*La TORE Nº 15 - 1º novembre 2005 :
TERZA PARTE DELLA
di Mario Valich
( dalla pagina 89 alla pagina 98
)
Sperando di far cosa grata ai nostri lettori, soprattutto quelli piú giovani, e in attesa che dalla Societá di Studi Fiumani in Roma venga pubblicata la nuova edizione (magari aggiomata) del «Dizionario del Dialetto Fiumano» di Salvatore Samani, la redazione de «La Tore» desidera far conoscere la terza parte di locuzioni del vemacolo fiumano (le prime due sono introvabili) raccolte dal compianto amico Mario Valich, fomitaci gentilmente dalla consorte Lidia.
AMPOLA. (Me se ga fato una ampola), la vescichetta che si forma in seguito
ad un prolungato sfregamento dell'epidermide delle mani o dei piedi (remando,
con scarpe scomode, ecc.)
BARACOLE. una varietá di piccole razze
(rase), pesci squaloidi di forma romboidale che vivono sui fondali marini
sabbiosi del nostro Quamero. I fiumani usavano frequentemente questo
lemma per parafrasare scherzosamente il denaro.
BARBUZ. la barbetta a punta che, nel
passato, veniva considerata onor del mento..
BARETA A FRONTÍN, beretto a coppola ch'era
frequentissimo tra i ragazzi.
BARUFANTE. persona rissosa. Questo
vocabolo si formó probabilmente in quei
fiumani che adoperavano spesso la lingua tedesca data l'inclinazione
fonetica comune ad altri termini del tedesco, solitamente presentí
come aggettivi al participio.
BATER MAFIA. (El bate mafia col vestito novo), farsi vedere, esibirsi volutamente con un abito
nuovo di zecca in modo che tutti lo ammirino.
BATER TELEGRAMA. spedire un telegramma. II termine
s'usava anche per
riportare immediatamente ad una controparte, senza troppi scrupoli, i
pettegolezzi e le maldicenze udite dalla bocca d'altre persone con relative
citazioni nominative.
BATIFIACA. epíteto che si attribuiva agli
amanti del dolce far niente.
BEVAGNA (LA). l'autentico prodotto delle vigne
ed anche quello artefatto che
s'otteneva mescolando zucchero, polverine ed altri ingredienti nelle
cantine del punto franco fiumano, e che i bevitori tracannavano.
BICERIN DE RAKIA. il classico mattiniero
bicchierino d'acquavite dei nostri PETESSONI.
BIMBILIN (EL), il genitale maschile. Espressione che s'adoperava coi maschietti.
BONCULOVICH. buongustaio. Parola eminentemente dialettale fiumana composta da due notissimi termini con
desinenza umoristica finale slava
BONORIN. mattiniero.
BOTEGHER. bottegaio. Interessante
che, sia nella lingua letteraria che
nel dialetto, questo vocabolo conservi il suo carattere spregiativo. Nel
dialetto fiumano diventa la persona che abbia manipolato commercialmente
faccende a danno del prossimo. Si dice «el ga fato botega» quando qualcuno si
sia reso responsabile di intrallazzi.
BRASIOLA. braciola. (Voltar la brasiola) é mutare artatamente l'argomento sul tappeto,
in particolare quando non sia conveniente.
BRODO S'CETO. brodo ristretto, «consommé».
BRUSCHIN. spazzola con setole dure,
specialmente quelle metalliche, per la pulizia delle coperte delle navi oppure
d'altre superfici rigide.
BUHANZI (I) . i geloni. II vocabolo viene
usato anche nella parlata «ciakava» che é il dialetto croato usato nel litorale
croato delle zone contermini a Fiume.
Questo lemma peró é di chiarissima provenienza veneta dove
la esatta definizione é quella di LE BUGANZE, mentre il termine letterario
originale croato é «ozebine», al singolare «ozebina».
BUNDA. mantello con pelliccia (dal
croato).
BUSARA DE SCAMPI. intingolo preparato con olio,
pane grattugiato, aglio, prezzemolo, cipolla, scampi e vino bianco, piú sale e
pepe. É un piatto tipico nostrano, marinaro, cosa da buongustai i quali lo
assaporano di piü intingendo e portando poi i bocconi con le dita nella bocca,
succhiando gustosamente code, croste e specialmente le chele e le parti interne
del torace, di squisito sapore.
CAFICIO. una tazzina di caffé
cordialmente offerta tra amici.
CAGA IN BRAGHE. fifone incapace d'affrontare
situazioni piü serie.
CALÍSINE. denominazione dei detriti o delle scorie che lo spazzacamino
elimina dalle tubature dei caminí. In lingua letteraria per calígine si intende
lo «smog» che viene a costituirsi nell'aria dalle emanazioni degli stabilimenti
nelle zone industriali.
CALUMARSELA. filársela via (all' inglese).
CAMITO (EL), quella parte del carico di
legname che una volta veniva collocata sulla coperta delle navi dopo che ne
erano state saturate tutte le stive.
Oggi, epoca dei
«container», ció praticamente non si verifica piü.
CAPONERA, il piccolo regno del gallo.
Pollaio.
CASIN. casa di tolleranza.
CAVELADA. zazzera.
CHIBIZ (EL). é quel personaggio che occupa,
al tavolo di gioco delle carte, un posto come spettatore accanto ai giocatori
commentando l'andamento delle partite durante le pause. Nel gioco del calcio
questo personaggio viene chiamato tifoso e si comporta invece contrariamente,
intervenendo in ogni momento.
CHITA (LA), fronda d'albero.
Trapiantato direttamente dal «ciakavo». Viene usato per definire i
tratti di ramo fresco ed anche piccole partí di piante strappate agli arbusti
che crescono nella nostra regione.
Vocaboli «ciakavi» come
quello in oggetto si inseriscono nella parlata fiumana data una promiscuitá che
rendeva necessaria per la nostra gente la conoscenza piü o meno superficiale
per le esigenze usuali di entrambi i dialetti: il fiumano, che é di origine
veneta, ed il «ciakavo», che é invece di origine croata.
CICI DELA CICIARIA. dai caratteristici
costumi assai pittoreschi, essi
appartengono al gruppo etnico di provenienza rumena, residente nel cuore
dell'Istria.
