PREFAZIONE

 

In questa tesi di laurea verrà raccontata la storia della Comunità Nazionale Italiana in Istria e a Fiume negli anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.

Queste vicende saranno presentate con la massima obiettività possibile, cercando di privilegiare, ove il contesto lo consenta, la storia alle opinioni personali.

L’elaborato si snoda lungo cinque capitoli. Il primo è una doverosa premessa storica; esso serve a fare capire perché nella regione esiste una minoranza italiana, e per fare ciò racconta, anche se per sommi capi, le vicende che hanno portato all'esodo di oltre 300.000 italiani.

I capitoli centrali sono focalizzati sulla storia degli organismi associativi "italiani" in queste terre, storia difficile ed in salita, storia che è iniziata sotto la "terza via al comunismo" di Tito, è passata per l’ultranazionalismo di Tudjman per arrivare infine, ed è cronaca recente, alla via, speriamo, riformista e democratica di Stipe Mesic.

Questi organismi hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, nel bene e nel male, l’unico appiglio che gli italiani rimasti in questa regione hanno avuto per mantenere viva la fiammella dell’italianità. Italianità che non vuole assumere contorni nazionalisti o irredentisti, i quali non hanno più nessuna ragione di esistere, bensì vuole significare la sopravvivenza di una cultura, di una lingua e di una etnia che in queste terre hanno una storia millenaria.

Poi abbiamo dato spazio ad un capitolo dedicato alla tutela giuridica, eterno "tallone d’Achille" di queste genti, spesso discriminate e trattate come cittadini di serie B nonostante promesse e pompose dichiarazioni di principio.

A nostro parere è proprio da un effettiva tutela giuridica che si potranno compiere infatti i primi passi in direzione di una vera rinascita dell’etnia italiana.

Infine abbiamo trattato l’argomento dei rapporti tra i "rimasti" e l’Italia, la Nazione Madre; rapporti che sono iniziati e proseguiti nell’indifferenza totale dei mezzi di comunicazione verso l’unica minoranza etnica autoctona italiana, ma che oggi sono molto bene avviati e costituiscono una vera e propria linfa per la comunità.

Parlando di rapporti non abbiamo voluto ignorare quelli difficili e tumultuosi che sono intercorsi fra le due facce della medaglia istriana: i rimasti e gli esuli; gemelli siamesi divisi con la forza oltre cinquant’anni fa e allevati nell’odio, solo oggi sembrano aver ritrovato la voglia di dialogare.

La molla che ha fatto scattare la voglia di compiere questo lavoro di ricerca è stata proprio l’indifferenza, se non addirittura la quasi assoluta ignoranza, regnante in Italia a proposito di questi fatti.

In un periodo in cui il problema della tutela delle minoranze etniche, vedi Kosovo, è riesploso in tutto il suo dramma, abbiamo voluto occuparci di questo argomento che a nostro parere si inserisce alla perfezione nell’ambiguità di un Europa divisa tra integrazione, balcanismo e subalternità al "grande fratello" americano.

La ricerca si presentava spinosa e difficile, data l’idiosincrasia di testi italiani "politically correct" a parlare di "Istria", ma si è rivelata ricca di soddisfazioni professionali e soprattutto personali.

Ci sia consentito in questa sede di ringraziare tutte le persone, e sono state tantissime, che con estrema cortesia e competenza ci hanno permesso di comporre in maniera più esatta possibile il mosaico di questa storia e di apprezzare una terra bellissima e molto spesso misconosciuta; persone che aiutandoci manifestavano il loro stupore dato dal fatto che uno studente dell’"oltre Isonzo" si interessasse alle loro problematiche. Senza il loro fondamentale apporto, questo lavoro probabilmente non sarebbe esistito.