Il terzo imbarco

di

Neumann Antonio




Fu la motocisterna "Antonio Zotti", un relitto più che una nave ma che tuttavia faceva parte della Società di Navigazione Italia. Vi ero imbarcato da allievo ufficiale di macchina. Un vecchio rugginoso motore a due tempi FIAT, le paratie metalliche cosparse di cassette di cemento per limitare i buchi delle corrosioni provocate dalla involontaria immersione nel fondo marino al termine di un attacco notturno di siluranti. Ricuperata nel dopoguerra e riportata a galla, dava di se un aspetto ben poco glorioso. Il suo nome era proprio quello di "Antonio Zotti", questo si glorioso. Nato a Lussinpiccolo il 19 dicembre 1880, dopo aver conseguito il diploma di Capitano Marittimo presso l' Istituto Tecnico Nautico di Lussinpiccolo, iniziò la vita di mare imbarcando su unità mercantili del Lloyd Triestino, e, nel 1907 su unità della Società di Navigazione Cosulich, per passare poi, nel 1937, al comando di unità mercantili della Società Italia.

Nel 2° conflitto mondiale ebbe modo di distinguersi in occasione di un grosso incendio sviluppatosi a bordo dell'unità mercantile al suo comando (in porto a Tripoli) provocato da un azione offensiva di uno spezzonamento da parte di un aereo inglese, meritandosi un elogio di Marilibia.

Assunto il comando del piroscafo "Istria" che operava nel servizio dei rifornimenti con la Libia, nell'agosto 1942, in navigazione nelle acque del Mediterraneo orientale con un carico di munizioni destinato ad un porto libico, venne attaccato nottetempo da siluranti nemiche, contro le quali reagì col fuoco delle armi di bordo. Colpito in parti vitali e considerato vano ogni tentativo di salvataggio, dirigeva le operazioni per la salvezza del proprio equipaggio e, rifiutando ogni invito a porsi in salvo, affondava con la nave al suo comando.