Faró a questo punto una breve disgressione, per dire che
i CICI erano
un tempo noti come venditori del CARBÓN DOLZE ch'essi producevano nei loro
paesi con la combustione di legname ceduo in fomaci di terra, a fuoco lento. II
carbone veniva portato in cittá, e non solo a Fiume, nei caratteristici carri
dei CICI. Debbo pure ricordare, per inciso, che i CICI venivano a vendere in cittá
anche le conosciutissime BUTORIZE che erano piccole fascine di
legna d'ardere pregiata, accuratamente
spaccata, che quei buoni, pacifici e simpatici legnaioli offrivano in vendita a
prezzi ragionevoli, ivi comprese le loro prestazioni del trasferimento della
merce venduta e della relativa sistemazione nelle cantine o soffitte. II CARBÓN
DOLZE veniva
adoperato in quei ferri da stiro che oggi, per chi li ha saputi conservare in
buono stato, costituiscono apprezzatissimi oggetti decorativi, mentre la
diminuizione dell'uso del carbone vegetale é valsa ad abbassare il pericolo
delle morti accidentali per asfissia ed anche dei suicidi. SOFIGARSE
COL CARBÓN DOLZE era nel tempo passato una delle forme piü in voga per togliersi la vita.
Altre forme per uscire dalla vita volontariamente erano: NEGARSE
BOTÁNDOSE IN MAR COLA PIERA LIGADA INTORNO AL COLO, TAJARSE LE VENE DEL POLSO,
BUTARSE DAL QUARTO PIAN, SBARARSE COL RIVOLVER, INVELENARSE, BUTARSE SOTO EL
TRAM o EL
TRENO IN CORSA, IMPICARSE...con tante scuse per questa
lúgubre elencazione.
CIODO. chiodo.
CIODO si definisce pure un debito
ancora acceso ed ugualmente, per somiglianza con un vero chiodo, anche
quell'elegante ortottero, la libellula, che veniva a librarsi in primavera ed
in estate seminando il terrore in noi quando eravamo giovanissimi.
CLEMPASTO. dal croato
«klempav». É un rifacimento fiumano
verbale per la definizione di coloro a cui madre natura non ha fornito le
orecchie diritte.
CO. (Co erimo muli, co
fazevimo), quando. Esempio di come la versione dialettale semplifichi tutto
quanto venga ritenuto complesso sotto il profilo fonético.
COMPENA. (Compena che l'ariva),
appena, appena egli arrivi.
COLOMBA. l'asse di legno duro che divide le due grandi parti
nella chiglia (dritta e manca/ tribordo e babordo) di un'imbarcazione.
CREPALINA. parola di origine
chiaramente fiumana che,
nel «ciakavo», viene affibbiata agli individui evidentemente impacciati
o pigri e che sono notoriamente lenti nelle loro azioni, la vera espressione
fiumana potrebbe essere INDORMENZADO.
CRIVEL. setaccio, vocabolo affine a
quello letterario che deriva dal latino: crivello-vaglio.
CUFER. baule. Viene usato anche per
valigia.
CUMA. derivazione del croato «kumica»
inscrita nella parlata fiumana, dovuta alia vicinanza di coloro che usano
propriamente questo vocabolo che significa comare.
DATOLI. datteri.
DAVUR (EL), quella parte del nostro corpo
adérente alie sedie.
DE BOJO. appena bollito.
DE BRIVADA. d'abbrivio.
DE FILADA, diffilato.
DE SCONDON. di nascosto.
DE STRAFORO. per vie traverse:
DEVE ESSER COMPAGNO.deve essere come l'originale.
DINDOLAR. (El dente me dindola), una cosa malferma, un dente che si muove nel
suo alveo perche non saldamente aderente alla gengiva. DINDOLARSE, dondolarsi
DIS. come nella lingua letteraria,
anche nella parlata fiumana questo prefisso ha un significato opposto della
parola alla quale viene viene preposto: DISPACAR, DISLIGAR,
DISMOLAR, DISPICAR, DISINGAIAR, DISTUDAR, DISCUZAR o DISINCUZAR, DISMATAR,
DISPEGNAR, DISCAPELAR e cosí via di seguito.
I vocaboli precedenti significano aprire il pacco,
slegare, sciogliere il nodo, disappendere, ecc. Certe espressioni dialettali,
facendo testo a se stesse, presentano qualche difficoitá nella traduzione in
lingua letteraria e questo tema é stato da me sfiorato in un punto della prima
parte di questa raccolta, nel 1975.
DISBRATAR. sparecchiare. Ecco, se
veramente occorreva dimostrare,
un termine di remota ed oscura provenienza del nostro dialetto.
DISCALZO. scalzo, vocabolo che veniva una
volta usato dalla MULARIA fiumana e non, naturalmente, dai ragazzi delle
categorie piú abbienti, nei lontani anni
della miseria, quando
i nostri genitori, poveri in canna, per risparmiare nelle spese, ci
autorizzavano a scendere nelle strade per giocare, scalzi, raccomandandoci di
stare attenti a non pungerci sotto ai piedi sulle schegge di vetro rotto e sui
chiodini.
DRAINA. robusta funicella
intrecciata con tre filamenti che veniva adoperata per la sospensione dei GRAMPINI
(grappini) coi quali s'usavano GRAMPINAR
le RACOVIZE e gli altri abitatori marini
delle banchine portuali che non si possono catturare con lenze munite di ami.
EHA. HIO e
ZURICK. comandi
per i cavalli da tiro, di probabile derivazione tedesca, assimilati ed
introdotti nell'uso pratico dalla nostra gente quando prestavano il servizio
militare nell'esercito imperiale austroungarico in qualitá di sudditi.
EL TOMA. Abbreviativo dialettale che
potrebbe suonare come Tommaso ficcanaso.
FAR FALISCHE. far scintille.
FAR PICOLI. per un oggetto lasciato da
lungo tempo in un sito s'usava dire COSSA TI LASSI QUELA
ROBA LA' che la fazi picoli? Si usava diré ugualmente che uno FAZEVA
PICOLI quando
qualche persona rimetteva il cibo per un malanno di stomaco.
FEZA. feccia, dovrebbe essere
vocabolo riservato solo alia ristretta categoria delle persone veramente per
bene, ma qui viene acconcia la citazione evangélica «Chi é senza peccato...».
FIGUROSO, che fa bella figura.
FOFO. grassone a cui la
pinguedine rende difficoltoso il parlare netto.
FOLO. il mantice dell'organo della
chiesa, che una volta veniva azionato a mano. FOLISTA invece era la. persona incaricata
di far azionare di continuo il mantice stesso. Oggi é tutto elettrico.
