*La TORE Nº 15 - 1º novembre 2005 :

TERZA PARTE DELLA

"Raccolta di locuzioni, vocaboli e voci del vernacolo fiumano"

di Mario Valich

( dalla pagina 89 alla pagina 98 )

 

Sperando di far cosa grata ai nostri lettori, soprattutto quelli piú giovani, e in attesa che dalla Societá di Studi Fiumani in Roma venga pubblicata la nuova edizione (magari aggiomata) del «Dizionario del Dialetto Fiumano» di Salvatore Samani, la redazione de «La Tore» desidera far conoscere la terza parte di locuzioni del vemacolo fiumano (le prime due sono introvabili) raccolte dal compianto amico Mario Valich, fomitaci gentilmente dalla consorte Lidia.

 

AMPOLA. (Me se ga fato una ampola), la vescichetta che si forma in seguito ad un prolungato sfregamento dell'epidermide delle mani o dei piedi (remando, con scarpe  scomode, ecc.)

BARACOLE. una varietá di piccole razze (rase), pesci squaloidi di forma romboidale che vivono sui fondali marini sabbiosi del nostro Quamero.   I fiumani usavano frequentemente   questo   lemma per parafrasare scherzosamente il denaro.

BARBUZ. la barbetta a punta che, nel passato, veniva considerata onor del mento..

BARETA A FRONTÍN, beretto a coppola ch'era frequentissimo tra i ragazzi.

BARUFANTE.   persona   rissosa. Questo vocabolo si formó probabilmente  in  quei  fiumani che adoperavano spesso la lingua tedesca data l'inclinazione fonetica   comune ad altri termini del tedesco, solitamente presentí come aggettivi al participio.

BATER MAFIA.  (El bate mafia col vestito novo), farsi vedere, esibirsi volutamente con un abito nuovo di zecca in modo che tutti lo ammirino.

BATER TELEGRAMA. spedire un telegramma. II termine s'usava   anche   per   riportare immediatamente ad una controparte, senza troppi scrupoli, i pettegolezzi e le maldicenze udite dalla bocca d'altre persone con relative citazioni nominative.

BATIFIACA. epíteto che si attribuiva agli amanti del dolce far niente.

BEVAGNA (LA). l'autentico prodotto delle vigne ed anche quello  artefatto  che  s'otteneva mescolando zucchero, polverine ed altri ingredienti nelle cantine del punto franco fiumano, e che i bevitori tracannavano.

BICERIN DE RAKIA. il classico mattiniero bicchierino d'acquavite dei nostri PETESSONI.

BIMBILIN (EL), il genitale maschile.  Espressione che  s'adoperava coi maschietti.

BONCULOVICH. buongustaio. Parola  eminentemente  dialettale fiumana composta da due notissimi termini con desinenza umoristica finale slava

BONORIN.   mattiniero.

BOTEGHER. bottegaio. Interessante che,  sia nella lingua letteraria che nel dialetto, questo vocabolo conservi il suo carattere spregiativo. Nel dialetto fiumano diventa la persona che abbia manipolato commercialmente faccende a danno del prossimo. Si dice «el ga fato botega» quando qualcuno si sia reso responsabile di intrallazzi.

BRASIOLA. braciola. (Voltar la brasiola) é mutare artatamente l'argomento sul tappeto, in particolare quando non sia conveniente.

BRODO S'CETO. brodo ristretto, «consommé».

BRUSCHIN. spazzola con setole dure, specialmente quelle metalliche, per la pulizia delle coperte delle navi oppure d'altre superfici rigide.

BUHANZI (I) . i geloni. II vocabolo viene usato anche nella parlata «ciakava» che é il dialetto croato usato nel litorale croato delle zone contermini a Fiume.

Questo lemma peró é di chiarissima provenienza veneta dove la esatta definizione é quella di LE BUGANZE, mentre il termine letterario originale croato é «ozebine», al singolare «ozebina».

BUNDA. mantello con pelliccia (dal croato).

BUSARA DE SCAMPI. intingolo preparato con olio, pane grattugiato, aglio, prezzemolo, cipolla, scampi e vino bianco, piú sale e pepe. É un piatto tipico nostrano, marinaro, cosa da buongustai i quali lo assaporano di piü intingendo e portando poi i bocconi con le dita nella bocca, succhiando gustosamente code, croste e specialmente le chele e le parti interne del torace, di squisito sapore.

CAFICIO. una tazzina di caffé cordialmente offerta tra amici.

CAGA IN BRAGHE. fifone incapace d'affrontare situazioni piü serie.

CALÍSINE.  denominazione dei detriti o delle scorie che lo spazzacamino elimina dalle tubature dei caminí. In lingua letteraria per calígine si intende lo «smog» che viene a costituirsi nell'aria dalle emanazioni degli stabilimenti nelle zone industriali.

CALUMARSELA. filársela via (all' inglese).

CAMITO (EL), quella parte del carico di legname che una volta veniva collocata sulla coperta delle navi dopo che ne erano state saturate tutte le stive.

 Oggi, epoca dei «container», ció praticamente non si verifica piü.

CAPONERA, il piccolo regno del gallo. Pollaio.

CASIN. casa di tolleranza.

CAVELADA. zazzera.

CHIBIZ (EL). é quel personaggio che occupa, al tavolo di gioco delle carte, un posto come spettatore accanto ai giocatori commentando l'andamento delle partite durante le pause. Nel gioco del calcio questo personaggio viene chiamato tifoso e si comporta invece contrariamente, intervenendo in ogni momento.

CHITA (LA), fronda d'albero. Trapiantato  direttamente   dal «ciakavo». Viene usato per definire i tratti di ramo fresco ed anche piccole partí di piante strappate agli arbusti che crescono nella nostra regione.

 

Vocaboli  «ciakavi» come quello in oggetto si inseriscono nella parlata fiumana data una promiscuitá che rendeva necessaria per la nostra gente la conoscenza piü o meno superficiale per le esigenze usuali di entrambi i dialetti: il fiumano, che é di origine veneta, ed il «ciakavo», che é invece di origine croata.

 

CICI  DELA CICIARIA. dai  caratteristici  costumi  assai pittoreschi, essi appartengono al gruppo etnico di provenienza rumena, residente nel cuore dell'Istria.

