona, c'è la corrente elettrica, luce e potenza che ogni tanto salta, si blocca per un quindici minuti e poi si riapre da sola, riesco a capire questo e poi l'ispettore e gli ingegneri e operai del cantiere mi informano che sono a bordo dalle sei del mattino, sono esausti, che ora se ne tornano a casa facendomi gli auguri. Rimango li in coperta, solo con la sacca da marinaio ai miei piedi. No uno c'è rimasto, piccoletto, rotondetto, una faccia simpatica. "E lei chi è?" "Sono il tecnico motorista della FIAT di garanzia, mi chiamo Faccio, rimango a bordo per il viaggio inaugurale". Ci guardiamo in faccia. "Ha mangiato? Ci attendono in saletta." "Allora, gli rispondo io, ceniamo con calma e poi vediamo come stanno le cose." "Le cose per lei stanno male, ci sono solo gli ufficiali di coperta con il comandante, di macchina non c'è ancora nessuno, arriveranno, dicono, domani mattina. Ci sono il capo fuochista e l'elettricista ma sono andati a terra." II comandante è Siriani di Fiume, ci conosciamo di vista, primo ufficiale è Nini Stamin, abbiamo fatto il Nautico insieme e secondo è Santelli anche lui ha fatto con noi il Nautico, tutti fiumani quindi il terzo è veneziano. Si cena quindi in allegria e tra ricordi. Dimentico per un po' i problemi. Il Comandante mi chiede in fine che cosa intenda fare. Mi rivolgo al tecnico Fiat: "E' stanco anche lei?" "Mia competenza è il motore principale, sono stato tutto il giorno a guardare la gran confusione, ma visto che è solo le posso dare volentieri una mano." E' davvero un gran brav'uomo.

Ci rechiamo nelle nostre rispettive cabine per indossare le tute da lavoro e andiamo a dare un' occhiata sul ponte di comando, proviamo il funzionamento del timone idraulico e di quello elettrico. Tutti bell'e bloccati. Le loro lancette ci guardano immobili. Ci si sposta a poppa, in timoneria, conosco il sistema, il motore elettrico collegato al suo simile in plancia, la barra che lo unisce all'altro motore e pompa per il comando idraulico. Sembrerebbe tutto a posto, inserisco i motori elettrici di entrambi i circuiti, partono con un leggero ronzio, li riprovo di nuovo ad avviarli uno alla volta, eseguono con docilità, appena un movimento lieve, forzato,della barra di comunicazione. Controllo la cassa compenso dell'olio, apro le valvole, faccio circolare tutto l'olio del sistema, non una bolla d'aria, tutto a posto quindi, io e Faccio ci guardiamo perplessi. Poi ho un idea. Stacco completamente la barra di comunicazione fermando il motore del timone elettrico e lasciando in funzione da solo, tutto il sistema idraulico, torniamo in plancia e prima ancora di entrarci ci giunge il confortante ronzio del timone idraulico. Funziona, per Dio se funziona. Esultanti ci precipitiamo a poppa, nella timoneria invertiamo la faccenda, blocchiamo il sistema idraulico staccando la barra di comunicazione, riattacco la barra al motore elettrico, torniamo di corsa in plancia e questa volta veniamo accolti dal più rumoroso timone elettrico. Siamo tecnici bravini, riproviamo la prova un'altra volta. E' chiaro, se si inserisce uno alla volta il sistema idraulico o il sistema elettrico funzionano, se si ricollegano insieme fanno le orecchie da mercante. Perché?. Scemo che sono io e tutti quelli che mi hanno preceduto. E' il fondale che è basso, il fondale della riva. Lo scafo della nave striscia sul fondale e sforza quindi la parte bassa del timone sulla sabbia, e troppo forte divento quindi lo forzo sulla barra d'unione. Guardiamo l'ora. Si è fatta mezzanotte quasi. E' ora alla faccenda degli stacchi di corrente.

