CONCLUSIONI

Per terminare questo lavoro che è essenzialmente storico non può mancare un breve accenno alla cronaca più recente.

Troppo importanti sono infatti gli avvenimenti accaduti in Croazia in quest’ultimo lasso di tempo per farli passare sotto silenzio.

Come già accennato nel corso dell’elaborato, nelle elezioni politiche svoltesi in gennaio poco dopo la morte del "padre" dell’indipendenza croata (nonché "padrone" di una discreta fetta del neo costituito stato) Franjo Tudjman, le opposizioni di centro sinistra, coalizzatesi in una lista chiamata "Esapartito", hanno seccamente sconfitto il partito ultranazionalista precedentemente al potere, l’H.D.Z..

In Istria le dimensioni di questa sconfitta hanno raggiunto quelle di una vera e propria "Caporetto", grazie anche alla buona performance della Dieta Democratica Istriana, partito regionalista, parte fondamentale della coalizione delle (ex) opposizioni.

Questa vittoria, salutata con reazioni positive da tutto il pianeta, Unione Europea in testa, è stata bissata neanche un mese più tardi con il trionfo nelle presidenziali di uno dei due candidati dell’Esapartito, Stipe Mesic, sull’altro candidato della coalizione Drazen Budisa, mentre l’accadizetano Mate Granic non è riuscito nemmeno a raggiungere il ballottaggio.

E’ chiaro che questo avvenimento apre alla gran parte della nostra minoranza che vive nell’Istria croata e nel Quarnero, nuove e sicuramente migliori prospettive.

In primis, solamente la caduta del partito dell’H.D.Z., il quale aveva incentrato il suo dominio su un sistema etnofobico e croatocentrico, nonché su un effettivo malgoverno, deve essere motivo di gioia per tutte le minoranze etniche che negli ultimi dieci anni avevano puntato ad una pura sopravvivenza, schiacciati dalle leggi e dai regolamenti emanati dal partito al potere.

In secondo luogo l’operato iniziale della nuova coalizione al governo del paese, sembra autorizzare ad un cauto ottimismo, in quanto volontà principale dei leaders è quella di iniziare, a tappe forzate, il cammino che potrebbe portare la Croazia ad essere parte integrante dell’Unione Europea; per fare questo, prescindendo da aspetti economici che in questa sede non possiamo analizzare compiutamente, uno dei primi passi da compiere è proprio quello di migliorare l’effettiva tutela delle minoranze, "conditio sine qua non" di un qualsiasi tentativo di entrare nei "quindici".

I primi passi, come dicevamo, sembrano proprio volgere in questa direzione, e per quanto riguarda la nostra minoranza ci pare di notare un interesse particolare del governo di Zagabria, sicuramente da mettere in relazione al fatto che l’Italia pare essere lo sponsor principale di tentativi europei croati.

Ad esempio è stato lo stesso presidente Stipe Mesic, nel corso del suo primo viaggio in Istria, ad appoggiare le richieste della minoranza di ottenere il bilinguismo a livello regionale, e altresì di entrare in possesso della casa editrice EDIT, ora di proprietà del governo, affermando che gli italiani non dovranno più essere considerati cittadini di seconda serie.

E’ chiaro che se queste promesse si realizzeranno si potranno vincere battaglie incominciate già ai tempi del professor Borme.

Altrettanto importante è la decisione, presa dal nuovo ministro della pubblica istruzione Vladimir Strugar, di promulgare al più presto una nuova legge sull’istruzione nelle lingue minoritarie, che manderà in pensione quella datata 1979, e soprattutto cancellerà per sempre l’"aborto Vokic" e il suo apartheid scolastico.

Questa nuova legge per la quale l’Unione Italiana si batte da anni, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire le minoranze, e soprattutto potrebbe spianare la strada al paese verso l’Europa, senza la quale si rischierebbe di rimanere segregati nel marasma balcanico.

Tutto ciò può indurre la nostra comunità, e per essa la sua organizzazione più rappresentativa, l’Unione Italiana, a guardare con più ottimismo al futuro. Le promesse, si sa, sono facili da farsi, ma è più difficile mantenerle, e per questo è poco saggio sbilanciarsi già oggi con dichiarazioni eccessivamente enfatiche, ma ci sono buoni margini di manovra; è soprattutto la presenza nell’esecutivo della D.D.I, la quale ha sempre appoggiato le rivendicazioni degli italiani, e non solo, dell’Istria, a far ben sperare.

Certo è che siamo appena agli inizi, e il cammino da compiere è ancora tanto, ma il periodo più buio sembra davvero finito.

A questo metaforico cammino l’U.I. si prepara tentando di realizzare al suo interno novità che le consentano di effettuare al meglio il compito che essa si prepone.

Nell’ultima assemblea dei connazionali, è emersa infatti la decisione, sollecitata da più parti, di riformare in tempi brevi lo Statuto, per superare la crisi istituzionale che da qualche tempo attanaglia l’organizzazione; è indubbio infatti che proprio in questo periodo l’U.I. ha l’obbligo di fare del suo meglio per rappresentare degnamente i nostri connazionali che vivono oltreconfine, e che essa può farlo solo se riuscirà a democratizzare ulteriormente la sua struttura interna, evitando che interessi personali e particolarismi sopravanzino il bene comune.

In questo quadro bisogna sottolineare il rinnovato interesse con il quale il governo e i mass media italiani, stanno considerando la nostra minoranza.

Questa potrà infatti giocare il ruolo di ponte nell’ambito dei futuri e sempre più stretti rapporti economici fra Italia, Slovenia e soprattutto Croazia, stimolando la cooperazione transfrontaliera e dando nuova linfa ad un’importante area di confine.

Il ministro del commercio con l’estero italiano on. Fassino mantiene costanti rapporti con i rappresentanti della comunità, e la minoranza stessa è stata inserita nei progetti UE transfrontalieri dalla "Conferenza delle Regioni Italiane", segno che, grazie e soprattutto all’appoggio della sorella Friuli Venezia Giulia, essa è destinata ad essere inserita maggiormente nel contesto della realtà italiana.

Ultimamente si sta anche rinsaldando il rapporto con gli esuli.

E’ sintomo importante che, in concomitanza con gli onori riservati dal presidente Ciampi, nel corso del suo viaggio a Trieste, alle vittime di tutti i totalitarismi, e perciò anche a quelle della foiba di Basovizza, U.I. e Federazione degli Esuli abbiano deciso di innalzare una croce e commemorare insieme le vittime della foiba di Vines, nell’albonese.

Questo è un passo importante, che se seguito da ulteriori sforzi come la tanto sognata "Giornata degli Istriani" la quale se realizzata dovrebbe riunire istriani e fiumani di tutto il mondo, potrebbe significare la vera rappacificazione e perché no il ritorno alla convivenza sotto lo stesso tetto di tutti gli italiani dell’Istria, in pace con croati e sloveni e inseriti in un’Europa unita dove non c’è più spazio per irredentismo e nazionalismi esasperati.

Le sfide per la nostra minoranza sono tante, le diffidenze da superare molteplici, ma probabilmente questo è il momento migliore per iniziare a combattere.