Faró a questo punto una breve disgressione, per dire che i CICI erano un tempo noti come venditori del CARBÓN DOLZE ch'essi producevano nei loro paesi con la combustione di legname ceduo in fomaci di terra, a fuoco lento. II carbone veniva portato in cittá, e non solo a Fiume, nei caratteristici carri dei CICI. Debbo pure ricordare, per inciso, che i CICI venivano a vendere in cittá anche le  conosciutissime  BUTORIZE che erano piccole fascine di legna d'ardere pregiata,  accuratamente spaccata, che quei buoni, pacifici e simpatici legnaioli offrivano in vendita a prezzi ragionevoli, ivi comprese le loro prestazioni del trasferimento della merce venduta e della relativa sistemazione nelle cantine o soffitte. II CARBÓN DOLZE veniva adoperato in quei ferri da stiro che oggi, per chi li ha saputi conservare in buono stato, costituiscono apprezzatissimi oggetti decorativi, mentre la diminuizione dell'uso del carbone vegetale é valsa ad abbassare il pericolo delle morti accidentali per asfissia ed anche dei suicidi. SOFIGARSE COL CARBÓN DOLZE era nel tempo passato una delle forme piü in voga per togliersi la vita.

Altre forme per uscire dalla vita volontariamente erano: NEGARSE BOTÁNDOSE IN MAR COLA PIERA LIGADA INTORNO AL COLO, TAJARSE LE VENE DEL POLSO, BUTARSE DAL QUARTO PIAN, SBARARSE COL RIVOLVER, INVELENARSE, BUTARSE SOTO EL TRAM o EL TRENO IN CORSA, IMPICARSE...con tante scuse per questa lúgubre elencazione.

CIODO. chiodo.

 CIODO si definisce pure un debito ancora acceso ed ugualmente, per somiglianza con un vero chiodo, anche quell'elegante ortottero, la libellula, che veniva a librarsi in primavera ed in estate seminando il terrore in noi quando eravamo giovanissimi.

CLEMPASTO.   dal    croato «klempav».   É  un  rifacimento fiumano verbale per la definizione di coloro a cui madre natura non ha fornito le orecchie diritte.

CO.   (Co erimo muli, co fazevimo), quando. Esempio di come la versione dialettale semplifichi tutto quanto venga ritenuto complesso sotto il profilo fonético.

COMPENA.   (Compena   che l'ariva), appena, appena egli arrivi.

COLOMBA.  l'asse  di  legno duro che divide le due grandi parti nella chiglia (dritta e manca/ tribordo e babordo) di un'imbarcazione.

CREPALINA. parola di origine chiaramente  fiumana  che,  nel «ciakavo», viene affibbiata agli individui evidentemente impacciati o pigri e che sono notoriamente lenti nelle loro azioni, la vera espressione fiumana potrebbe essere INDORMENZADO.

CRIVEL. setaccio, vocabolo affine a quello letterario che deriva dal latino: crivello-vaglio.

CUFER. baule. Viene usato anche per valigia.

CUMA. derivazione del croato «kumica» inscrita nella parlata fiumana, dovuta alia vicinanza di coloro che usano propriamente questo vocabolo che significa comare.

DATOLI. datteri.

DAVUR (EL), quella parte del nostro corpo adérente alie sedie.

DE BOJO. appena bollito.

DE BRIVADA. d'abbrivio.

DE FILADA, diffilato.

DE SCONDON. di nascosto.

DE STRAFORO. per vie traverse:

DEVE ESSER COMPAGNO.deve essere come l'originale.

DINDOLAR. (El dente me dindola), una cosa malferma, un dente che si muove nel suo alveo perche non saldamente aderente alla gengiva. DINDOLARSE, dondolarsi

DIS. come nella lingua letteraria, anche nella parlata fiumana questo prefisso ha un significato opposto della parola alla quale viene viene preposto: DISPACAR, DISLIGAR,  DISMOLAR, DISPICAR, DISINGAIAR, DISTUDAR, DISCUZAR   o   DISINCUZAR, DISMATAR, DISPEGNAR, DISCAPELAR e cosí via di seguito.

I vocaboli precedenti significano aprire il pacco, slegare, sciogliere il nodo, disappendere, ecc. Certe espressioni dialettali, facendo testo a se stesse, presentano qualche difficoitá nella traduzione in lingua letteraria e questo tema é stato da me sfiorato in un punto della prima parte di questa raccolta, nel 1975.

DISBRATAR.     sparecchiare.    Ecco,  se  veramente  occorreva dimostrare, un termine di remota ed oscura provenienza del nostro dialetto.

DISCALZO. scalzo, vocabolo che veniva una volta usato dalla MULARIA   fiumana   e  non, naturalmente, dai ragazzi delle categorie piú abbienti, nei lontani anni  della  miseria,  quando  i nostri genitori, poveri in canna, per risparmiare nelle spese, ci autorizzavano a scendere nelle strade per giocare, scalzi, raccomandandoci di stare attenti a non pungerci sotto ai piedi sulle schegge di vetro rotto e sui chiodini.

DRAINA.   robusta   funicella intrecciata con tre filamenti che veniva adoperata per la sospensione dei  GRAMPINI  (grappini)  coi quali s'usavano GRAMPINAR le RACOVIZE e gli altri abitatori marini delle banchine portuali che non si possono catturare con lenze munite di ami.

EHA. HIO e ZURICK. comandi per i cavalli da tiro, di probabile derivazione tedesca, assimilati ed introdotti nell'uso pratico dalla nostra gente quando prestavano il servizio militare nell'esercito imperiale austroungarico in qualitá di sudditi.

EL  TOMA. Abbreviativo dialettale che potrebbe suonare come Tommaso ficcanaso.

FAR FALISCHE. far scintille.

FAR PICOLI. per un oggetto lasciato da lungo tempo in un sito s'usava dire  COSSA TI LASSI QUELA ROBA LA' che la fazi picoli? Si usava diré ugualmente che uno FAZEVA PICOLI quando qualche persona rimetteva il cibo per un malanno di stomaco.

FEZA. feccia, dovrebbe essere vocabolo riservato solo alia ristretta categoria delle persone veramente per bene, ma qui viene acconcia la citazione evangélica «Chi é senza peccato...».

FIGUROSO, che fa bella figura.

FOFO.  grassone  a  cui  la pinguedine rende difficoltoso il parlare netto.

FOLO. il mantice dell'organo della chiesa, che una volta veniva azionato a mano. FOLISTA invece era la. persona incaricata di far azionare di continuo il mantice stesso. Oggi é tutto elettrico.