GASIO. cucitura a macchina dei
ripiegamenti degli orli degli abiti.
GHEBIA o CHEBA, gabbia. Da
qui il «ciakavo» GAJBA.
GHIBINE. escrescenze rocciose nelle
scorciatoie e nelle piccole strade carsiche dei dintorni della nostra regione
(dal croato).
GIRAI non meglio precisati
pesci (forse «latterini») di grandezza analoga a quella delle sardine,
saporiti e piú costosi di esse perché piú rari ed anche perché la loro carne é
bianca e dolce prediligendo, i GIRAI, vivere nelle zone in cui vi sia
abbondanza d'acqua dolce.
GNORA. nuora.
GNORGOLAR. brontolare. I vecchi ed
autentici FIUMANAZI adoperavano in analoghe circostanze di necessitá
anche il termine RUGNAR.
GOVERNAR. aggiustare, (GOVERNAR EL TUBO del'aqua). Letteralmente il verbo governare puó
venir usato solamente quando tratti funzione riferentesi ad azione di governo,
guida o direzione.
La variante dialettale snobba la nobiltá della terminología ed adopera questa
locuzione come se si trattasse di sinónimo implícito dei verbi aggiustare o riparare.
GREBENI. (dal «ciakavo») sassi
disseminati sulle strade e scorciatoie della nostra campagna cársica.
GRESPE (LE), le increspature fra le estremitá
inferiori.
GROMAZE. (dal «ciakavo») sassi piü
rilevanti.
GUSTAR, le operazioni
preliminari alle partite o con le SPIGOLE o con le PLOZE oppure con le monetine, cioé
quando si accosta all'inizio per le precedenze: il piü vicino é il primo a
giocare cosí via dicendo.
IMBAMBINIDO. che non comprende
nulla, che é tornato ad essere bambino.
IMBILARSE. scoppiare per l'ira,
adirarsi, arrabbiarsi. Preziosismo
dell'antica parlata fiumana.
IMPINIRSE EL CULO. in senso traslato ricevere di tutto, casa, vestimenti, vitto e
tutti gli altri mezzi, senza averselo meritato, oltrepassando i limiti del
pudore.
INAMENTE. (Tegnir inamente, go impará inamente), a memoria, tenere a memoria,
e: ho imparato a memoria.
IN ANDANA, espressione marinaresca, che figura
cosí anche nei dizionari linguistici, dei vecchi pescatori DE
BARCA del golfo
fiumano, uno di essi EL SE SURGAVA (s'ancorava con un ancorotto oppure con una
pesante pietra) sul fondale di sabbia (dai 50 ai 70 metri di profonditá) e le
altre barche a loro volta s'accostavano a lui assicurandosi in ormeggio l'una
dietro l'altra, IN ANDANA, la quale veniva lentamente spostata dalle mutevoli
superficiali correnti marine.
Queste espressioni marinaresche oggi sono quasi
scomparse dal frasario di coloro che ancora si dedicano alla pesca nel nostro
golfo. Nei dizionari, dove questo lemma viene riscontrato, esso non figura come
voce dialettale bensi quale vocabolo della lingua corrente e gli vengono
ascritti anche significati diversi dal nostro.
INCAROGNÍ. (Se ga
incarogni),
locuzione per esprimere quando una cosa o un oggetto si siano addirittura
ricoperti di sporcizia, dovuta a totale abbandono o trascuratezza, da
richiedere o una ripulitura.radicale oppure una sostituzione. II termine
letterale «incarognire», nei dizionari dice,
invece, diventare carogna oppure darsi all'ozio, cosa che,
semanticamente, si discosterebbe segnatamente dal
significato dialettale.
INGONFIAR. gonfiare.
INTERESSOSO. persona che s'interessa
soltanto di faccende redditizie o che portino vantaggi, e che pensa soltanto al
proprio tornaconto.
L'aggettivo
letterale esatto é: interessato.
INTORCOLÁ.
(Me se
ga intorcolá el fil), ritorto, mi s'é ritorto il filo.
INVECIDO. invecchiato.
KLINZ. (Non
vojo dar un klinz), chiodo, non voglio dare un chiodo. NO 'L VAL UN KLINZ, non vale un chiodo.
LA GOMA ME PUS’CIA, LA SCARPA ME PUS'CIA, EL TETO PUS'CIA, LA SPINA PUS'CIA, LA
PIGNATA PUS'CIA, EL NASO ME PUS’CIA. chi, dei veri fiumani, non ha mai adoperato in vita sua
questi termini scherzosi (CHE I BUTA IN RIDER) che ben definiscono nel nostro
dialetto gli svariati predetti spandimenti ?
LANTERNIN. probabile voce medievale
fiumana che cosí definiva l'artigiano fabbricatore di lanterne. Questa
voce, in seguito, é diventata, assieme a quella di BANDAIO,
significato di lattoniere o stagnino.
LANZARDA. é uno scombride di proporzioni
pressappoco uguali a quello dei comuni scombri, meno prelibato degli scombri
stessi e con una sfumatura differente nella parte sottostante che, nello
scombro, assume un colore bianchissimo.
LATE ANDA DE MAL. latte accagliato. ANDAR
DE MAL, espressione
dialettale per definire un qualunque genere alimentare che si sia
guastato o che sia ammuffito divenendo non piü commestibile.
LUMAR. sottrarre qualche cosa senza che
il legittimo proprietario se ne accorga. Rubare. Parola gergale del bassifondo
di Cittavecchia.
LUSTROFIN. legno lucidato ed anche
impiallacciature lucide.
MACK (EL). escreto mucoso delle fogne
cittadine che i pescatori delle
rive portuali raccolgono presso le uscite nel mare
dellefogne stesse con delle pertiche munite di rudimentali retine di filo di
ferro. II MACK viene successivamente innescato sugli ami per la pesca dei cefali di porto
che per l'appunto si nutrono preferendo rifiuti urbani fermentati, defluenti
dalle cloache. Lascio a chi legge le considerazioni sulla salubritá di siffatta
alimentazione, e qui sono da aggiungersi tutte le altre specie ittiche che sono
presentí nei pressi degli sfoci nel mare della canalizzazione cittadina (MENOLE,
BOBE, BISATI,
ecc.) ed anche dei molluschi (PEDOCI) che prolificano abbondantissimi
nelle adiacenze degli sfoci predetti. I PEDOCI (PEOCI), prediligono le zone del mare piü
ricche d'acqua dolce.
