Il Nautico

di

Neumann Antonio




Anche di recente, mi è stato bonariamente fatto osservare che commetto qualche errore nelle date. Gli è che io non sono uno storico e non ho mai avuto uno sviscerato amore per i numeri. Ma questa volta parto da un dato certo, ben documentato. Esso si trova nella pagina 4 del mio Libretto di Navigazione e dice: “Ha ottenuto l’abilitazione Tecnico Nautica Sez. Macchinisti, nell’anno 1942/43, presso l’Istituto Nautico “”C. Colombo” di Fiume.” Ciò significa che io vi sono approdato nell’anno 1940 (considerato che ho ricuperato la bocciatura rimediata nella quarta media e che ho ridotto a tre i quattro anni delle superiori). Nel 1940 la Germania è già in guerra da qualche mese ma a Fiume, così come nel resto dell’Italia, la cosa appare lontana, quasi inverosimile. Si continua a passeggiare, la domenica, per il corso e per piazza Dante dove sulle lunghe aste ondeggiano le bandiere tricolori, dopo aver assistito alla messa delle 11 in San Girolamo, il vocio delle ragazzette che si pavoneggiano negli abitini della festa, i commenti discreti dei ragazzi e, a sera, i canti di quanti rientrano dalle scarpinate sul Monte Maggiore o le sciate sul Pian della Secchia.

Nel Istituto Nautico di Fiume entro con entusiasmo, qualche mio compagno già si pone sul capo la “racovizza”, quella sorta di berretto con visiera degli ufficiali di mare. Chi più se ne pavoneggio è Santelli., lo incontrerò qualche anno più tardi, a Casablanca, imbarcato da terzo ufficiale su una stravecchia carretta genovese e più tardi ancora, sulla nave scuola “Cini II” sempre da terzo. Il Preside è uno dei Depoli, due fratelli e tutti e due presidi, uno al Nautico, l’altro al Liceo Scientifico.

Il mio Preside è un gran brav'uomo, sa che il destino dei suoi ragazzi allorché si diplomano è quello di entrare per qualche mese all’Accademia della Marina Militare di Livorno e quindi di essere assegnati, come guardiamarina, alla Scuola Sommergibili di Pola. C’è già un certo numero di quelli che non sono ritornati da una qualche missione in mare, ce ne sono altri che non torneranno. Le grandi navi, le corazzate, gli incrociatori, i posti a terra nei Ministeri sono destinati ai figli di papà, noi ufficiali di complemento, ai sommergibili o, se si è più fortunati, ai caccatorpedinere. Finisce, nella disfatta, che poi si muoia dappertutto, perfino sulla inaffondabile corazzata “Roma”, dai marinai agli ammiragli.

Ho una foto della mia classe nel terzo anno. Vi compare il Preside divenuto nel dopoguerra preside del Nautico di Savona. Vi è il professore di navigazione Ivancich, il professore di Arte Navale Denaro chiamato “Flica”, diverrà Preside del Nautico di Gaeta. Le professoresse d’italiano la Niceforo e di inglese la Lenaz, e poi noi, la “mularia” . C’è Degli Angeli di Laurana, ucciso dai partigiani, c’è Serena, c’è Randich, c’è Anicich di Abbazia) passato alla marineria Iugoslava, Lucchi, il carissimo Tulio Lucchi che, insieme a me, si era il costante incubo del Preside per le nostre birichinate, divenuto Pilota di Porto a Venezia, e ancora Piglich di Laurana, perito tragicamente a Roma, vi è Jurich scomparso nell’affondamento di una nave nel periodo della occupazione tedesca, Nildo Eva, il “bello” della classe divenuto poi comandante della Marina Mercantile Italiana, accanto a lui c’è Mendler, di Abbazia, poi Direttore delle Dogane a Trieste. E quindi ancora Campastro, anche lui di Abbazia, divenuto dirigente di una società di navigazione italiana, il biondo Koller, entrato alla Fiat ed infine Micheli, la storia più triste, convinto da amicizie che i partigiani cercano marittimi per le navi americane nel porto di Bari, si lascia convincere e si unisce ai partigiani, ragazzo molto vivace che, quando quelli lo informano che deve prima vincere la guerra con loro e poi imbarcare dove vuole esprime tutto il suo disgusto per la trappola tesagli e quindi viene soppresso dai suoi stessi compagni. Quando in casa, più tardi, gli si presentano dei componenti del Comune di Fiume per chiedere di intitolare una via al nome del figlio, la madre li caccia fuori dalla porta.