GASIO. cucitura a macchina dei ripiegamenti degli orli degli abiti.

GHEBIA o CHEBA, gabbia.    Da qui il «ciakavo» GAJBA.

GHIBINE. escrescenze rocciose nelle scorciatoie e nelle piccole strade carsiche dei dintorni della nostra regione (dal croato).

GIRAI  non meglio precisati  pesci  (forse «latterini»)  di grandezza analoga a quella delle sardine, saporiti e piú costosi di esse perché piú rari ed anche perché la loro carne é bianca e dolce prediligendo, i GIRAI, vivere nelle zone in cui vi sia abbondanza d'acqua dolce.

GNORA. nuora.

GNORGOLAR. brontolare. I vecchi ed autentici FIUMANAZI adoperavano in analoghe circostanze di  necessitá  anche il  termine RUGNAR.

GOVERNAR.   aggiustare, (GOVERNAR EL TUBO del'aqua). Letteralmente il verbo governare puó venir usato solamente quando tratti funzione riferentesi ad azione di governo, guida o direzione.

La variante dialettale snobba la nobiltá della  terminología  ed  adopera questa locuzione come se si trattasse di sinónimo implícito dei verbi aggiustare o riparare.

GREBENI. (dal «ciakavo») sassi disseminati sulle strade e scorciatoie della nostra campagna cársica.

GRESPE (LE), le increspature fra le estremitá inferiori.

GROMAZE. (dal «ciakavo») sassi piü rilevanti.

GUSTAR,   le  operazioni preliminari alle partite o con le SPIGOLE o con le PLOZE oppure con le monetine, cioé quando si accosta all'inizio per le precedenze: il piü vicino é il primo a giocare cosí via dicendo. 

IMBAMBINIDO.   che   non comprende nulla, che é tornato ad essere bambino.

IMBILARSE. scoppiare per l'ira, adirarsi,  arrabbiarsi. Preziosismo dell'antica parlata fiumana.

IMPINIRSE EL CULO.  in senso traslato ricevere di tutto, casa, vestimenti, vitto e tutti gli altri mezzi, senza averselo meritato, oltrepassando i limiti del pudore.

INAMENTE. (Tegnir inamente, go impará inamente), a memoria, tenere a memoria, e: ho imparato a memoria.

IN   ANDANA, espressione marinaresca,  che  figura  cosí anche nei dizionari linguistici, dei vecchi pescatori DE BARCA del golfo fiumano, uno di essi EL SE SURGAVA (s'ancorava con un ancorotto oppure con una pesante pietra) sul fondale di sabbia (dai 50 ai 70 metri di profonditá) e le altre barche a loro volta s'accostavano a lui assicurandosi in ormeggio l'una dietro l'altra, IN ANDANA, la quale veniva lentamente spostata dalle mutevoli superficiali correnti marine.

Queste espressioni marinaresche oggi sono  quasi scomparse dal frasario di coloro che ancora si dedicano alla pesca nel nostro golfo. Nei dizionari, dove questo lemma viene riscontrato, esso non figura come voce dialettale bensi quale vocabolo della lingua corrente e gli vengono ascritti anche significati diversi dal nostro.

INCAROGNÍ. (Se ga incarogni),  locuzione per esprimere quando una cosa o un oggetto si siano addirittura ricoperti di sporcizia, dovuta a totale abbandono o trascuratezza, da richiedere o una ripulitura.radicale oppure una sostituzione. II termine letterale «incarognire», nei dizionari dice,  invece,  diventare  carogna oppure darsi all'ozio, cosa che, semanticamente,  si  discosterebbe segnatamente    dal    significato dialettale.

INGONFIAR. gonfiare.

INTERESSOSO. persona che s'interessa soltanto di faccende redditizie o che portino vantaggi, e che pensa soltanto al proprio tornaconto.  

L'aggettivo   letterale  esatto é: interessato.

INTORCOLÁ.   (Me   se   ga intorcolá el fil), ritorto, mi s'é ritorto il filo.

INVECIDO. invecchiato.

KLINZ. (Non vojo dar un klinz),  chiodo, non voglio dare  un chiodo. NO 'L VAL UN KLINZ, non vale un  chiodo.

LA GOMA ME PUS’CIA,  LA SCARPA ME PUS'CIA,  EL TETO PUS'CIA, LA SPINA PUS'CIA, LA PIGNATA PUS'CIA, EL NASO ME PUS’CIA. chi, dei veri fiumani, non ha mai adoperato in vita sua questi termini scherzosi (CHE I BUTA IN RIDER) che ben definiscono nel nostro dialetto gli svariati predetti spandimenti ?

LANTERNIN. probabile voce medievale fiumana che cosí definiva l'artigiano fabbricatore di lanterne.  Questa voce, in seguito, é diventata, assieme a quella di BANDAIO,

significato di lattoniere o stagnino.

LANZARDA. é uno scombride di proporzioni pressappoco uguali a quello dei comuni scombri, meno prelibato degli scombri stessi e con una sfumatura differente nella parte sottostante che, nello scombro, assume un colore bianchissimo.

LATE ANDA DE MAL. latte accagliato. ANDAR DE MAL, espressione dialettale per definire  un qualunque genere alimentare che si sia guastato o che sia ammuffito divenendo non piü commestibile.

LUMAR. sottrarre qualche cosa senza che il legittimo proprietario se ne accorga. Rubare. Parola gergale del bassifondo di Cittavecchia.

LUSTROFIN. legno lucidato ed  anche impiallacciature lucide.

MACK (EL). escreto mucoso delle fogne cittadine che i pescatori delle  rive  portuali  raccolgono presso le uscite nel mare dellefogne stesse con delle pertiche munite di rudimentali retine di filo di ferro. II MACK viene successivamente innescato sugli ami per la pesca dei cefali di porto che per l'appunto si nutrono preferendo rifiuti urbani fermentati, defluenti dalle cloache. Lascio a chi legge le considerazioni sulla salubritá di siffatta alimentazione, e qui sono da aggiungersi tutte le altre specie ittiche che sono presentí nei pressi degli sfoci nel mare della canalizzazione cittadina (MENOLE, BOBE, BISATI, ecc.) ed anche dei molluschi (PEDOCI) che prolificano abbondantissimi nelle adiacenze degli sfoci predetti. I PEDOCI  (PEOCI), prediligono le zone del mare piü ricche d'acqua dolce.