Alle precedenti considerazioni di insalubritá
doverosamente viene ad aggiungersi pure l'inquinamento delle acque
portuali dovuto agli scarichi organici
delle navi ormeggiate alle rive e banchine locali nonché di tutti gli altri
innumerevoli residuati che vengono semplicemente buttati a mare dagli equipaggi
delle navi.
MAGNAFOGO. persona che prende
esageratamente una qualsiasi idea política.
MALORSIGA. (Va in
malorsiga),
termine dialettale alquanto addolcito per mandare qualcuno alla malora. E un
modo non estremamente duro per invitare altra persona di togliersi dai piedi.
MANIGA DE ACOUA. il tubo di gomma o di plástica
per innaffiare.
MANÍZA (LA), maniglia o manovella anche
amovibile che serve per diversi usi. Per esempio la MANÍZA veniva usata, un tempo, per
avviare i motori a scoppio.
MARCHE (LE), i francobolli postali.
MAROCA. viene cosí denominata la merce
di scarso valore, specie quella di abbigliamento, che non si deve comperare.
Essa puó venire acquistata soltanto dai gonzi o dalle persone sprovvedute.
MARTEDÍ TELASSO.
altrimenti detto ULTIMO DE CARNEVAL in cui una volta tutti si davano
alla pazza gioia. TELASSO é parola significante che il gioioso e mordace MATE
CARNEVAL (tanto
per citare le complete generalitá del protagonista símbolo carnevalesco), dopo
il trionfo, abbandona ognuno ai fatti propri con la promessa, peró, di un
puntualissimo ritorno per tutti gli anni futuri, prima di Quaresima, per ridere
e pungere nuevamente.
MASOLIZA. Ragazzi incoscienti, nei tempi
passati, si divertivano, con efferata crudeltà, a rinchiudere parecchi
maggiolini in scatolette di metallo avvicinandole poi ad una sorgente di calore
intenso, per la sola soddisfazione di poter udire il disperato e frenético
ronzio del volo interno dei malcapitati insetti cosí costretti alle
temperature brucianti. Le folli vibrazioni delle povere
alucce trasformavano le scatole chiuse in estemporanei strumenti musicali per
il divertimento dei ragazzi. Era una delle piü malvagie forme di barbarie
praticate dagli insospettabili ragazzi di quel tempo che, almeno per quanto si
riferisce a questa pratica, é per fortuna ormai lontana da noi.
MATERAN. tipo senza cultura né
educazione, persona rimasta allo stato primitivo.
MATURIDO. (Se ga
maturido),
maturato, s'é maturato.
ME DOL LE CROSE. due sono i casi nei quali
veniva adoperata questa
locuzione: quando si aveva un risentimento traumático al coccige
oppure quando lo stesso evento dolorifico risultava
d'origine reumática. Da rilevare che, in entrambe le eventualitá, la persona
che ne era soggetta veniva costretta dalle sensazioni dolorose a camminare
impettita, cioé in un modo che il popolino fiumano, CHE EL
TROVAVA SEMPRE DE DIR, definiva: EL CAMINA COME I NOBILI, perché i grandi signori di una
volta assumevano nell'incedere postazioni altere ed attendevano, in dette pose,
gli ossequi di quelli che erano meno signori di essi; pose affettate e contegnose.
MESARÍA, nel mezzo.
METER IN TAJO. riporre le banconote da 10, 20,
50 e 100 corone a.u. nascondendole fra le pagine dei libri e cosi
risparmiandole.
Dal lontano 1918 ad oggi le valute sono state cambíate
parecchie volte.
MUS DE MELA. un viso piuttosto antipático.
La MELA é vocabolo dialettale e vale per «cicca», muso da cicca o piü
semplicemente faccia da schiaffi.
NASO SCHIZO (o NASO
FRACADO), puó
essere un naso all'insü o schiacciato.
NATURA (LA). cosi, púdicamente i nostri
vecchi alludevano, nei loro discorsi, ai genitali. Oggi troppa gente scorda
queste edúcate attenzioni verbali.
NISCORISTI. dal croato
«niskoristi» disutilaccio, ed anche femmina dedita alla dolce vita che concede
le proprie grazie senza molti scrupoli.
NOSE (LE). LE NOSELE. le noci, le nocciole.
NUVOLADO (XE). si risponde cosí a chi ci chiede
che tempo faccia se il cielo sia coperto. Un POCO NUVOLADO o MESO
NUVOLADO.
PAGNOCA (LA). la pagnotta ed anche nomignolo
che veniva affibbiato a personaggi tracagnotti (di bassa statura e col NASO
FRACADO).
PAJOLA (LA), la fórfora.
PALlSAR,
paleggiare, lavoro che viene
eseguito con le pale per spianare cumuli di materiale o di merci alia rifusa,
particolarmente nelle stive delle navi ed anche nei magazzini portuali.
PANARIZO, tumore doloroso denominato
letteralmente «panereccio» o
«patereccio» che si forma alla perimetria dell'unghia d'una delle dita delle
mani.
PAPOLAR. termine del basso dialetto per
definire l'atto del mangiare.
PAPARGNACA. individuo servile che non si
risente e che sólitamente sorride quando viene apostrofato con parolacce
appartenenti alla bassa terminologia dialettale.
PARECIO (EL). nel gergo degli operai portuali fiumani era la denominazione di
quell'apparecchiatura, costituita nel passato da travatura (di legno) ed
attualmente di tubi metallici (Mannesmann), che viene eretta sulle banchine a
fianco dei piroscafi per il carico e scarico del loro carico Qggettivamente costituito specialmeate da merci alla rifusa (carbone, fosfati,
cereali, ecc.). Sotto al PARECIO defluiscono i carri ferroviari che ricevono o forniscono
le merci in manipolazione con grandi recipienti chiamati BAJE (femminile) che sono capaci di
conteneré fino a 700 kg.
PAREDO (EL). la parete.
PATRONA. cartuccia per armi da fuoco
(dal tedesco).
PÉCK. pistore.
