Parlando di polipi

di

Neumann Antonio




Erano trascorse le 13 del pomeriggio e non s'era era ancora sollevato il maestrale. Il mare, nel Golfo del Quarnero, rimaneva bello liscio cosicché Rade suggerì: "usciamo a polipi, è il tempo adatto".. Detto e fatto, prendemmo la fiocina a tre punte, i remi e ci avviammo verso il porticciolo dove ci attendeva tranquilla la nostra bianca lancetta. Iniziammo subito dopo l'uscita in mare aperto, partendo dall'inizio della lunga spiaggia di Valsantamarina e disponendoci a circa 10 metri dalla battigia, la dove aumentava la profondità dell'acqua, scivolando lenti in linea con i primi grossi sassi del fondale, quelli già ricoperti dalla verdastra vegetazione. La caldura di quelle ore faceva uscire i polipi, piccoli o grossi, dalle loro tane e la stessa calura manteneva le rive vuote di bagnanti che avrebbero disturbato le nostre prede.

Io ero ai remi mentre Rade si protendeva, all'estrema prora scrutando il fondale con la fiocina a tre punte accanto a lui.Se il polipo era piccolo si sarebbe tuffato tentando di afferrare il polipo con le mani, se era grosso lo avrebbe trafitto con le punte acuminate della fiocina. Vogavo lentamente in quel mondo immoto, i bianchi sassolini della vicina spiaggia abbacinavano con il loro candore, appena sommesso il frangersi delle piccole onde prodotte dal incedere lento del natante, sulla riva. Per gli ospiti, per tutti, a Valsantamarina, era l'ora della siesta. Ma ecco che Rade mi intimava, sussurrando, il fermo, bisognava mantenere il più assoluto silenzio, nell'acqua il più piccolo rumore si espande facendo rientrare il polipo nella sua tana. Non questa volta, Rade si rizza in piedi e poi si tuffa. Dopo un attimo riappare esultante tendendo su un braccio il polipo i cui tentacoli gli si avvinghiano sul braccio nudo. Lasciando i remi lo libero e lui risale prontamente a bordo, riprende l'animale e lo sbatte più volte sul piancito finché giace inerme, e solo allora che gli infila una mano nella polpa della testa e la rovescia, l'umore nero di questa si sparge sul bianco nitore dell'imbarcazione. Riprendo a procedere sempre lentamente, sfiorando appena l'estremità dei remi sul mare, Rade è di nuovo a prua sempre intento, di li a poco mi fa cenno con la mano di fermare mentre afferra la fiocina, Poi mi fa avanzare con un lieve movimento, si rialza dalla posizione supina e scaglia in mare, con violenza la fiocina. Questa volta è un polipo bello grosso, i suoi lunghi tentacoli si agitano frenetici e Rade pena ad afferrarlo, deve sbatterlo a lungo prima che si quieti e che sia possibile rovesciarli la capoccia. Si prosegue avanti, ne prendiamo altri due piccoli, Rade mi invita a scambiare i nostri posti ma a me non va di sentirmi sul braccio quei tentacoli viscidi. Ancora un altro piuttosto grosso preso con la fiocina e poi, giunti all'estremità della spiaggia, ritorniamo sempre a lento moto all'indietro, ripercorrendo il percorso. Ne perdiamo altri due. Sarà che inizia il movimento dei villeggianti sulla spiaggia, o che si è fatto tardi, o si è diffuso il panico tra gli animaletti, fatto sta che Rade non ne individua altri. Ne abbiamo, d'altronde, un numero sufficiente per la cena,bolliti e raffreddati, le nostre donne li immergeranno in una salsa di aceto ed olio e un po' di verde per farne un piatto squisito.