Alle precedenti considerazioni di insalubritá doverosamente viene ad aggiungersi pure l'inquinamento delle   acque   portuali   dovuto agli scarichi organici delle navi ormeggiate alle rive e banchine locali nonché di tutti gli altri innumerevoli residuati che vengono semplicemente buttati a mare dagli equipaggi delle navi.

MAGNAFOGO. persona che prende esageratamente una qualsiasi idea política.

MALORSIGA. (Va in malorsiga), termine dialettale alquanto addolcito per mandare qualcuno alla malora. E un modo non estremamente duro per invitare altra persona di togliersi dai piedi.

MANIGA DE ACOUA. il tubo di gomma o di plástica per innaffiare.

MANÍZA (LA), maniglia o manovella anche amovibile che serve per diversi usi. Per esempio la MANÍZA veniva usata, un tempo, per avviare i motori a scoppio.

MARCHE (LE), i francobolli postali.

MAROCA. viene cosí denominata la merce di scarso valore, specie quella di abbigliamento, che non si deve comperare. Essa puó venire acquistata soltanto dai gonzi o dalle persone sprovvedute.

MARTEDÍ   TELASSO.   altrimenti detto ULTIMO DE CARNEVAL in cui una volta tutti si davano alla pazza gioia. TELASSO é parola significante che il gioioso e mordace MATE CARNEVAL (tanto per citare le complete generalitá del protagonista símbolo carnevalesco), dopo il trionfo, abbandona ognuno ai fatti propri con la promessa, peró, di un puntualissimo ritorno per tutti gli anni futuri, prima di Quaresima, per ridere e pungere nuevamente.

MASOLIZA. Ragazzi incoscienti, nei tempi passati, si divertivano, con efferata crudeltà, a rinchiudere parecchi maggiolini in scatolette di metallo avvicinandole poi ad una sorgente di calore intenso, per la sola soddisfazione di poter udire il disperato e frenético ronzio del volo  interno dei malcapitati insetti cosí costretti alle temperature brucianti.    Le folli vibrazioni delle povere alucce trasformavano le scatole chiuse in estemporanei strumenti musicali per il divertimento dei ragazzi. Era una delle piü malvagie forme di barbarie praticate dagli insospettabili ragazzi di quel tempo che, almeno per quanto si riferisce a questa pratica, é per fortuna ormai lontana da noi.

MATERAN. tipo senza cultura né educazione, persona rimasta allo stato primitivo.

MATURIDO. (Se ga maturido),  maturato, s'é maturato.

ME DOL LE CROSE. due sono  i casi nei quali veniva adoperata questa   locuzione:   quando   si aveva un risentimento traumático al  coccige  oppure  quando  lo stesso evento dolorifico risultava d'origine reumática. Da rilevare che, in entrambe le eventualitá, la persona che ne era soggetta veniva costretta dalle sensazioni dolorose a camminare impettita, cioé in un modo che il popolino fiumano, CHE EL TROVAVA SEMPRE DE DIR, definiva: EL CAMINA COME I NOBILI, perché i grandi signori di una volta assumevano nell'incedere postazioni altere ed attendevano, in dette pose, gli ossequi di quelli che erano meno signori di essi; pose affettate e contegnose.

MESARÍA, nel mezzo.

METER IN TAJO. riporre le banconote da 10, 20, 50 e 100 corone a.u. nascondendole fra le pagine dei libri e cosi risparmiandole.

Dal lontano 1918 ad oggi le valute sono state cambíate parecchie volte.

MUS DE MELA. un viso piuttosto antipático. La MELA é vocabolo dialettale e vale per «cicca», muso da cicca o piü semplicemente faccia da schiaffi.

NASO SCHIZO (o NASO FRACADO), puó essere un naso all'insü o schiacciato.

NATURA (LA). cosi, púdicamente i nostri vecchi alludevano, nei loro discorsi, ai genitali. Oggi troppa gente scorda queste edúcate attenzioni verbali.

NISCORISTI.    dal    croato «niskoristi» disutilaccio, ed anche femmina dedita alla dolce vita che concede le proprie grazie senza molti scrupoli.

NOSE (LE). LE NOSELE. le noci, le nocciole.

NUVOLADO (XE). si risponde cosí a chi ci chiede che tempo faccia se il cielo sia coperto. Un POCO NUVOLADO o MESO NUVOLADO.

PAGNOCA (LA). la pagnotta ed anche nomignolo che veniva affibbiato a personaggi tracagnotti (di bassa statura e col NASO FRACADO).

PAJOLA (LA), la fórfora.

PALlSAR,  paleggiare,  lavoro che viene eseguito con le pale per spianare cumuli di materiale o di merci alia rifusa, particolarmente nelle stive delle navi ed anche nei magazzini portuali.

PANARIZO, tumore doloroso denominato letteralmente  «panereccio» o «patereccio» che si forma alla perimetria dell'unghia d'una delle dita delle mani.

PAPOLAR. termine del basso dialetto per definire   l'atto del mangiare.

PAPARGNACA. individuo servile che non si risente e che sólitamente sorride quando viene apostrofato con parolacce appartenenti alla bassa terminologia dialettale.

PARECIO  (EL).  nel  gergo degli   operai   portuali   fiumani era la denominazione di quell'apparecchiatura,   costituita   nel passato da travatura (di legno) ed attualmente di tubi metallici (Mannesmann), che viene eretta sulle banchine a fianco dei piroscafi per il carico e scarico del loro carico   Qggettivamente   costituito specialmeate da merci alla rifusa (carbone, fosfati, cereali, ecc.). Sotto al PARECIO defluiscono i carri ferroviari che ricevono o forniscono le merci in manipolazione con grandi recipienti chiamati BAJE (femminile) che sono capaci di conteneré fino a 700 kg.

PAREDO (EL). la parete.

PATRONA. cartuccia per armi da fuoco (dal tedesco).

PÉCK.    pistore.