PREION (IN). (In
cheba, venir seradi in ghebia), anche solo VENIR SERADI. A questo punto giova precisare
che il dialetto fiumano, a secorda delle zone residenziali cittadine del tempo
passato, oggi rioni, subiva condizionamenti e variazioni: duro ed arcaico
quello dei GOMILARI della ZITAVECIA, piü pulito perché depurato dalle
espressioni gergali, dei SIORI delle zone fuori dal perimetro cittadino piü antico ed
infine con smagliature slave «ciákave» quello degli abitanti dei sottocomuni di
una volta, definiti BROSQUARI, SALATARI, TORETARI e CANTRIDANI, che giungevano piü
frequentemente in contatto con i GROBNIZANI e coi CASTOVANI. Qui é opportuno
evidenziare la nomenclatura, veramente caratteristica, che i vecchi fiumani
coniarono nel passato per
denominare i piü o meno vicini come: LUSSIGNANI (di Lussino), MOS'CENIZANI (di Moschiena), CHERSINI (di Cherso), COSTREGNANI (delle due Costrene), BUCARANI (di Buccari), ecc. oltreché al
termine universalmente noto di BODOLI per 1'esatta definizione degli
abitanti nativi dell'isola di Veglia (detti anche VEGLIOTI).
PESCAR PER BUSI o ANDAR
PER BUSI.
termine oggi estinto non essendo piü consentito pescare in porto. É catturare
il pesce che vive nelle buche tra le rocce, altrimente dette «grote». É un modo di pescare particolare
che richiedeva moltissima pazienza ed altrettanta astuzia da coloro che lo
praticavano. Sono necessari degli accorgimenti specifici, per
esempio un tratto di filo metallico al quale fissare l'amo per evitare il
tagliente morso della dentatura dei GRONGHI, scatolette di fiammiferi vuote
per poter avvertire la presenza attiva del pesce che abbocca, oppure piccole
lamelle o campanelli d'aliarme per l'intervento al momento giusto in cui il
pesce ha abboccato, dopo una lunga attesa. Ció per prendere in mano la TOGNA ed ingaggiare la lotta finale
per levare la preda dai BUSI dove era stata calata fruttuosamente la
lenza, é della massima importanza poi conoscere le esche adatte
alia bisogna, gradite dai pesci che si vogliono prendere, ecc., tutti
particolari quasi completamente ignorati delle attuali giovani leve che
preferiscono svaghi di tutt'altro genere.
PIADA. (Darghe
una piada in cul), pedata, congedare molto bruscamente qualcuno con una pedata nel sedere.
PIANDURA. vocabolo adoperato nel dialetto
fiumano per bollare una persona dedita all'alcool. Questa locuzione, collegata
a quella anche notissima di PETESSON (il PETES corrisponderebbe al piú deteriore alcool
etílico) viene ad essere spiegata cosi: PIANDURA é colui che si dedica
quotidianamente alla consumazione del vino, ricordo un personaggio fiumano che
lavorava in porto e che beveva giornalmente dai 30 ai 35 POTTI, corrispondenti a 15-20 litri, e
rammento un altro bevitore che, nel corso delle partite a carte, in una
mattinata, tracannava la bellezza di un barilotto di venticinque litri di birra
servitagli entro i notissimi bicchieri di mezzo litro che venivano denominati KRÜGEL (dal tedesco).
PETESSON é invece la persona che, sempre
quotidianamente, trangugia notevoli quantitá di liquori ad alta concentrazione
alcoolica, personalmente conoscevo qualcuno che consumava al giorno un litro e
mezzo di acquavite di gradazione superiore al 40% di alcool.
Entrambi i vocaboli PIANDURA e PETESSON
sono di
estrazione «ciakava».
PIAVOLO. chi importuna essendo anche
chiacchierone.
PIETA. piega, COTOLO
A PIETE, gonna
pieghettata.
PIGNOL. PIGNOI. pinole,
pinoli, seme dei pini ed anche sinónimo
di persone pedanti, meticolosissime nei particolari
piü minuti delle rególe.
PIMPIAVA. donna noiosa e seccante.
PINDOLAR. (El
dente me píndola), pendere, il dente mi péndola nella bocca, dente malfermo.
PIPICI (I), i soldini che occorrono sempre.
Forse, grosso modo, é una parafrasi dell'esortazione a mangiare che viene
rivolta ai pulcini e ai pollastri: pi, pi, pi, che non avrebbe senso se non ci
fosse da mangiare.
PIZAT. termine della MULARÍA
fiumana, quando
s'accordava di tirare sassi da distanza ravvicinata per infrangere quanto prima
possibile lampioni stradali, vetri, bottiglie,
ecc., in sostanza oggetti fragili presi di mira.
Lógicamente quello che, per primo centrava il bersaglio, veniva considerato il
piü bravo di tutti. Questo lemma é anche sinónimo di tatuaggio
sull'epidermide umana ed anche l'azione
del tatuaggio con appositi strumenti, sulla nostra pelle, di figure escritte,
si denomina PIZAT.
PLACAR, esercitare una compressione per raddrizzare una massa
metallica distorta, per esempio PLACAR EL PIOMBO significa raddrizzare il piombo
a mo' di lamina.
POMA. (Uno, due, tre, go batú la poma), si deve gridare presto quando si
batte in tempo col pugno il muro convenuto nel gioco IN
SCONDERSE (a
nascondino) dei ragazzi.
PORCOSPIN DE MAR. riccio di mare che é sempre
un'insidia per i bagnanti.
PRACIA (LA). la fionda, del resto
famosissima, con la quale il piccolo Davide sconfisse il gigante Golia.
PROVASA (LA) la conchiglia del
gabinetto di decenza.
Vocabolo fiumano ormai scomparso (o poco meno) dall'uso
ed é una di quelle parole che risalgono ad origini ignote, quando i fiumani
erano poche migliaia in tutto
PUNTIZA (LA). una delle due estremitá di un
fílone di pane o STRUZA DE PAN.
PUTO. persona di sesso maschile, di
qualsiasi etá, célibe.
OUEI DELA LEGERA. gli appartenenti ai
gruppuscoli di coloro che non
hanno alcuna voglia di lavorare o di far del bene, che preferiscono vivere
parassitariamente d'espedienti, scroccando un caffé, una sigaretta, la
merendina, ecc.
RASADOR (EL), il rasoio. Chissá come ávrebbero
chiamato i nostri antenati, un'ottantina d'anni fa, il rasoio bilama oppure il
rasoio elettrico a testina snodata, odiemi?
RASTELADA (LA), steccato per la recinzione di
giardini, campi, ecc.
