L'opinione pubblica italiana ha un'idea massimamente vaga della piccola comunità di connazionali che vive nell'area istro-quarnerina e in alcune città della Dalmazia.

I suoi problemi, poi, di ordine politico, sociale e linguistico sono noti a poche persone, in particolar modo a coloro che si interessano a quegli argomenti.

Il contrario avviene per le nostre comunità d'oltreoceano, alle quali spesso vengono dedicati servizi televisivi o giornalistici che ci portano spesso sotto gli occhi il loro patriottismo un po’ melodrammatico e l'armamentario tipico degli italiani all'estero.

Al contrario i mass media dedicano uno spazio molto limitato agli istriani, ai fiumani e ai dalmati; per molti è persino difficile dare loro una collocazione geografica, eppure Fiume dista da Trieste poco più di settanta chilometri e Pola è meno distante di Venezia.

I rari articoli dei giornali che parlano di quelle terre non raccontano quasi nulla della gente che vi abita, ma con i soliti toni ormai stantii parlano di accordi che si raggiungono e si disfano, di incontri che, per la massima parte non risolvono nulla e poi di promesse, ma di questo non v'è molto da stupirsi, perché la storia recente di quell'area è stata la storia di una grande promessa non mantenuta.

Ci siamo addentrati in questo mondo, in larga misura ancora inesplorato, incuriositi dal silenzio e dall'indifferenza che lo circondava, affrontando l'argomento sociolinguistico per cercare di sondare la situazione attuale degli italiani d'oltre confine.

Abbiamo ritenuto opportuno iniziare l'argomento dal punto di vista storico, per la peculiarità delle vicende di quel territorio, che hanno compreso sovrapposizioni e intersezioni di culture e popoli diversi.

Si è cercato inoltre di esaminare quale fosse l'attuale produzione culturale italiana del luogo, quale fosse la situazione plurilingue e su quali presupposti si mantenesse.

Infine, partendo da queste basi, si è voluto effettuare una ricerca sul campo, per individuare quali spazi linguistici fossero riservati al dialetto, all'italiano e alle lingue di maggioranza, lo sloveno e il croato, fornendo ad un campione di nostri connazionali un questionario sociolinguistico per avere direttamente da loro degli elementi indicativi e poter trarre le debite conclusioni.

Un grande entusiasmo ha accompagnato il nostro lavoro, ma prescindendo dalla sua validità o meno, saremo personalmente soddisfatti se esso potrà essere d'aiuto in qualche modo ed essere d'auspicio per nuovi lavori su questo argomento.