PREION (IN). (In cheba, venir seradi in ghebia), anche solo VENIR SERADI. A questo punto giova precisare che il dialetto fiumano, a secorda delle zone residenziali cittadine del tempo passato, oggi rioni, subiva condizionamenti e variazioni: duro ed arcaico quello dei GOMILARI della ZITAVECIA, piü pulito perché depurato dalle espressioni gergali, dei SIORI delle zone fuori dal perimetro cittadino piü antico ed infine con smagliature slave «ciákave» quello degli abitanti dei sottocomuni di una volta, definiti BROSQUARI, SALATARI, TORETARI e CANTRIDANI, che giungevano piü frequentemente in contatto con i GROBNIZANI e coi CASTOVANI. Qui é opportuno evidenziare    la    nomenclatura, veramente  caratteristica,  che  i vecchi   fiumani   coniarono   nel passato per denominare i piü o meno vicini come: LUSSIGNANI (di   Lussino),   MOS'CENIZANI (di Moschiena), CHERSINI (di Cherso), COSTREGNANI (delle due Costrene), BUCARANI (di Buccari), ecc. oltreché al termine universalmente noto di BODOLI per 1'esatta definizione degli abitanti nativi dell'isola di Veglia (detti anche VEGLIOTI).

PESCAR PER BUSI o ANDAR PER BUSI. termine oggi estinto non essendo piü consentito pescare in porto. É catturare il pesce che vive nelle buche tra le rocce, altrimente dette «grote». É un modo di pescare particolare che richiedeva moltissima pazienza ed altrettanta astuzia da coloro che lo praticavano.   Sono necessari degli accorgimenti specifici, per esempio un tratto di filo metallico al quale fissare l'amo per evitare il tagliente morso della dentatura dei GRONGHI, scatolette di fiammiferi vuote per poter avvertire la presenza attiva del pesce che abbocca, oppure piccole lamelle o campanelli d'aliarme per l'intervento al momento giusto in cui il pesce ha abboccato, dopo una lunga attesa. Ció per prendere in mano la TOGNA ed ingaggiare la lotta finale per levare la preda dai BUSI dove era stata calata fruttuosamente la lenza,   é della massima importanza poi conoscere le esche adatte alia bisogna, gradite dai pesci che si vogliono prendere, ecc.,  tutti particolari quasi completamente ignorati delle attuali giovani leve che preferiscono svaghi di tutt'altro genere.

PIADA. (Darghe una piada in cul), pedata, congedare molto bruscamente qualcuno con una pedata nel sedere.

PIANDURA. vocabolo adoperato nel dialetto fiumano per bollare una persona dedita all'alcool. Questa locuzione, collegata a quella anche notissima di PETESSON (il PETES corrisponderebbe al piú  deteriore alcool etílico) viene ad essere spiegata cosi: PIANDURA é colui che si dedica quotidianamente alla consumazione del vino, ricordo un personaggio fiumano che lavorava in porto e che beveva giornalmente dai 30 ai 35 POTTI, corrispondenti a 15-20 litri, e rammento un altro bevitore che, nel corso delle partite a carte, in una mattinata, tracannava la bellezza di un barilotto di venticinque litri di birra servitagli entro i notissimi bicchieri di mezzo litro che venivano denominati KRÜGEL (dal tedesco).

PETESSON é invece la persona che, sempre quotidianamente, trangugia notevoli quantitá di liquori ad alta concentrazione alcoolica, personalmente conoscevo qualcuno che consumava al giorno un litro e mezzo di acquavite di gradazione superiore al 40% di alcool.

Entrambi i vocaboli PIANDURA e PETESSON sono di estrazione «ciakava».

PIAVOLO. chi importuna essendo anche chiacchierone.

PIETA. piega, COTOLO A PIETE, gonna pieghettata.

PIGNOL.   PIGNOI.   pinole, pinoli, seme dei pini ed anche sinónimo   di   persone   pedanti, meticolosissime nei particolari piü minuti delle rególe.

PIMPIAVA. donna noiosa e seccante.

PINDOLAR. (El dente me píndola), pendere, il dente mi péndola nella bocca, dente malfermo.

PIPICI (I), i soldini che occorrono sempre. Forse, grosso modo, é una parafrasi dell'esortazione a mangiare che viene rivolta ai pulcini e ai pollastri: pi, pi, pi, che non avrebbe senso se non ci fosse da mangiare.

PIZAT. termine della MULARÍA fiumana, quando s'accordava di tirare sassi da distanza ravvicinata per infrangere quanto prima possibile lampioni stradali, vetri, bottiglie,

ecc., in sostanza oggetti fragili presi di mira. Lógicamente quello che, per primo centrava il bersaglio, veniva considerato il piü bravo di tutti.   Questo lemma é anche sinónimo di tatuaggio sull'epidermide  umana ed anche l'azione del tatuaggio con appositi strumenti, sulla nostra pelle, di figure escritte, si denomina PIZAT.

PLACAR, esercitare  una compressione per raddrizzare una massa metallica distorta, per esempio PLACAR EL PIOMBO significa raddrizzare il piombo a mo' di lamina.

POMA. (Uno, due, tre, go batú la poma), si deve gridare presto quando si batte in tempo col pugno il muro convenuto nel gioco IN SCONDERSE (a nascondino) dei ragazzi.

PORCOSPIN DE MAR. riccio di mare che é sempre un'insidia per i bagnanti.

PRACIA  (LA).  la fionda, del resto famosissima, con la quale il piccolo Davide sconfisse il gigante Golia.

PROVASA (LA) la conchiglia  del gabinetto di decenza.

Vocabolo fiumano ormai scomparso (o poco meno) dall'uso ed é una di quelle parole che risalgono ad origini ignote, quando i fiumani erano poche migliaia in tutto

PUNTIZA (LA). una delle due estremitá di un fílone di pane o STRUZA DE PAN.

PUTO. persona di sesso maschile, di qualsiasi etá, célibe.

OUEI DELA LEGERA. gli appartenenti  ai  gruppuscoli  di coloro che non hanno alcuna voglia di lavorare o di far del bene, che preferiscono vivere parassitariamente d'espedienti, scroccando un caffé, una sigaretta, la merendina, ecc.

RASADOR (EL), il rasoio. Chissá come ávrebbero chiamato i nostri antenati, un'ottantina d'anni fa, il rasoio bilama oppure il rasoio elettrico a testina snodata, odiemi?

RASTELADA (LA), steccato per la recinzione di giardini, campi, ecc.

REFAR.   vocabolo   gergale: sottrarre  furtivamente.  Si  dice cosi quando si deve procedere allo spostamento delle cose da un punto all'altro alio scopo di ordinarlo meglio, il che sarebbe poi l'autentico signifícato dialettale della parola inopinatamente inghiottito dal gergo della malavita fíumana. Altrimenti appartiene anche alla terminologia marinaresca: REFA LA ZIMA, REFA LA VELA, ecc.