REFAR. vocabolo gergale:
sottrarre furtivamente. Si
dice cosi quando si deve procedere allo spostamento delle cose da un
punto all'altro alio scopo di ordinarlo meglio, il che sarebbe poi l'autentico
signifícato dialettale della parola inopinatamente inghiottito dal gergo della
malavita fíumana. Altrimenti appartiene anche alla terminologia marinaresca: REFA LA
ZIMA, REFA LA VELA, ecc.
REMITUR. (Far un
remitur), fare
piazza pulita, pulire con vigorosi colpi d'una simbólica ramazza, fare
uno sfracello, fracassare tutto.
SAIE (LE). (Ga ciapá fogo le saie del
camin), hanno preso fuoco le incrostazioni di caligine del camino. Questo
lemma, cosi ad occhio croce, potrebbe essere di origine slava.
SALTAMARTIN. la piccola
cavalletta dei nostri
campi sorprendente per i suoi eccezionali ed arditissimi saltí.
SANTOLI. (Chi no
ga santoli no magna burzulai), chi non ha compari, non mangia le ciambelle, quindi
compari. Le ciambelle sono anche
chiamate impropriamente
BASCOTI, biscotti. Sonó le infinite
trasformazioni che si verifícano nel generoso clima dialettale.
SBABAZAR. termine dialettale che scolpisce
in un solo tratto quella interessante attivitá verbosa delle nostre antiche
comari quando, riunitesi partendo da due persone
in su, spiattellano A BIONDO DIO, freneticamente e senza freni
ogni cosa sia capitata a loro conoscenza su qualsiasi argomento e persona di
sorta, escludendo soltanto quanto potrebbe essere nocivo ai propri interessi
personali. Tale maldicenza s'estende «ipso facto» a carico delle comari che
sono costrette ad abbandonare per i motivi piü vari l'assemblea stradaiola, e
fínisce solo quando viene a mancare... il numero legale, cioé quando sul
terreno rimane una sola... BABA.
SBROVIN. segmento di tubo metallico con
una punta acuminata ad una estremitá per poter bucare con facilita sacchi di
caffé, zucchero, ecc., estraendo cosi dai sacchi stessi campioni di merci.
Serve anche alla sottrazione colposa, furtiva di quantitativi di merci.
SCAPOLER. lo scapolare della Madonna del
Carmelo.
S'CIMPANCHL piccole molle per fissare sulle
corde la roba posta ad asciugare.
S'CIOCAR UN BASO. schioccare un bacio.
SCION. ciclone che abbatte alberi e
scoperchia case. Dalle Americhe e dalle zone del Pacifico ci proviene il
vocabolo «tornado», termine piü sinistro e che descrive con maggior precisione
gli uragani e le catastrofí di derivazione atmosférica, che usano imperversare
in quelle zone della Terra. Di conseguenza le nostre tempeste non possono
reggere il confronto con la violenza e durata di quelle ben piü tremende dei veri
«tornado».
SCOVA NOVA SCOVA BEN. affermazione che troverete anche
in altra raccolta del presente volume ma che desidero completare con un
commento appropriato.
É locuzione che s'attaglia defínendo con perfetto
sarcasmo gl'inizi di qualsiasi attivitá dell'infinita schiera di carrieristi
vissuti in ogni tempo, i quali, dopo aver pazientemente scavato il terreno al
di sotto dei piedi alle persone soprastanti, provocandone la caduta, subentrano
al loro posto, dopo aver simulato attitudine, solerzia e perizia alle nuove
incombenze.
Essi infine finiscono ad inciampare negli stessi difetti
e nelle uguali manchevolezze dei loro predecessori che avevano fatto liquidare.
Poi arriva QUEL DEL
PEVERE che, a
sua volta, liquida chi ha liquidato. É l'eterna vicenda umana, contraddizione
da sempre esistente e che s'inquadra psicológicamente nella lotta per il posto al sole..
SCOVAZE. spazzatura, di SCOVAZERA é giá stato detto.
Per inciso voglio qui ricordare quel saluto che si diceva
quando s'accendeva, una volta, le lampade a petrolio: BONA
SERA SIGNORA SCOVAZERA.
SE GA STRENTO. caratteristica espressione per
accusare il restringimento di
indumenti di lana dopo alcuni lavaggi.
SCURBAZ.
mio padre ne conservava uno nella sua cassa di oggetti
da marinaio. Era un manico di legno con sette code di pelle e certamente
serviva per infliggere le punizioni corporali ai componenti la ciurma nei
velieri che si comportavano indisciplinatamente a bordo dei loro navigli. Era
il famoso «gatto dalle nove code» di cui fondatamente si parla nei racconti
delle navigazioni eroiche. Termine origínale arabo: «Curbásc».
SERVO DE PIAZA. esistono ancora, particolarmente nelle stazioni
ferroviarie, quegli utilissimi personaggi muniti di berretto distintivo
colorato, con una targhetta d'ottone sul berretto stesso numerata, che prestano
i loro servizi di portatori di bagaglio a mano con carretto a spinta. Tra i
vecchi SERVÍ DE PIAZA fíumani mi viene qui di ricordare la figura di un certo
Demarchi, uomo di non comune forza, atleta e sollevatore di pesi nelle
competizioni e notissimo lottatore di lotta greco-romana, molto in voga a Fiume
all'época del piü grande campione di lotta fiumano di tutti i tempi, il
celebérrimo pescivendolo Pietro Drazenovich (1920-1925).
SFORZIN. robusta corda sottile. molto
resistente, usata per parecchie necessitá della pesca nostrana.
SIAR. voce fíumana del verbo
sciare, parafrasi usata dai fíumani per alludere ad una sbandata, GAVEMO
FATO UNA SIADA,
essersi divertiti fuori misura, con donne, aver levato il gomito insieme ad
amici ed altre affínitá analoghe.
SCROVA. SCROVON. scrofa, che con
l'accrescitivo diventa maschile,
sempre con licenza del parlare scurrile dialettale.
SECABISI. (o ancora volgarmente SECABALE) due coloratissime varianti sgarbate degli appellativi
scocciatore o seccatore.
SCHERBALO. sdentato. É uno dei diversi
termini «ciakavi» affluiti nel fiumano.
SOL E PIOVA. LE STRIGHE SE
SPOSA. il
fenomeno marzolino della pioggia quando spiende il sole, avvenimento che non
passa inosservato al nostro popolino che attribuisce alia manifestazione
in oggetto l'evento diabólico della celebrazione nuziale delle streghe.
