Agosto 1943

di

Neumann Antonio




La località è Valsantamarina (oggi Draga di Moschiena o Moscenize Draga). In quell'epoca era la piccola Portofino del Quarnero. Un gruppo di casette di pescatori, qualche modesto albergo per i turisti estivi, altre abitazioni che si arrampicano su un costone del Monte Maggiore. Colori predominanti, l'azzurro dell'Adriatico, il verde intenso dei boschi e dei prati scoscesi in altura, il cielo a volte buio in una improvvisa burrasca, a volte reso limpido e cristallino dalle raffiche di bora. E' un agosto strano, non più gioioso come nelle annate precedenti. Il 25 luglio, l'improvvisa caduta del governo fascista, ha fatto fuggire gli ospiti forestieri austriaci, gli ungheresi, i cecoslovacchi. L'aumento dell'intensità dei bombardamenti alleati su Fiume ha fatto giungere qualche nucleo famigliare di fiumani. Intorno ai primi del mese, il dottor Pino Binda di Como, tenente medico presso il raggruppamento ausiliari riservisti di fanteria di stanza a Draga per ostacolare un eventuale sbarco alleato sulla costa, si tratta in effetti di fanti in età, ha spedito a casa i suoi, e cioè la moglie, la figliolina di due anni, il loro cugino Carlo e Gabriella, la mia fidanzatina sedicenne, loro ospite. Li ho accompagnati io alla stazione di Fiume e collocati sul treno per Trieste. In me è rimasto il vuoto lasciatomi nel cuore da Gabriella. Vuoto che probabilmente ebbe ad alimentare il senso di un cambiamento di tutte le cose che mi colse allorché feci ritorno, da solo, a Valsantamarina. I contrafforti montuosi della costa istriana mi sembravano cupi mentre il vaporino scivolava sulle calme acque del Golfo del Quarnero, In un certo qual modo anche la volta del cielo appariva grigia, come se fosse velata da un leggero strato di nubi.

Tale sensazione di cambiamento, di un qualcosa in lenta mutazione, mi rimase anche nei giorni seguenti. Del resto si trattava solo di rientrare nel gruppo, trascurato per il mio coinvolgimento con Gabriella, solo che il gruppo non esisteva più. Rade scompariva misteriosamente per delle giornate intere, sua madre mi diceva che andava ad aiutare la nonna, nella bella cattedrale di Moschiena Alta, Gli amici di Treviso e di Padova erano rientrati prontamente nelle loro città. Le ragazze s'erano fatte neghittose, offese forse per il nostro abbandono. C'erano, è vero, Tomiza, c'era Tommaso ma erano assorti in altri pensieri, come Rade. Mi aggregai perciò ad un gruppo di mia sorella, c'era la Marilena e suo fratello, figli del direttore del Banco di Roma a Fiume, c'era Natalia, e, delle native, la sola Slava il cui padre era il proprietario ed autista di una vecchia "Torpedo" aperta ma con capote il quale d'estate conduceva i forestieri in gite a Laurana o Abbazia. Ripresi a prepararmi, ma svogliatamente, per gli esami di licenza di Macchinista Navale; iniziati a giugno, mi ero riserbato per la sessione di settembre quelli più difficili. Non era facile conciliare le attività estive con quelle dello studio. Al mattino l'appuntamento sulla spiaggia di San Giovanni, bella e isolata nel verde, la raggiungevamo con la lancetta o con la battana di Dino, scomparso purtroppo nell'affondamento dell' incrociatore "Fiume" allorché si era arruolato volontario nella Marina Militare. Intorno a mezzogiorno si faceva ritorno a Draga, io ai remi della lancetta, Tomiza a quelli della più pesante battana. Ed era nel primo pomeriggio che riaprivo le pagine dello Venbacher, il libro di macchine navali. Poi, puntuale alle 17.30 ci si rivedeva al molo per l'arrivo del vecchio piroscafo Laurana" da Fiume, anche se non portava più villeggianti. Io avevo preso ad accompagnarmi con una certa frequenza alla Slava, occhi azzurri e capelli d'un biondo opaco. Facevamo una breve passeggiata lungo la spiaggia, qualche chiacchiera con la Wilma, seduti su una banchina del lungomare, a guardare la bianca distesa ghiaiosa a quell'ora ormai sgombra di bagnanti, il mare chetato dopo il solito maestrale del primo pomeriggio e, in lontananza, le costruzioni sfumate di Fiume. Poi, sempre con Slava, si faceva ritorno alla piazzetta del paese, poi, seguendo il percorso più lungo, raggiungevamo la stradale per Pola e l'accompagnavo fino a S.Pietro, una piccola chiesetta immersa nel verde di un prato, accanto alla quale c'era la sua abitazione.

La cena e poi tutti di casa sulla terrazza. A volte mi accadeva di riaprire i miei libri, tutto solo sul tavolo della cucina. Tutto sembrava normale, anche alla radio non è che ci fossero novità. I soliti bollettini di guerra, si continuava a combattere al sud con gli alleati che avanzavano lentamente verso il nord. Nel piccolo mondo di Valsantamarina tutto sembrava procedere come ogni estate, vi fu la fuga del Segretario Comunale con una ragazza di Draga, una bella alta mora, per qualche giorno si perlustrarono i vicini boschi temendo una tragedia amorosa. Poi qualcuno affermò di avere visto la coppia in quel di Bologna e la cosa si spense lì. Verso la metà del mese, si unì al nostro gruppo la figlia di Weiss, proprietario, a Fiume, di un grande negozio di giocattoli, avevo frequentato la famiglia Weiss, di razza ebraica, perché, alloggiando nella stessa villa dove, al primo piano aveva abitato il dottor Binda, ero stato costretto a trascorrere i miei pomeriggio nella veranda, pur di rimanere accanto a Gabriella, giocando interminabili, noiosissime partite di Pinnacolo con il dottore, il Weiss e la moglie del dottore. Non rammento il nome della figlia del Weiss. L'estate precedente si era legata parecchio a mio fratello maggiore, Quest'anno aveva convissuto, per un certo periodo, con un ragazzino ebreo, non era celata la convivenza nemmeno dai suoi. C'era forse da comprendere i suoi comportamenti, giovane ragazza ebrea, conscia della precarietà della posizione sue e dei suoi famigliari, a seguito delle disposizioni governative contro gli appartenenti alla razza ebraica, cercava di vivere freneticamente quei momenti di vita che potevano essere i suoi ultimi. Per cui si appiccicò a me. Io non è che ci pensassi più di tanto, avevo appena incontrato Gabriella, comunque, in un certo qual modo l'accolsi nel gruppo in modo da dividere i nostri giuochi, le nostre attività estive, le gite in barca ma quando si fece pressante, quando mi invitò una sera in camera sua, rimasi perplesso, anche perché, a quei tempi, l'unica mia esperienza sessuale si limitava ad un incontro disastroso con una prostituta di bordello che aveva troncato ogni mia velleità in quel campo. Perciò non mi recai al suo appuntamento. Ma quando non mi vide arrivare, uscì e si recò davanti a casa mia, io stavo studiacchiando sul mio Venbacher all'interno, dalla terrazza mi avvisò la padrona di casa, io mi rifiutai di uscire, lei, la padrona cercò di farsi capire il problema dalla ragazza, lo comprese e le disse: "Lasci perdere Tonci, quello è ancora un bambino!". E cos' feci la mia prima magra. Ma mi dispiacque, non per la magra ma per quel suo attaccarsi pervicace ad un qualcuno in quella triste contingenza della sua vita.