Delle aguglie

di

Neumann Antonio




Cari tutti, in quel di Valsantamarina c' era anche la pesca delle aguglie sottocosta. La località prescelta si sviluppava a sud di Draga, dal porticciuolo naturale di villa Boeri, mi sembra ricordare, fino alla baia di Medea.
Io e Rade Martincich, ragazzetti sui dieci anni, ci si recava con la nostra linda lancetta a remi, nel primo pomeriggio armati da strisce bianche di tela di lino ricavate da vecchie lenzuola, di una decina di centimetri di lunghezza per due di lunghezza, tutta la nostra esca, e dalle togne di sughero arcuate al centro per ospitare una ventina di metri di lenza alla cui estremità c' era l' amo, un semplice amo di media grandezza, e, un pò prima di questo, un piombino di piccole dimensioni, tanto da mantenere l' amo, mentre in traina, poco sotto il livello del mare. Si attendeva che abbonacciassero le onde indotte dal maestrale pomeridiano per poi filare a mano le lenze in tutta la loro lunghezza mentre si iniziava a vogare con una remata lenta, tenendo tra le labbra il tratto finale in barca della lenza serbandoci un po di lasco per l' abbocco.

E si procedeva cosi, sempre in lenta vogata, ad una decina di metri dalle scogliere, in una stupefacente calma con il sommesso sciacquio dei remi in voga. Davanti a noi, nella prima tratta, si sviluppavano tutte località costiere, la verde Laurana, Iccici, Ica e poi, tutta bianca, Abbazia, infine Volosca, sulla destra, quasi velata nella calura, Fiume. Un silenzio a volte interrotto per il passaggio d' un qualche veicolo sulla stradale da Pola a Fiume. E quindi di nuovo il silenzio. Tutto d'un tratto tutto questo spariva in un vorticoso succedersi di avvenimenti, l' abbocco sulle labbra, il filare ulteriore del residuo tratto di lenza, lo scambio veloce sui remi, Rade, sempre il più fortunato ad iniziare con calma la lotta con l'aguglia che saltava tutta argentea fuori dall'acqua nel suo tentativo di svincolarsi dall'amo.. Dopo un attimo l' abbocco sulla lenza mia, ma continuo a remare sempre lentamente per consentire a Rade di seguire il cammino della sua preda, cercando di esaurire la sua vivacità. Prosegue il suo agitarsi freneticamente fino ad apparire sottobordo, Rade che infine depone l'aguglia, bella, grossa sul pagliolo, ben lontano dalla aggrovigliata massa di lenza ricuperata alla rinfusa, verso posta. Quella non si da ancora per vinta, salta di qua e di là, cerca di avvicinarsi a strattoni al groppo di lenza ma Rade la riporta sempre verso poppa, dove dopo altro agitarsi, sempre frenetico alterna periodi di stanca ed infine rimane immota. Ora è la volta mia, sono io ad intraprendere la lotta con il pesce, cercando di sistemare le tratte di lenza lontano dall'inviluppo di quella di Rade, se no sai poi a svolgerle.

E così, a sera, a tavola, con i nostri famigliari a gustare quelle fresche carni bianche, sembrano migliori di quelle dello sgombro.