E accaduto anche questo, ai ragazzi del Preside Depoli Il quale interviene, a Genova, alla cerimonia inaugurale del primo viaggio della Nave Scuola “Cini “ armata dalla Fondazione Cini di Venezia e quando trova a riceverlo a bordo il Comandante Siriani, il Direttore di Macchina Neumann, il 1° Ufficiale Stamin e il 3° Ufficiale Santelli, si pone a piangere dicendo tra le lacrime di fronte a tutte le autorità presenti “Questi erano i miei ragazzi, dovete saperlo, questi erano i miei ragazzi” . E’ stato un momento bello anche per noi, davanti a lui, nelle nostre divise.

8 Settembre 1943. E’ pomeriggio, siamo ancora a Valsantamarina o Draga di Moschiena o Riva di Moschiena come viene chiamata di volta in volta, si balla davanti ad una vecchia villa abbandonata con un esteso giardino e poi le rocce sul mare. Si chiama “La villa del contovo”, era difatti la proprietà di un conte austriaco, ora è la sede delle nostre prime scappatelle. Si balla al suono di una radio che ad un tratto interrompe il programma per annunciare l’armistizio e la fine della guerra. Ci diamo alla pazza gioia, finalmente niente più allarmi, niente più oscuramento, niente più razionamento. E riprendiamo a ballare. Illusi.

Già dal giorno seguente iniziano a transitare soldati in disordine che chiedono abiti per mettersi in borghese, si dirigono verso Pola dove è stato detto loro che ci sono navi che li riporteranno in patria. Dapprima sono pochi ma nel corso della giornata ne passano sempre di più. Vengono dalla Yugoslavia, tra loro qualche ufficiale che si è tolto i gradi ma che è rimasto affezionato agli stivali. L’albergo che ospitava un gruppo di vecchi riservisti messi lì a respingere eventuali sbarchi alleati è vuoto con porte, finestre spalancate, dentro armadi aperti, cartacce dappertutto, fogli dattiloscritti, ordini, comandi che nessuno leggerà più.
Subentra in noi la tristezza, ed ora, che cosa succederà ora? La marea di soldati in fuga aumenta ad ogni ora. Moschetti, fucili abbandonati qua e là; sui prati, a mò di fiori, centinaia di rosse bombe a mano, giacchette grigio verdi gettate ai lati della strada. Una serena, ridente, civettuola località balneare che, in poche ore, diviene scena di desolazione di un esercito in fuga.

Ed anche qualche giorno dopo, a Fiume, mentre scendo per via Ciotta verso piazza Elena con in tasca la tanto ambita Abilitazione di Macchinista Navale, non riesco a sentire nessuna gioia, nessuna euforia per la realizzazione del mio lungo sogno, e mi chiedo e richiedo ancora, ed ora?



La 3ª classe dell' Istituto Nautico "Cristoforo Colombo", a Fiume, primavera del 1943

Prima fila in piedi:
Degli Angeli , sconosciuto, Prof.ssa Niceforo, Prof.ssa Lenaz, Prof. Ivancich, Preside Depoli, Serena, Prof.Denaro, Randich, Anicich e Santelli.

Piegati in avanti:
Lucchi e Stamin.

Accovacciati:
Piglich, Jurich, Eva e Mendler.

Seduti:
Campastro, Neumann, Koller e Micheli.