REMITUR. (Far un remitur), fare piazza pulita, pulire con vigorosi colpi  d'una simbólica ramazza, fare uno sfracello, fracassare tutto.

SAIE (LE). (Ga ciapá fogo le saie del camin), hanno preso fuoco le incrostazioni di caligine del camino. Questo lemma, cosi ad occhio croce, potrebbe essere di origine slava.

SALTAMARTIN.   la  piccola cavalletta   dei   nostri    campi sorprendente per i suoi eccezionali ed arditissimi saltí.

SANTOLI. (Chi no ga santoli no magna burzulai), chi non ha compari, non mangia le ciambelle, quindi compari. Le ciambelle sono  anche  chiamate  impropriamente

BASCOTI, biscotti. Sonó le infinite trasformazioni che si verifícano nel generoso clima dialettale.

SBABAZAR. termine dialettale che scolpisce in un solo tratto quella interessante attivitá verbosa delle nostre antiche comari quando, riunitesi partendo da due persone

in su, spiattellano A BIONDO DIO, freneticamente e senza freni ogni cosa sia capitata a loro conoscenza su qualsiasi argomento e persona di sorta, escludendo soltanto quanto potrebbe essere nocivo ai propri interessi personali. Tale maldicenza s'estende «ipso facto» a carico delle comari che sono costrette ad abbandonare per i motivi piü vari l'assemblea stradaiola, e fínisce solo quando viene a mancare... il numero legale, cioé quando sul terreno rimane una sola... BABA.

SBROVIN. segmento di tubo metallico con una punta acuminata ad una estremitá per poter bucare con facilita sacchi di caffé, zucchero, ecc., estraendo cosi dai sacchi stessi campioni di merci. Serve anche alla sottrazione colposa, furtiva di quantitativi di merci.

SCAPOLER. lo scapolare della Madonna del Carmelo.

S'CIMPANCHL piccole molle per fissare sulle corde la roba posta ad asciugare.

S'CIOCAR UN BASO. schioccare un bacio.

SCION. ciclone che abbatte alberi e scoperchia case. Dalle Americhe e dalle zone del Pacifico ci proviene il vocabolo «tornado», termine piü sinistro e che descrive con maggior precisione gli uragani e le catastrofí di derivazione atmosférica, che usano imperversare in quelle zone della Terra. Di conseguenza le nostre tempeste non possono reggere il confronto con la violenza e durata di quelle ben piü tremende dei veri «tornado».

SCOVA NOVA SCOVA BEN.  affermazione che troverete anche in altra raccolta del presente volume ma che desidero completare con un commento appropriato. 

É locuzione che s'attaglia defínendo con perfetto sarcasmo gl'inizi di qualsiasi attivitá dell'infinita schiera di carrieristi vissuti in ogni tempo, i quali, dopo aver pazientemente scavato il terreno al di sotto dei piedi alle persone soprastanti, provocandone la caduta, subentrano al loro posto, dopo aver simulato attitudine, solerzia e perizia alle nuove incombenze.

Essi infine finiscono ad inciampare negli stessi difetti e nelle uguali manchevolezze dei loro predecessori che avevano fatto liquidare. Poi arriva QUEL DEL PEVERE che, a sua volta, liquida chi ha liquidato. É l'eterna vicenda umana, contraddizione da sempre esistente e che s'inquadra psicológicamente nella lotta per il posto al sole..

SCOVAZE.   spazzatura,   di SCOVAZERA é giá stato detto.

Per inciso voglio qui ricordare quel saluto che si diceva quando s'accendeva, una volta, le lampade a petrolio: BONA SERA SIGNORA SCOVAZERA.

SE GA STRENTO. caratteristica espressione   per   accusare   il restringimento di indumenti di lana dopo alcuni lavaggi.

SCURBAZ.  mio  padre  ne conservava uno nella sua cassa di oggetti da marinaio. Era un manico di legno con sette code di pelle e certamente serviva per infliggere le punizioni corporali ai componenti la ciurma nei velieri che si comportavano indisciplinatamente a bordo dei loro navigli. Era il famoso «gatto dalle nove code» di cui fondatamente si parla nei racconti delle navigazioni eroiche. Termine origínale arabo: «Curbásc».

SERVO DE PIAZA. esistono ancora,  particolarmente  nelle stazioni  ferroviarie, quegli utilissimi personaggi muniti di berretto distintivo colorato, con una targhetta d'ottone sul berretto stesso numerata, che prestano i loro servizi di portatori di bagaglio a mano con carretto a spinta. Tra i vecchi SERVÍ DE PIAZA fíumani mi viene qui di ricordare la figura di un certo Demarchi, uomo di non comune forza, atleta e sollevatore di pesi nelle competizioni e notissimo lottatore di lotta greco-romana, molto in voga a Fiume all'época del piü grande campione di lotta fiumano di tutti i tempi, il celebérrimo pescivendolo Pietro Drazenovich (1920-1925).

SFORZIN. robusta corda sottile. molto resistente, usata per parecchie necessitá della pesca nostrana.

SIAR. voce fíumana del verbo  sciare, parafrasi usata dai fíumani per alludere ad una sbandata, GAVEMO FATO UNA SIADA, essersi divertiti fuori misura, con donne, aver levato il gomito insieme ad amici ed altre affínitá analoghe.

SCROVA. SCROVON. scrofa, che  con  l'accrescitivo  diventa maschile, sempre con licenza del parlare scurrile dialettale.

SECABISI. (o ancora volgarmente    SECABALE)    due  coloratissime varianti sgarbate degli appellativi scocciatore o seccatore.

SCHERBALO. sdentato. É uno dei diversi termini «ciakavi» affluiti nel fiumano.

SOL E PIOVA. LE STRIGHE SE SPOSA. il fenomeno marzolino della pioggia quando spiende il sole, avvenimento che non passa inosservato al nostro popolino che attribuisce alia manifestazione in  oggetto l'evento diabólico della celebrazione nuziale delle streghe.

SOLDI    SARÁ  E  N0I  NO SAREMO. é una sorta di autoincoraggiamento   a   spendere con maggiore larghezza i propri soldi, duramente guadagnati, che eternamente esercitano fascino e che moltissimo valgono ed influiscono in tante circostanze, perció si cerca di non spendeme troppi o si cercava almeno. Con l'odiemo consumismo

all'ennesima potenza siamo diventati tutti di manica larga.