Ma prima io e Faccio torniamo in saletta, apriamo il frigorifero, ci prendiamo due panini imbottiti conservati per qualche ritardatario e due birre adagiandoci sulle poltroncine. Esaminiamo i fatti. Le interruzioni di corrente si sono verificate fin dalla trasferta della nave dal nuovo Cantiere di Marina di Pisa all'Ansaldo di Porto Marghera si che la nave si è fermata per ben nove volte nel periplo delle coste italiane. Sarà necessario entrare dietro al quadro principale elettrico di controllo ed ispezionarne i contatti. Inutile contare sull'elettricista rientrato a bordo ubriaco. Terminata la sobria colazione, scendiamo, io almeno per la prima volta, nel locale macchina. Mi appare piccolino rispetto alle mie precedenti esperienze, 2500 HP di potenza, sei cilindri di diametro ridotto, il quadro elettrico è sulla destra, per il momento la corrente è inserita e abbiamo luce abbastanza, io ho però con me una torcia elettrica a pile per cui per prima cosa stacco la corrente dal quadro in modo da controllare i movimenti dei contatti senza farci cogliere da qualche bella scarica. Controlliamo contatto per contatto dividendoci le sezioni, è un lavoro lungo, ce ne saranno a decine. Funzionano tutti bene, le molle sono ben tesate e i contatti sono tutti liberi da intralci.

Accidenti però, reinserisco la corrente per una visione d'insieme. Quasi casualmente mi cade l'occhio su un contatto nel circuito di uscita dal quadro principale. E' differente dagli altri. Mi ci avvicino talmente che Faccio mi tiene un po' a distanza dal congegno. E' un termostato già testato prima a mano. Ma c'è un particolare, la sua targhetta che ne indica la provenienza: Cantieri Nalvali di Riva Trigoso, quelli per la costruzione delle navi militari. Che cosa ci fa lì? Ci allontaniamo da quel contatto per controllare le targhette di tutti altri contatti, sono tutti con le targhette del Cantiere Navale di Pisa. Stacco nuovamente la corrente dal gruppo dinamo in funzione e con la torcia elettrica, quindi in sicurezza, mi avvicino al massimo alla targhetta dell'elemento termico e, maledizione, maledizione, in caratteri piccolissimi vi leggo: Massima taratura WC la qualcosa vuol dire che quando quell'elemento raggiunge i 35 gradi di temperatura fa staccare la molla di taratura e quindi tutto l'impianto. Ora, non è difficile che la temperatura di una sala macchina raggiunga e superi, talvolta abbondantemente, quel valore e quindi stacchi la corrente elettrica a tutta la nave. Cosa facciamo adesso caro Faccio? Un bel ponte che poi sarebbe un pezzo di cavo elettrico spesso e nudo tra entrata ed uscita del termostato in modo che la corrente diretta lo oltrepassi annullando l'interruzione. Così facciamo trovando in officina una saldatrice e della saldatura che ci consento un lavoro rapido e pulito. Sono le 02.30 del mattino quando si risale in coperta non senza aver ordinato, al ingrassatore di guardia in macchina, di passare la parola al caporale che monta alle 04.00 di svegliarci alle 06.00.

Ore 06.00. Puntuale mi desta il capo fuochista o caporale di macchina o nostromo di macchina con una bella tazza di caffè fumante. Mi getto giù dal letto e nel corridoio mi incontro Faccio. Ora dobbiamo controllare per bene il suo motore FIAT ed i macchinari ausiliari. Fila tutto a dovere. Il motore non lo possiamo provare perché ora appare evidente che siamo su un fondale basso e potremmo produrre dei danni all'elica. Ci accontentiamo di testare con dei martelli tutti i pernoni, i dadi e controdadi che tengono insieme il motore al suo basamento abbassandoci fin quasi alla sentina e inzuppando un po' le tute con l'olio che sciaborda sul fondo. Alle otto compare il secondo ufficiale di macchina, un bel ragazzo genovese che si unisce a noi mettendo in moto i gruppi elettrogeni e, mano a mano, le pompe sparse piuttosto disordinatamente sul piancito. E' il senso di disordine, di confusione tra valvole, panelli, quadri che mi impressiona. Significano lavori mal fatti, noie per il futuro. Verso le nove, un tantino tronfio fa la sua apparizione il primo ufficiale di macchina. Dal pallore sul viso ci si accorge che si è appena levata l'influenza. Lo accolgo con un mucchio di domande, è lui che ha accompagnato la "Cini W'' nel suo viaggio da Marina di Siena a Venezia. Mi interrompe il telefono, il Comandante Siriani, inquieto, mi chiede se siamo riusciti a sistemare tutto giù, gli rispondo che va tutto apparentemente bene e che siamo pronti già alla partenza. "Ci manca ancora il terzo macchinista." "Verrà, verrà. Si chiama Origo, è un bravo motorista veneto. E' stato con me sui sommergibili. Il Patriarca di Venezia arriverà alle undici, benedizione della nave, gaveremo bisogno, presentazioni autorità e alle undizi e mesa gaveremo í rimorciadori sotto bordo. La ga fato un bel lavor, ghe se voleva proprio un mona de mulo fiuman!". C'è l'hanno proprio tutti con me. E' il secondo dopo il Capo Ispettore. Poso il telefono e mi guardo intorno, Il brusio del personale e dei motori mi confortano ma giù, in basso, dove non fa bene dire, sono tutto sudato. Come Dio vuole arriva anche il terzo macchinista, un moro in età ma con riccioli giovanili. Si unisce a noi.

