Una sosta a Iquique

di

Neumann Antonio




Iquique è una linda cittadina dalle costruzioni basse e tutte uniformente bianche gesso. Non è propriamente un porto. Vi sono degli ancoraggi fissi per quelle navi che vi giungono per caricare il salnitro dei monti andini o vi sostano, per breve tempo, per rifornire la popolazione con generi alimentari, combustibili ed altre comodità. Io vi giunsi negli anni intorno al 1952 con l' "Opequon", una petroliera T2 di bandiera panamense, costruita durante la seconda guerra mondiale negli U.S.A. e, alla fine di questa, cedute come surplus alle marinerie estere. La sua propulsione era turbo elettrica e, in alcune piccole località portuali, furono solidamente ormeggiate e ivi rimasero per molti anni per fungere da centrali elettriche cittadine. L' "Opequon" portava, nelle sue cisterne, nafta leggera venezuelana che distribuiva nei porti centro e sud americani sul versante dell'Oceano Pacifico, dal Perù al Cile. Imbarcatovi a Caripito, in Venezuela, come allievo uffiiciale di macchina, ero stato poi promosso a terzo ufficiale di macchina, Un itinerario, quello, piacevole, in alcune località, così come ad Iquique, si rimaneva all' ancora, al largo della costa, i carichi giungevano sottobordo con chiatte cariche di salnitro trainate da piccoli rimorchiatori o, come nel nostro caso, con bettoline. In questi porticciuoli facevano frequente spola tra terra e navi dei motoscafi che portavano sottobordo le prostitute locali accompagnate, in genere, da una pittoresca "madama" con un gaio cerimoniale. Per prima saliva a bordo quest'ultima mentre già la murata si riempiva di marinai festanti ed iniziava lo scambio di lazzi e risa fra equipaggio e ragazze. Nel frattempo, un ufficiale accompagnava la signora, la tenutaria, dal comandante della nave, dal quale veniva ricevuta con tutto l'ossequio necessario e al quale chiedeva il permesso di far salire a bordo il suo carico femminile, il consenso erà pressoché scontato.

Ciò era accaduti anche ad Iquique. E mentre il comandante intratteneva più o meno amabilmente la "maitresse", le fanciulle offrivano i propri vezzi a quanti membri dell'equipaggio si dimostrassero interessati. Lungo le coste del Cile vigeva una inconsueta usanza. Se nella cabina il marinaio od ufficiale che fosse, manteneva una quadretto con effigie religiosa appesa a paratia, la sua temporanea ospite si rifiutava di togliersi da dosso le vestimenta poiché l'atto o gli atti a seguire avrebbero recato offesa alla madonna o santo esposti. In tale caso il rapporto poteva raggiungere il suo fine con gli abiti indossati. Era comunque sufficiente ruotare l'effige verso la parete celando così l'immagine, per poter agire in piena libertà. Ad Iquique s'era giunti un venerdì e la fine delle operazioni di scarico era prevista verso l'imbrunire del sabato. Senonchè, per un interruzione del flusso di salnitro, la partenza sarebbe avvenuto nella giornata di domenica. Solo che il comandante ebbe ad apprendere che, in Cile, alla domenica, sempre per motivi religiosi, veniva sospesa ogni attività lavorativa e a tale osservanza aderivano anche i piloti del porto. E la nave non poteva lasciare quelle acque senza la presenza a bordo del pilota. Inutile fare osservare che si era alla fonda in mare largamente aperto. Bisognava attendere il mattino di lunedì per salpare. E le ragazze, potevamo tenerle a bordo per la notte?. La domenica è domenica, rispose asciutta la madama, mentre a sera controllava il numero delle ragazza mentre queste scendevano nel motoscafo, "La domenica è destinata anche al riposo del mio gregge!!"