SOLDI SARÁ E N0I NO SAREMO. é una sorta di
autoincoraggiamento a spendere con maggiore larghezza i propri
soldi, duramente guadagnati, che eternamente esercitano fascino e che
moltissimo valgono ed influiscono in tante circostanze, perció si cerca di non
spendeme troppi o si cercava almeno. Con l'odiemo consumismo
all'ennesima potenza siamo diventati tutti di manica
larga.
SMARI' (Se ga smarí el
color), quando
il colore di un tessuto se ne va, si perde, si «smarrisce» come se fosse
una moneta che si possa perdere. Cioé viene adoperato un verbo improprio, ma il
colore stinto non si puó piú ritrovare bensi il tessuto si puó ritingere con un
colore nuovo.
SON TUTO BECADO DAI CUMARI. il CUMARO non é altro che la comunissima
zanzara che punzecchia le nostre epidermidi scoperte durante la notte,
lasciando tracce delle punture sulla pelle ed anche la malaria. CUMARO é evidentemente una riduzione
fiumana dal vocabolo croato «komarac» di cui la traduzione italiana é appunto
zanzara, anofele.
SONZA. sugna, lardo suino interno,
privo di CRODIGHE, cotiche in lingua.
SOZERA E GNORA SE PESTA COME LA GRAGNOLA. contiene tre termini originali
del nostro vernacolo: SOZERA, suocera, GNORA, nuora, e GRAGNOLA, in lingua anche gragnola.
L'anonimo autore di questa strofetta é stato intelligentissimo a creare una ben
colorita immagine dei contrasti che avvengono ben piú di frequente di quanto si
creda tra queste due figure tanto vicine ma che sostanzialmente. non sono
parenti. Naturalmente, salvo i casi nei quali non ci siano piü evidenti
contestazioni, sembrerebbe che fra le due persone sul tappeto di questa
glossa normalmente intercorrano
rapporti benevoli. Ció almeno nella maggior parte dei casi.
SPAVADA. (Far una
spavada), fare
una dormita. II vocabolo SPAVADA é stato tratto scherzosamente dal croato con una
correzione fiumana.
SPETA MUSS CHE L'ERBA CRESSI. espressione proverbiale buona
per mitigare la FOTA (che significa: risentimento) per rinvii «sine
die» di singole faccende che si ritenevano di facile ed immediata soluzione.
SPIEGAZADO. solitamente di abito trascurato
e senza stiratura.
SPIZINARDO. autentico vocabolo fiumano per la piantina di una specie di
lavanda che cresce bassa con fitti rametti, frequente nei dintorni fiumani.
SPOLVERIN. spolverino.
STIVAR IN SECONDA. collocare merci in sacchi, barili
o in balle, per ragioni di spazio, sopra al piano base formando una seconda
fila o piano. Termine molto adoperato dai lavoratori portuali per i quali
esistono espressioni pure: IN TERZA, IN QUARTA fino a che possa andare.
Analogamente essi cosí s'esprimono - VADO
IN SECONDA - anche quando si accingono
a beversi un... secondo litro di vino.
SPARLAZAR. sparlare.
SPIANA (LA), la pialla.
SPIN INTEL OCIO. spino nell'occhio.
SPIZAR. (Me spiza), prudere, mi prude.
SPUZOLIR. appuzzare. Oggi, epoca degli
inquinamenti, tutto é SPUZOLENTE,
dobbiamo allontanarci notevolmente dagli insediamenti umani per poter
respirare meglio.
SPRATICARSE. impratichire, conseguire
pratica.
STORGER EL MUSO. storcere il viso.
STRASILO. qualche fiumano, in vena di
scherzare, usava questo vocabolo prendendolo con le pinze dal «ciakavo» designando con questo termine qualcuno che
aveva
piú l'aspetto di uno spaventacchio che di una persona
normale.
STRICAR. cancellare con le STRICHE (strisce, linee).
STRUGHI. trucioli (dal croato).
STUCANIZA. cerbottana. Con questa piccola
canna (vuota all'interno, come
un tubicino) la MULARÍA usava proiettare verso il prossimo e verso i poveri
animali piú piccoli, minuscoli proiettili di carta, stucco e mollica di pane.
STUPIDEZI. stupidaggini, stupiditá.
SUFISTICO.
fastidioso, pignolo, pedante,
schizzinoso e cavilloso.
Sofistico.
SVICAR. frustare, scagliare,
scaraventare ed anche affíbbiare. Probabile derivazione «ciakava».
TACAIZO. attaccaticcio.
TARTAJAR. tartagliare, balbettare come i
balbuzienti.
TAVOLAZO. tavolaccio, la flessione finale
«ccio» viene
trasformata dal dialetto in «ZO» passando cioé dalla doppia consonante palatale a quella
piú dura dentale, piú facile alla pronuncia, eliminando il dittongo «io»
di cui viene adoperata soltanto la vocale finale. Qui viene opportuno ricordare
che i fiumani erano piuttosto semplici e non
amavano parlare PER DIFIZILE.
TÉ DE SAN GERMANO, infuso di erbe differenti,
molto adoperato un tempo a Fiume quale bevanda purgante per bambini, ragazzi ed
anche adulti. Era alquanto repellente
ai minori perché provocava, negli organismi delicati, il
rigetto,
TÉ LIPIZER. té a base di fiori di tiglio,
salutare (dal croato «lipa»- tiglio).
TINTA. l'inchiostro per scrivere.
TIPA. nel dialetto fiumano da
sempre si sono create parole di comodo come questa che dal sostantivo maschile «tipo» diventa femminile TIPA che ognuno ha adottato in
allegria.
TONISAR. tuonare, il rumoreggiare del
tuono.
TRAÍNA. (La xe
una vecia traína), é una vecchia vicenda. II vocabolo TRAÍNA certamente proviene dal croato
«trajna» ed é aggettivo che significa durevole, duraturo. Nel dialetto fiumano diventa invece sostantivo.
TRESSADO. tracagnotto, robusto.
TUS (EL), questo vocabolo viene usato in
fiumano in tre casi differenti: per dire doccia, per dire inchiostro di China e
per significare quel gessetto di colore azzurro che viene strofinato sulle
punte rotonde di cuoio delle stecche di biliardo onde evitare che le battute
scivolino senza alcun effetto sulle palle.
In tutti e tre i casi c'é una comune derivazione dal
tedesco.