SMARI'  (Se ga smarí el color), quando il colore di un tessuto se ne va,  si perde, si «smarrisce» come se fosse una moneta che si possa perdere. Cioé viene adoperato un verbo improprio, ma il colore stinto non si puó piú ritrovare bensi il tessuto si puó ritingere con un colore nuovo.

SON TUTO BECADO DAI CUMARI. il CUMARO non é altro che la comunissima zanzara che punzecchia le nostre epidermidi scoperte durante la notte, lasciando tracce delle punture sulla pelle ed anche la malaria. CUMARO é evidentemente una riduzione fiumana dal vocabolo croato «komarac» di cui la traduzione italiana é appunto zanzara, anofele.

SONZA. sugna, lardo suino interno, privo di CRODIGHE, cotiche in lingua.

SOZERA E GNORA  SE  PESTA COME LA GRAGNOLA. contiene tre termini originali del nostro vernacolo: SOZERA, suocera, GNORA, nuora, e GRAGNOLA, in lingua anche gragnola. L'anonimo autore di questa strofetta é stato intelligentissimo a creare una ben colorita immagine dei contrasti che avvengono ben piú di frequente di quanto si creda tra queste due figure tanto vicine ma che sostanzialmente. non sono parenti. Naturalmente, salvo i casi nei quali non ci siano piü  evidenti contestazioni, sembrerebbe che fra le due persone sul  tappeto di   questa   glossa   normalmente intercorrano rapporti benevoli. Ció almeno nella maggior parte dei casi.

SPAVADA.   (Far  una  spavada), fare una dormita. II vocabolo SPAVADA é stato tratto scherzosamente dal croato con una  correzione fiumana.

SPETA MUSS CHE L'ERBA CRESSI. espressione proverbiale buona per mitigare la FOTA (che significa: risentimento) per rinvii  «sine die» di singole faccende che si ritenevano di facile ed immediata soluzione.

SPIEGAZADO. solitamente di abito trascurato e senza stiratura.

SPIZINARDO.    autentico vocabolo fiumano per la piantina di una specie di lavanda che cresce bassa con fitti rametti, frequente nei dintorni fiumani.

SPOLVERIN. spolverino.

STIVAR IN SECONDA.  collocare merci in sacchi, barili o in balle, per ragioni di spazio, sopra al piano base formando una seconda fila o piano. Termine molto adoperato dai lavoratori portuali per i quali esistono espressioni pure:  IN TERZA, IN QUARTA fino a che possa andare.

Analogamente essi cosí s'esprimono - VADO IN SECONDA - anche quando si  accingono a beversi un... secondo litro di vino.

SPARLAZAR. sparlare.

SPIANA (LA), la pialla.

SPIN INTEL OCIO. spino nell'occhio.

SPIZAR. (Me spiza), prudere, mi prude.

SPUZOLIR. appuzzare. Oggi, epoca degli inquinamenti, tutto é  SPUZOLENTE,  dobbiamo allontanarci notevolmente dagli insediamenti umani per poter respirare meglio.

SPRATICARSE. impratichire, conseguire pratica.

STORGER EL MUSO. storcere il viso.

STRASILO. qualche fiumano, in vena di scherzare, usava questo vocabolo prendendolo con le pinze dal «ciakavo»  designando con questo termine qualcuno che aveva

piú l'aspetto di uno spaventacchio che di una persona normale.

STRICAR. cancellare con le  STRICHE (strisce, linee).

STRUGHI. trucioli (dal croato).

STUCANIZA. cerbottana. Con questa   piccola   canna   (vuota all'interno, come un tubicino) la MULARÍA usava proiettare verso il prossimo e verso i poveri animali piú piccoli, minuscoli proiettili di carta, stucco e mollica di pane.

STUPIDEZI. stupidaggini, stupiditá.

SUFISTICO.  fastidioso,  pignolo,  pedante,  schizzinoso  e cavilloso. Sofistico.

SVICAR. frustare, scagliare, scaraventare ed anche affíbbiare.  Probabile derivazione «ciakava».

TACAIZO. attaccaticcio.

TARTAJAR. tartagliare, balbettare come i balbuzienti.

TAVOLAZO. tavolaccio, la flessione finale «ccio» viene trasformata dal dialetto in «ZO» passando cioé dalla doppia consonante palatale a quella piú dura dentale, piú  facile alla pronuncia, eliminando il dittongo «io» di cui viene adoperata soltanto la vocale finale. Qui viene opportuno ricordare che i fiumani erano piuttosto semplici e non

amavano parlare PER DIFIZILE.

TÉ DE SAN GERMANO, infuso di erbe differenti, molto adoperato un tempo a Fiume quale bevanda purgante per bambini, ragazzi ed anche adulti. Era alquanto repellente

ai minori perché provocava, negli organismi delicati, il rigetto,

TÉ LIPIZER. té a base di fiori di tiglio, salutare (dal croato «lipa»- tiglio).

TINTA. l'inchiostro per scrivere.

TIPA. nel  dialetto  fiumano da sempre si sono create parole di comodo come questa che dal sostantivo maschile «tipo» diventa femminile TIPA che ognuno ha adottato in allegria.

TONISAR. tuonare, il rumoreggiare del tuono.

TRAÍNA. (La xe una vecia traína), é una vecchia vicenda.  II vocabolo TRAÍNA certamente proviene dal croato «trajna» ed é aggettivo che significa durevole, duraturo. Nel  dialetto fiumano diventa invece sostantivo.

TRESSADO. tracagnotto, robusto.

TUS (EL), questo vocabolo viene usato in fiumano in tre casi differenti: per dire doccia, per dire inchiostro di China e per significare quel gessetto di colore azzurro che viene strofinato sulle punte rotonde di cuoio delle stecche di biliardo onde evitare che le battute scivolino senza alcun effetto sulle palle.

In tutti e tre i casi c'é una comune derivazione dal tedesco.

TUTO EL MAL DIETRO DE LUÍ. esclamazione che si proferisce, meglio dire che si proferiva, sempre non appena incidentalmente qualche oggetto fragile, cadendoci di mano o rovesciandosi, si rompeva. Ció si diceva prima di gettare i cocci IN SCOVAZE (vasi, bicchieri, bottiglie, ecc.).

