Tre ragazzini croati e italiani

di

Neumann Antonio




Cari tutti, nella Valsantamarina, oggi Draga di Moschiena, molto, purtroppo molti anni fa, alla singolare bellezza della località, faceva risalto la mitezza dei suoi pescatori, la cordialità dei suoi abitanti verso i turisti estivi, generalmente gli inglesi, con gruppi di ungheresi, cecoslovacchi, pochi gli austriaci, diverse famiglie fiumane, e qualche triestino ed istriano. Tra di essi, noi, la ragazzaglia ospite o locale. Fin dalla fine degli anni venti s'era formata una comitiva composta dallo scrivente e dalla sua sorellina, da Rade con il padre cuoco a bordo delle navi dell'Adria, Dino figlio dell'unico impiegato del Comune, e poi Wilma, anche lei con padre navigante, Fedora, figlia di pescatori e Slava il cui papà conduceva l' unico Taxi del paese. Costituivamo un gruppo chiuso e affiatato ma, con il trascorrere degli anni disponibile a fagocitare altri "regnicoli", rammento due fratelli trevigiani, ragazze di Pisino, Adriano di Trieste, e soprattutto avendo a disposizione più innanzi ben due imbarcazioni, una battana ed una piccola lancia a vela. Con queste suscitavamo l' invidia degli altri, ma noi mantenevamo il nostro splendido isolamento.

Come linguaggio, sovrastava il dialetto fiumano intercalato da tratti di croato, lingua che i locali parlavano in casa, come attività al mattino la spiaggia ed il mare, rammento l' iniziazione al nuoto della mia sorellina Nives, accompagnata da imbarcazioni festanti nel tratto dalla spiaggia alla boa esterna per l' attracco dei vaporini quando la bora impediva il loro attracco al porticciuolo. Io, nel nostro gruppetto, fui l' ultimo ad imparare a nuotare.. Spinto dalle minacce di un capo macchinista di uno dei vaporetti, ce ne erano tre che si alternavano nella tratta tra Fiume, Abbazia, Laurana e Valsantamarina. Io, attirato fin da bambino dai macchinari di quelle navi, sostavo nelle traversate sul portellone dell' accesso alla sala macchina dalla quale emergeva di tanto in tanto il Capo con il quale si era stabilita un' amicizia fatta di sfottò sulla mia incapacità al nuoto.. Erano il "Lussino", il "Laurana" e l'"Abbazia", con un passato di posamine nella marina austro ungarica, tutte dotate di una caldaia e di una macchina a vapore a triplice espansione. Più tardi ad esse si unì l'"abbazia" nuovo di zecca armato a motonave. Ma eravamo già grandi quando ciò avvenne.

Quindi alla mattina il bagno, nei pomeriggi a passeggiate con le nostre famiglie nei boscosi dintorni, o salite fino a Moschiena di sopra dove ci riceveva la nonna di Rade, custode della bella cattedrale. Raramente ci si spingeva fino a Bersezio per trovare una vecchierella, zia di mia madre. A sera tutti sul molo, a giocare a "pescecane", trascinando sui massi levigati la passerella-barcarizzo per le navi, facendo un gran chiasso che spesso sollevava le ire degli abitanti delle casette affacciate sul molo stesso. D' estate era un tutt'uno tra villeggianti e locali. Tra famiglie e bambini. Mai stupide liti, Cortesie e riguardi degli uni verso gli altri. Tra la natura del luogo, il mare generosamente pescoso, i verdi costoni del Monte Maggiore, le casette bianche con i coppi rossi vivaci, Un paradiso? Un paradiso si, incredibile ai giorni nostri. Ma quel periodo per noi fiumani, per gli istriani, per i giuliani c'è stato. I fascisti? Bizzarri! Il fascismo? Un giuoco da balilla della lupa e piccole italiane in gonnellino nero e camicetta bianca. A Fiume, a Valsantamarina tra una guerra e l' altra. Tonci