TUTO EL MAL DIETRO DE LUÍ. esclamazione che si proferisce,
meglio dire che si proferiva, sempre non appena incidentalmente qualche oggetto
fragile, cadendoci di mano o rovesciandosi, si rompeva. Ció si diceva prima di
gettare i cocci IN SCOVAZE (vasi, bicchieri, bottiglie, ecc.).
UN BEL GUADAGNAR. UN BEL
SPENDER. é
un'immagine che trova una perfetta corrispondenza nel consumismo contemporáneo.
Nulla é nuovo sotto il sole.
VACHTER. parola di origine evidentemente
tedesca che, prima del 1918, veniva adoperata dai fiumani per definire il
ferroviere. Anche oggi avviene in un altro senso, qualche deviazione del nostro
dialetto.
VARA. VARA. guarda, guarda.
In consimili espressioni non
riesce difficile il
reperimento dell'indolenza in quella che risulta una trasformazione
dalla forma letterale, certamente piü impegnativa, a quella piú rilassata
e facile. Cosí l'espressione, nella forma dialettale, é diventata scorrevole.
VIZ. raccontino PER LA
RIDADA.
Barzelletta.
ZANCAR. pesiare un piede d'altra
persona. GHE GO DADO UNA ZANCADA. Si usa dire cosí tra i calciatori.
ZAPAR, calpestare.
Dialettalmente, peró, ZAPAR risulta piú efficace per esprimere concetto,
atto ed effetto sia volontario che accidentale.
ZAROSTAN0. (o
Sarostano), vocabolo
coniato dalle nostre massaie e
che in effetto é un ibridismo che
rappresenta una incredibile collusione di termini tra il dialetto fiumano e
quello «ciakavo». Vuol dire soffritto.
Quest'ultimo
termine potrebbe suonare non abituale agli orecchi di molte persone di
cucine nostrane lontane dalle ricerche fini e purificanti della semántica.
ZERTIDUNL certuni, alcuni.
ZIMATOGRAFO. cinematografo. Per il dialetto é parola lunga da accorciare.
ZIMBALI. i piatti delle bande d'ottoni.
Riduzione dialettale del sostantivo cembali che,
peró, definisce uno strumento musicale strutturalmente differente dai
piatti di ottone.
ZUCARO DE ORZO. zucchero comune cotto al forno
che da bianco diventa bruno.
ZURLO. pagliaccio, marionetta.
Addenda
BIANCHETTA. stampato che comprende giá le
parole fisse alle quali si debbono aggiungere, sulle righe predisposte in
bianco, le altre parole variabili.
BUJOL. bugliolo.
JAZERA. ghiacciaia. STA
CÁMARA XE COME UNA JAZERA, questa camera é come una
ghiacciaia.
Oggi la ghiacciaia é stata promossa al grado di
frigorifero, successivamente ridotto al termine di frigo che va bene cosi anche
in dialetto.
MAGNADORA.
(Quei dela
magnadora),
coloro che mangiano alle spalle della povera gente. QUEI
DELA BATANA.
NORVEGIN. norvegese.
PULIGANA (LA), i francesi la chiamano
«savoir-vivre» oppure «savoir-faire».
Arte mondana di far muovere gli altri per il proprio tornaconto. É l'abilitá
dei «fissi» cioé di coloro che hanno sempre la meglio, a scapito dei «fessi»
che sono sempre dalla parte del torto.
STRAMBLAUS.
persona che indossa abiti
trascurati e transandati, che s'acconcia in modo estemporaneo.
ZAPAFIORI. piedoni
ZAZE (ZAZANICH). vocabolo derivato da un
notissimo barbone fiumano famoso perché si grattava. sempre. Era di ottima
famiglia, forse uscito di senno e di luí rimane ancora il ricordo delle parole
che sempre aveva sulle labbra: ...DEGHE, DEGHE AL POVERO
VECIO...
Fine
***
Notevole caso del dialetto fiumano sono una serie di
parole che vengono scritte con le lettere s - c seguite dalle vocali e - i (molli) e che non si
devono pronunciare come nel vocabolo scindere. ma devono venir pronunciate
fonéticamente sepárate s-ce oppure s-ci.
É il caso dei vocaboli che seguono e che risentono
di questa caratteristica distorsione fonetica da attribuirsi all'inevitabile
processo di trasformazione che solitamente avviene nelle regioni contermini
linguistiche e che in sostanza sono compromessi raggiunti spontaneamente tra le
estreme frange degli idiomi.
Ecco questi vocaboli:
s-ciapa - schiappa
s-cioca - schiocca
s-ciopa - scoppia
s-ciuma - schiuma
s-cenza - scheggia
pus-cia - dal croato, per la pesca dei calamari e seppie
fis-cio - fischio
s-ciopo - schioppo
s-cica - listello che si sottopone alie cose malferme
ris-cio - rischio
mas-cio - maschio
mus-cio - muschio
pas-cipa - seme delle cucurbitacee
vis-cio - vischio
ras-ciar - raschiare
s-ciavina - coperta di lana per letto
s-ciora - stuoia
s-ciama - piumetta
s-ciodar - schiodare
s-cicon - uccello della fauna avícola nostrana
s-ciafa - schiaffo
***
Ecco un saggio di espressioni
locali per taluni ortaggi e certa frutta.
Ricordo che, qualcuna delle
locuzioni che seguono, é stata gia citata in una delle due partí precedenti di
questa RACCOLTA:
in «ciakavo»:
BLITVE, bietole - BOROVIZE («borovice»), mirtilli (frutto
del ginepro) - MERLIN, carota gialla - MOTOVILIZA («motovilica»), ortaggio per
insalate - MURVE, more, frutta in due colori degli alberi di gelso - OSTRUZNIZE e ZIBORICI
(«ostruznice»-«ciborici»),
frutta in grani di caratteristici alberi che costituivano una ghiottoneria per
i ragazzi di una volta.
In dialetto fiumano:
AJETTI e AJO,
AMOLI, ARMELINI, CALERAVA, ERBETE ROSSE, FASOLETI, FRAMBOA (dal francese «framboise»), MORE (il dialetto non distingue fra
le more dei geisi e quelle dei rovi), PERI, PERSIGHI, PETERSEMOLO, POMO
GRANÁ, RADICETO
e RADICIO, RIGA (affine alla motoviliza), RONGLÓ (deformazione del francese
«Reine Claude»), STROPACULI, SUSINI, prugne, UA e UA DE
SAN GIOVANI,
ribes, ZERIESE e ZIVOLA.^
***