UN BEL GUADAGNAR. UN BEL SPENDER.  é un'immagine che trova una perfetta corrispondenza nel consumismo contemporáneo. Nulla é nuovo sotto il sole.

VACHTER. parola di origine evidentemente tedesca che, prima del 1918, veniva adoperata dai fiumani per definire il ferroviere. Anche oggi avviene in un altro senso, qualche deviazione del nostro dialetto.

VARA. VARA. guarda, guarda.   In   consimili   espressioni   non riesce   difficile   il   reperimento dell'indolenza in quella che risulta una trasformazione dalla forma letterale, certamente piü impegnativa, a quella piú rilassata e facile. Cosí l'espressione, nella forma dialettale, é diventata scorrevole.

VIZ. raccontino PER LA RIDADA. Barzelletta.

ZANCAR. pesiare un piede d'altra persona. GHE GO DADO UNA ZANCADA. Si usa dire cosí tra i calciatori.

ZAPAR,   calpestare.   Dialettalmente, peró, ZAPAR risulta piú efficace per esprimere concetto, atto ed effetto sia volontario che accidentale.

ZAROSTAN0. (o Sarostano),   vocabolo  coniato dalle    nostre massaie e che in effetto é un ibridismo  che rappresenta una incredibile collusione di termini tra il dialetto fiumano e quello «ciakavo». Vuol dire  soffritto.  

Quest'ultimo   termine potrebbe suonare non abituale agli orecchi di molte persone di cucine nostrane lontane dalle ricerche fini e purificanti della semántica.

ZERTIDUNL certuni, alcuni.

ZIMATOGRAFO.    cinematografo. Per il dialetto é parola lunga da accorciare.

ZIMBALI. i piatti delle bande d'ottoni.

Riduzione dialettale del sostantivo cembali che, peró,  definisce uno strumento musicale strutturalmente differente dai piatti di ottone.

ZUCARO DE ORZO. zucchero comune cotto al forno che da bianco  diventa bruno.

ZURLO. pagliaccio, marionetta.

 

Addenda

 

BIANCHETTA. stampato che comprende giá le parole fisse alle quali si debbono aggiungere, sulle righe predisposte in bianco, le altre parole variabili.

BUJOL. bugliolo.

JAZERA.   ghiacciaia.   STA CÁMARA   XE   COME   UNA  JAZERA, questa camera é come una ghiacciaia.

 

Oggi la ghiacciaia é stata promossa al grado di frigorifero, successivamente ridotto al termine di frigo che va bene cosi anche in dialetto.

MAGNADORA.  (Quei  dela magnadora), coloro che mangiano alle spalle della povera gente. QUEI DELA BATANA.

NORVEGIN. norvegese.

PULIGANA (LA), i francesi la  chiamano «savoir-vivre»  oppure «savoir-faire». Arte mondana di far muovere gli altri per il proprio tornaconto. É l'abilitá dei «fissi» cioé di coloro che hanno sempre la meglio, a scapito dei «fessi» che sono sempre dalla parte del torto.

 

STRAMBLAUS.  persona che indossa abiti  trascurati e transandati, che s'acconcia in modo  estemporaneo.

ZAPAFIORI. piedoni

 

ZAZE (ZAZANICH). vocabolo derivato da un notissimo barbone fiumano famoso perché si grattava. sempre. Era di ottima famiglia, forse uscito di senno e di luí rimane ancora il ricordo delle parole che sempre aveva sulle labbra: ...DEGHE, DEGHE AL POVERO VECIO...

 

Fine

 

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UN CASO DEL VERNACOLO FIUMANO

 

Notevole caso del dialetto fiumano sono una serie di parole che vengono scritte con le lettere s - c seguite dalle vocali e - i (molli) e che  non si devono pronunciare come nel vocabolo scindere. ma devono venir pronunciate fonéticamente sepárate s-ce oppure s-ci.

 

É il caso dei vocaboli che seguono e che risentono di questa caratteristica distorsione fonetica da attribuirsi all'inevitabile processo di trasformazione che solitamente avviene nelle regioni contermini linguistiche e che in sostanza sono compromessi raggiunti spontaneamente tra le estreme frange degli idiomi.

 

Ecco questi vocaboli:

 

s-ciapa      - schiappa

s-cioca       - schiocca

s-ciopa      - scoppia

s-ciuma     - schiuma

s-cenza      - scheggia

pus-cia      - dal croato, per la pesca dei calamari e seppie

fis-cio        - fischio

s-ciopo      - schioppo

s-cica        - listello che si sottopone alie cose malferme

ris-cio        - rischio

mas-cio      - maschio

mus-cio     - muschio

pas-cipa     - seme delle cucurbitacee

vis-cio        - vischio

ras-ciar      - raschiare

s-ciavina     - coperta di lana per letto

s-ciora       - stuoia

s-ciama     - piumetta

s-ciodar     - schiodare

s-cicon       - uccello della fauna avícola nostrana

s-ciafa       - schiaffo

 

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ESPRESSIONI PER FRUTTA E ORTAGGI

 

Ecco un saggio di espressioni locali per taluni ortaggi e certa frutta.

Ricordo che, qualcuna delle locuzioni che seguono, é stata gia citata in una delle due partí precedenti di questa RACCOLTA:

 

  in «ciakavo»:

BLITVE, bietole - BOROVIZE («borovice»), mirtilli (frutto del ginepro) - MERLIN, carota gialla - MOTOVILIZA («motovilica»), ortaggio per insalate - MURVE, more, frutta in due colori degli alberi di gelso - OSTRUZNIZE e ZIBORICI («ostruznice»-«ciborici»), frutta in grani di caratteristici alberi che costituivano una ghiottoneria per i ragazzi di una volta.

 

In dialetto fiumano:

AJETTI e AJO, AMOLI, ARMELINI, CALERAVA, ERBETE ROSSE, FASOLETI, FRAMBOA (dal francese «framboise»), MORE (il dialetto non distingue fra le more dei geisi e quelle dei rovi), PERI, PERSIGHI, PETERSEMOLO, POMO GRANÁ, RADICETO e RADICIO, RIGA (affine alla motoviliza), RONGLÓ (deformazione del francese «Reine Claude»), STROPACULI, SUSINI, prugne, UA e UA DE SAN GIOVANI, ribes, ZERIESE e ZIVOLA.^

 

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