Verso le undici mi chiamano per salire sul ponte. C'è il signor Benussi, l'Ispettore Capo, fiumano anche lui. "Ecco Neumann, la se metti qua, vizin de mi." "Ma go el terliss tutto sporco de oio." "Xe cussì che me piase veder i mii macchinisti, se i xe sporchi voi dir che i lavora." Mi guardo un'altra volta intorno, sul ponte schierati gli allievi dell'Istituto Nautico di Venezia, in divisa di marinaretti, faranno con noi i due mesi di crociera in Africa, con loro il gruppetto degli operai motoristi della FIAT in tuta, rimaranno anche loro, tutti alloggiati nelle camerate sottoponte Sulla banchina affollata di genitori dei ragazzi partenti, un drappello di marinai della Capitaneria di Porto con i loro ufficiali, la banda della marina militare, i mezzi mobili della RAI TV. Ed ecco, che sulla banchina di Riva degli Schiavoni iniziano a giungere la nera, grande macchina con il Patriarca di Venezia Roncalli e, dietro le macchine di rappresentanza militari e civili. Inizia a suonare la banda della marina, agitano tutti le mani, il Patriarca sale a bordo per lo scalandrone imbandierato. Ora mi accorgo che tutta la nave è imbandierata con il gran pavese. Accanto a me l'ispettore , gli ufficiali di coperta, poi gli allievi nautici e gli operai della FIAT. C'è un gran frastuono. Mi colgono brividi di freddo, immaginavo mi sarebbe accaduto, l'inevitabile emozione nel trovarmi nel mezzo di un bell'evento. Il Comandante Siriani che accoglie a bordo il Patriarca, lo accompagna, per primo lo presenta all'ispettore, poi a me, non so cosa fare con le mani intrise d'olio, lui, il Patriarca sorride e passa alle mani dell' Ufficiale di coperta e poi a quelle degli altri ufficiali per continuare a sfilare, salutandoli con un gesti di benedizione gli allievi, gli operai. Le TV girano con gli operatori che cercano di districarsi con le loro cineprese nell'esiguo spazio. Poi, sul piccolo altare inizia i riti della benedizione. "Vado giù!" sussurro all'ispettore che annuisce e sussurra "Bravo mulo fiuman". Scendo nella sala macchina il cui brusio attutisce i festosi suoni in coperta. E mi pongo davanti al quadro di manovra, accanto a me il primo ufficiale di macchina, bello, grassottello; gli altri a controllare manometri e termometri. La mia gente. Il mio mondo. Sono le 11.45 quando squilla il telegrafo di macchina con il "AVANTI ADAGIO". La sotto dove ho detto prima che non si può dire, non ci passerebbe un ago mentre spingo la manopola del comando dell'aria per l'avviamento del motore principale. Ecco il soffio gratificante delle valvole dell'aria compressa che spingono giù i pistoni, chiudo l’aria e passo alla nafta leggera, ecco i primi lenti tonfi delle manovelle. Ora I “AVANTI MEZZA FORZA", spingo più in su la leva mentre i tonfi si attenuano ed assumono la dovuta continuità di funzionamento.